Editoria, Google Italia: c'è spazio per una deregolamentazione

Editoria, Google Italia: c'è spazio per una deregolamentazione

La responsabile Relazioni istituzionali alla Camera ha esaltato il ruolo di internet e delle piattaforme nel favorrie il pluralismo dell'informazione

“È in corso un processo di revisione della direttiva Ue sui media. La fase decisiva è prevista nel 2015. Si tratta di un compito non facile per l'Ue ma in alcuni ambiti riteniamo ci sia spazio per una deregolamentazione e per una maggiore chiarezza. Come ha ricordato anche il commissario Neelie Kroes, gli strumenti di autoregolamentazione sono molto, ad esempio, molto adatti al mondo on line”. È quanto ha detto, durante un'audizione in commissione Trasporti alla Camera sul sistema dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, Giorgia Abeltino, responsabile per le Relazioni istituzionali e Affari regolamentari di Google in Italia. La Abeltino si è soffermata, in particolare, sul ruolo giocato da internet e dagli aggregatori nel settore editoriale: “Nel passato - ha detto - l'informazione era un bene scarso, mentre oggi c'è solo l'imbarazzo della scelta grazie a giornali, blog, social network, video amatoriali”. Una “ricchissima agorà digitale” di cui “beneficia l'utente consumatore” e che ha portato “a nuovi modelli di business e a nuovi driver di mercato”. Internet, Google e altre piattaforme simili, ha sottolineato ancora la responsabile dell'azienda californiana, aiutano “il pluralismo dell'informazione” il cui successo è dovuta anche “ad un cambiamento del cittadino che ormai è un produttore e un consumatore di notizie allo stesso tempo, o come si dice oggi prosumer”.

Proprio in questo contesto favorevole, ha aggiunto la responsabile di Google, molti editori di piccole e medie dimensioni, hanno trovato su web “una platea molto più ampia del passato, abbassando i costi di produzione” mentre i motori di ricerca “hanno premesso di far emergere anche voci che non erano main stream, aumentando la democrazia”. I motori di ricerca, in qualità di aggregatori, sono utilizzati dal 12,4% della popolazione in Italia che navigano per cercare notizie, ha infatti ricordato la Abeltino. “La realtà - ha ammesso - è che gli utenti hanno una varietà enorme di scelte e sono completamenti liberi di esercitare le proprie scelte in uno scenario competitivo e in costante evoluzione, con barriere di ingresso nel mercato particolarmente basse”. In questo scenario Google, attraverso i suoi strumenti, “contribuisce al pluralismo e a incrementare l'accesso all'informazione. Google News, per esempio, nasce dopo l'11 settembre 2001 quando gli ingegneri dell'azienda si resero conto che digitando sul motore di ricerca non venivano fuori gli aggiornamenti su ciò che era successo, ma solo i siti che spiegavano cosa era il World trade center. Il nostro obiettivo - ha ribadito la responsabile Relazioni istituzionale dell'azienda californiana - è portare la pluralità. In tutto il mondo abbiamo 50 mila editori indicizzati e oltre 60 mila pubblicazioni. Ogni mese Google search indirizza nel mondo 10 miliardi di click verso le pagine degli editori e di questi 1 miliardo viene da Google news senza alcuna forma di monetizzazione. Invece con gli editori con cui abbiamo fatto accordi, abbiamo registrato ricavi globali per la pubblicità pari a 9 miliardi di dollari nel 2013”.

Nel nostro paese comunque, la fonte di informazione più utilizzata resta ancora la tv con l'80% contro il 45% dei quotidiani e il 40% del web. Rispetto ad altri Paesi vi è, dunque, “uno sbilanciamento. Abbiamo però avuto un'esplosione negli ultimi due anni di altre fonti. Per esempio dal 6% di utenti che guardava video su You Tube tramite dispositivi mobili, siamo arrivati un anno dopo al 40%”. Segnale importante di questi cambiamenti sono i ricavi pubblicitari che stanno spostando sempre di più su internet. “Nel 2013 hanno rappresentato il 19,7% del totale, in calo rispetto al 2012 del 2,5%. Stanno aumentando ma l'Italia non è il luogo più dinamico sotto questo punto di vista”, ha sottolineato Abeltino che poi ha toccato il tasto della pirateria musicale: “Il 2013 è stato l'anno della svolta per il mercato discografico italiano che è tornato a crescere del 2% . E il 43% viene dal segmento digitale grazie ai nuovi modelli di business. Il modo migliore per combattere la pirateria è sviluppare un modello legale. Google investe molti dollari per far sì che i produttori mondiali possano proteggere e promuovere i propri contenuti”. L'azienda californiana, ha infatti concluso la Abeltino, “ha investito per rimuovere i risultati dei siti illegali dalle ricerche e dal 2012 è attivo un sistema che abbassa il ranking di tali siti. Inoltre non forniamo pubblicità a questi siti come mezzo di contrasto poi che stiamo testando negli Usa se funziona presto sarà anche in Europa”.

 

Clara Rossi

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