200 professionisti definiscono insieme al Celva il futuro della casa in Valle d'Aosta

On line la Carta d'intenti per adeguare la normativa regionale ai materiali e agli stili costruttivi contemporanei

casa-ipogeaAOSTA. Semplificare e modificare la normativa regionale per avvicinare l'esigenza di tutelare le tradizioni alle nuove tipologie costruttive che si stanno diffondendo anche nell'Arco alpino. Questa la proposta della "Carta d'intenti" sul futuro della casa in Valle d'Aosta, un documento elaborato da oltre 200 esperti e operatori dell'edilizia e dell'urbanistica.

A coordinare operazione è il Celva che, dopo un convegno su histoire e innovation organizzato a dicembre, sul proprio sito web ha pubblicato il documento di sintesi dei suggerimenti arrivati anche dagli enti locali.

La riflessione di partenza è che le tecnologie edilizie si stanno evolvendo e le tecniche costruttive stanno cambiando e la Valle d'Aosta, se vuole restare al passo con il mercato, deve adeguare gli strumenti urbanistici e normativi. Per attirare investimenti servono leggi e regolamenti che tutelino la tradizione e sappiano ugualmente aprire le porte ai nuovi materiali e alle nuove tendenze.

Il problema si è fatto particolarmente pressante dopo che ad un Comune è arrivata la domanda di costruzione di una casa ipogea, che si sviluppa cioè sotto terra. Gli uffici comunali si sono così resi conto di non avere riferimenti normativi per affrontare situazioni di questo genere.

La Carta d'intenti, liberamente consultabile on line, propone alcune soluzioni come ad esempio modificare il "regolamento tipo" edilizio per fare spazio ai nuovi modi di abitare e ripensare le prospettive di gestione del territorio superando l'atteggiamento mirato alla mera conservazione.

Parte importante nel processo è il recupero del patrimonio edilizio esistente, la cui proprietà è altamente frazionata. Per favorirlo, una delle proposte è incentivare il riordino delle proprietà sul modello del riordino fondiario in agricoltura. Viene anche suggerito un modo di ragionare più complessivo sul recupero architettonico dei borghi e dei villaggi.

«Lo sviluppo culturale della società e il miglioramento della qualità della vita presuppongono un corretto rapporto tra istituzioni, cittadini, addetti ai lavori e mercato - riporta la Carta d'intenti -. In questo momento, diventa pertanto necessario affrontare il complesso tema della coesione tra la tradizione costruttiva della casa, ormai consolidatasi nel tempo e l’evoluzione delle forme, dei materiali e delle tecnologie».

 

Elena Giovinazzo

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