Simboli natalizi nelle scuole, musulmani e cattolici a confronto

«Io stesso ho aiutato un mio amico ad addobbare il suo albero di natale»

PresepeAOSTA. Il Natale e le sue tradizioni si stanno avvicinando, quest'anno saranno accompagnate dalle polemiche e dalle decisioni prese da parte di alcuni dirigenti scolastici di non introdurre all'interno delle scuole i vari simboli natalizi, che a parer loro urterebbero la sensibilità degli stranieri non
cattolici.
Con il passare degli anni e l'aumento del fenomeno migratorio, la società italiana ha subito delle trasformazioni significative, sia dal punto di vista sociale che istituzionale. Fino ad oggi all'interno delle scuole italiane il periodo natalizio è sempre stato caratterizzato da elementi, icone e rappresentazioni cristiane, come il presepe o l'albero di natale, che nonostante sia nato come un simbolo pagano è diventato un elemento importante per la religione cattolica, riconosciuto dallo stesso Papa Giovanni Paolo II.
Nell'ultimo periodo, molti presidi delle varie istituzioni scolastiche hanno scelto di "sostituire" queste usanze con nuove consuetudini, basate su principi di uguaglianza, al fine di non creare ingiustizie e conflitti. Ma possono davvero questi elementi simbolici creare degli scompensi tra le persone di diverse culture e ideologie? Quali sono le opinioni a riguardo?
bonatox250Veronica Bonato, italiana di 22 anni di Quart, afferma: «Sono cristiana cattolica non praticante, per questo motivo spero che mio figlio crescendo abbia la mia stessa possibilità di vivere il periodo che anticipa il natale a scuola. I simboli natalizi fanno parte delle tradizioni italiane, che non dovrebbero essere rimosse. Pertanto è giusto che l'Italia mantenga all'interno delle istituzioni i nostri costumi, anche se potrebbero urtare la sensibilità di coloro che non credono nella nostra stessa religione. Tuttavia dovrebbero essere gli insegnanti ad aiutare il bambino straniero ad integrarsi nelle attività, senza rimuovere le tradizioni italiane o creare esclusioni, perché il periodo prenatale, all'interno delle scuole, è un momento che dovrebbe essere vissuto come un gioco per poi essere ricordato serenamente nell'età adulta».


fehmiFehmi Krida, 22 anni di Aosta, nato in Tunisia, spiega: «Sono un ragazzo musulmano, ho frequentato le medie e le superiori in Italia, a scuola durante il momento della preghiera io mi astenevo, ma rispetto le tradizioni di questo paese, che a parer mio essendo uno stato laico non dovrebbero essere necessariamente svolte all'interno di un'istituzione scolastica, ma il fatto che ci siano non mi da alcun fastidio, anzi trovo che per i bambini possa essere un modo per divertirsi. Io stesso quest'anno ho aiutato un mio amico ad addobbare il suo albero di Natale».


ziliox250Fabrizio Zilio, 23 anni di Quart, espone la sua idea: «Sono cristiano cattolico, credo che le nostre tradizioni e credenze ci servano per capire chi siamo. I momenti natalizi a scuola servono per ricordare il Natale e anche se viviamo in uno stato laico abbiamo delle origini, che vanno tutelate,
perché definiscono chi siamo e rappresentano un nostro mezzo d'identificazione. La rimozione delle tradizioni natalizie dalle scuole può provocare delle offese nei confronti di chi crede nella religione cattolica, che si può sentire screditato».


Monia Zahidi, mediatrice interculturale di 39 anni, musulmana, sostiene: «Sono nata a Casablanca e vivo in Italia da 20 anni. Sono contraria alla scelta dei presidi di togliere i simboli natalizi dalle scuole, è giusto che i bambini stranieri che vivono in Italia conoscano e si abituino alle tradizioni
italiane. Inoltre ho una figlia e sono felice che partecipi a queste attività, perché facendo questi lavoretti non rimane isolata».


trucx250Gael Truc, ragazzo italiano di 25 anni, studente laureato presso il DAMS di Bologna afferma le seguenti parole: «Sono stato battezzato, nonostante io abbia conseguito tutti i sacramenti, ho deciso di essere ateo. Credo che la religione dovrebbe essere un fattore esterno alla scuola, che essendo laica, dovrebbe insegnare le arti e la cultura. Tuttavia non penso che un bambino straniero, con una religione differente, possa sentirsi urtato dai simboli natalizi. Ciò detto, penso che il Natale sia nata come una festa religiosa, ma nella mente di ognuno di noi si sia evoluta in diversi modi».


bouamerx250Omar Bouamer, 26 anni, infermiere professionale di Aosta, musulmano, riferisce le seguenti parole: «Sono in Italia da quando avevo quattro anni, da un certo punto di vista quando sei straniero sei ospite nello stato in cui vivi, anche se si può dire che dopo tanti anni ci si sente a casa. Quando sei ospite a casa di qualcun altro devi rispettare le sue tradizioni e le usanze. Bisogna imparare a vivere insieme. Inoltre la base della tolleranza e della convivenza è conoscere "l'altro" con le sue credenze, usanze, valori, tradizioni e abitudini. In conclusione penso che la scuola possa essere un mezzo per creare dei momenti di confronto guidato, in un ambiente protetto».


gioiax250Eleonora Gioia, 23 anni di Saint Christophe, studentessa laureata in lettere moderne, dichiara: «Sebbene io sia cristiana cattolica penso che da una parte sarebbe corretto se l'istituzione scolastica si distinguesse dalla religione, ma ritengo anche che i simboli religiosi facciano parte della cultura del nostro paese. Finché non diventa un'ostentazione o un qualcosa che deve essere assolutamente "inculcato" al bambino, non trovo un motivo perché questi simboli non possano essere presenti, in quanto fanno parte della cultura e della tradizione italiana, inoltre credo che un bambino si integri con gli altri anche grazie a questo. Tuttavia, nonostante io sia credente, non sono particolarmente attaccata a questi simboli, dunque se dovessero venire tolti non mi urterebbe particolarmente».


Ali Okacha, 40 anni di Aosta, cuoco, musulmano, afferma: « Sono nato in Egitto e abito in Italia da 17 anni, secondo me ognuno dovrebbe poter credere in quello in cui vuole. Abitando nello stato italiano, non festeggio il Natale, ma ad ogni modo rispetto la religione e le tradizioni degli altri.
Non mi urta il fatto che i miei figli partecipino alle attività inerenti al Natale con gli altri bambini, perché lo vediamo come un gioco e non un qualcosa di religioso. Ovviamente non canteranno canti legati alla religione cristiana».

 

Kumari Peraldo

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