emily rini

Una politica per le donne, una donna in politica

 

AOSTA. Ho sempre pensato che l'intervista non sia un modo per acquisire nuove informazioni, bensì un'occasione per dare "nuovi" occhi ai lettori. Un punto di vista diverso offre una possibilità migliore per costruire le proprie idee.

Incontro Emily Rini nel suo studio. L'intento è sbirciare oltre la corazza del politico e cogliere la persona che ci vive dentro. Mentre le nostre mani si stanno avvicinando per stringersi, propone: «Possiamo darci del tu?». Benissimo. Cominciamo.

Partiamo da una passione: la Lazio
«Si, ho sempre avuto la passione per il calcio. Le mie amiche facevano il tifo per squadre più classiche e io, cocciuta fin da allora, ho seguito un'altra squadra. E' cominciato per amore del mio idolo Beppe Signori ed è continuato anche quando lui ha cambiato maglia. Ricordo un corso estivo di ricamo e cucito dove mia madre mi iscrisse ed alla fine si tenne un saggio. Tutte le bambine presentavano i loro lavoretti, fiori, farfalle... tutte cose abbastanza femminili. Io mi presentai con la maglia che avevo fatt : "Irriducibili Lazio". Non credo di aver reso molto fiera mia madre in quell'occasione».

Quando arriva la passione per la politica?
«Subito: mio padre era impegnato in politica quindi già in casa avevo l'abitudine di discutere con lui. Avevamo idee diverse e io non cedevo il passo soprattutto su temi importanti. Mentre per quanto riguarda la politica “attiva” e partecipata sono dieci anni».

Perché?
«Perché la politica è tutto. E' la nostra vita. Purtroppo negli ultimi anni se n'è data un connotazione negativa, anche grazie al demerito della classe politica. Invece la politica è la scelta quotidiana decisionale di ogni settore. Dalla scuola, al sociale al civile tutto è politica, tutto è scelta tutto è norma. Credo che ognuno dovrebbe avere la possibilità di partecipare a questo processo. E' un'esperienza molto positiva e un'occasione di crescita. Un processo che deve però necessariamente raccogliere il consenso delle persone».

Hai apportato più Emily alla politica o è più la politica ad aver cambiato Emily?
«Direi entrambe le cose. Quando ho iniziato a 26 anni consideravo il movimento femminista non pertinente e attuale rispetto ai tempi, ma mi sono presto dovuta ricredere».

Cioè?
«Per una donna è molto più difficile. Perchè una donna deve dimostrare, e lo deve fare ogni giorno, di essere sul pezzo, di sapere e di valere. Io non vedo sempre la stessa cosa per gli uomini. Poi io credo nell'individuo, nelle capacità, a prescindere dall'essere uomo o donna. Per esempio io sono contrarissima alle quote rosa, il fatto di obbligare una donna ad essere messa in lista mi fa ribrezzo. Allo stesso tempo però bisogna mettere le donne nella stessa condizione di un uomo, quindi di non essere giudicata a priori. Una donna non può permettersi una sbavatura o un errore senza che venga subito enfatizzato, cosa che non ho visto tante volte con i colleghi maschi. C'è molto ancora da fare, come lavorare sulla conciliazione del lavoro e della famiglia. La donna è mamma, è famiglia, è prendersi cura della propria casa e molte donne si trovano da sole ad affrontare questo percorso. Crollano, come la natalità nel nostro paese. Credo sia orribile trovarsi di fronte ad una scelta :lavoro o famiglia. La priorità della politica dei prossimi mesi, non anni, sia quello di mettere in atto delle politiche serie famigliari».

Sei mamma?
«Si, di una splendida ragazza di quindici anni e in attesa di un bimbo che nascerà tra qualche mese. Qualcuno si è chiesto all'inizio di questa campagna elettorale come mai mi candidassi "incinta", quasi fosse una condizione invalidante. Anche un uomo può stare male, essere madri è una cosa splendida e un valore aggiunto che si può trasferire anche nel proprio lavoro».

Cosa ha aggiunto la maternità al tuo di lavoro?
«La motivazione, la voglia di fare sempre scelte di cui mia figlia non debba un giorno vergognarsi. Anzi spero che sarà fiera della sua mamma».

Cosa invece la politica ha tolto al tuo essere donna e madre?
«All'essere donna in realtà ha dato, perché mi ha fatto capire che tanto c'è ancora da fare. All'essere madre ha tolto il tempo:è vero che il tempo non si misura in quantità ma in qualità, ma è anche vero che avrei voluto avere più quantità da dedicare alla mia famiglia. Anche se questo tempo è stato investito nel costruire una società migliore anche per loro, mi è mancato quello per esserci di più».

Angelo del focolare e decisionista in ambito politico... ci racconti la vera Emily?
«In un mondo prettamente maschilista devi crearti una corazza e non sempre la figura che ne emerge corrisponde alla parte più autentica di una persona. Io in questi anni per esempio ho sempre dato l'idea di una persona rigida, fredda. In realtà nella mia vita privata sono molto diversa, come tutti ho debolezze e fragilità. Ma questo è un mondo dove devi tenere il passo e soprattutto devi guadagnarti il rispetto. Ad un uomo viene concesso più facilmente, ma una donna se lo deve guadagnare. Ecco,da donna, e avendo ricoperto ruoli anche di alto profilo, ho dovuto più volte dimostrare di non essere una figura messa lì per caso e muta, ho dovuto guadagnarmi il mio spazio sin da subito. Poi però devo dire che ho avuto la fortuna di far parte di un gruppo e un partito dove ciò non è successo, anzi».

Quale sarebbe la normalità?
«E' il non stupirsi che una donna faccia campagna elettorale incinta, che una donna possa ricoprire ruoli epicali. Io vorrei che si ritornasse a parlare di merito. Vorrei dei politici preparati, capaci, che hanno voglia di mettersi al servizio delle persone. Tutto qui».

A proposito, in tempi in cui si parla molto in politichese… cos'è invece un politico?
«E' una persona che in  modo serio mette in piedi una serie di politiche valide e realizzabili anche a rischio di far meno presa. E' facile prendere il consenso lanciando degli slogan irrealizzabili. Questo per me è tradire l'elettorato e umiliarlo. E poi è qualcuno che oltre, ai tanti onori derivanti da questo settore, se ne prende anche gli oneri, compreso quello di ammettere i propri sbagli. Solo chi non fa nulla non sbaglia e io mi fiderei molto di più di qualcuno che ammette di aver fatto un errore piuttosto che di qualcuno che continua a far finta di non vedere».

Quali errori senti di dover ammettere?
«Intanto lo sviluppo dei rapporti umani all'interno di questa legislatura che è stata disastrosa, con degli andirivieni e dei prendi e molla .Tutte cose molto incomprensibili. Bisognerebbe alzare l'asticella e riportare gli ideali al centro, non l'essere umano. Poi sicuramente non aver messo in piedi quel sistema di politiche proprio efficaci per la famiglia.»

In cosa credi?
«Credo in una società che offra pari opportunità a tutti. Che non vuol dire arrivare tutti allo stesso punto, perché è innaturale, vuol dire dare a tutti gli stessi strumenti per arrivarci liberamente, facendo le proprie scelte. Ad esempio quando ho voluto fortemente introdurre l'inglese nelle scuole, forse abbiamo sbagliato il modo in cui abbiamo presentato il progetto, ma le assicuro che le finalitè erano assolutamente nobili. Io sognavo una scuola che desse a tutti le stesse opportunità, volevo dare a tutti i ragazzi una carta in più da giocarsi in futuro. Credo in questo ideale di giustizia sociale».

Se potessi esprimere un desiderio?
«L'ho già realizzato: mia figlia e il bimbo che aspetto dall'uomo che amo».

 

Adriana Guzzi

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