Libertà di stampa, Reporters sans Frontieres: l'Italia scende al 77° posto

 

Giornalisti nel mirino per inchieste su corruzione e crimine organizzato

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Finlandia, Olanda, Norvegia, Danimarca, Nuova Zelanda, Costa Rica, Svizzera, Svezia, Irlanda e Giamaica: questa la top ten dei paesi virtuosi in libertà di stampa contenuta nell'annuale classifica di Reporters sans Frontieres.

L'Italia? Perde quattro posizioni, scendendo dal 73esimo posto del 2015 al 77esimo su un totale di 180 Paesi. Il nostro Paese risulta agli ultimi posti nell'Unione Europea, seguita soltanto da Cipro (81esimo posto), Grecia (89esimo) e Bulgaria (113esimo). Secondo Reporters sans Frontieres, i motivi di questo passo indietro vanno ricercati nel fatto che "fra i 30 e i 50 giornalisti" sarebbero sotto protezione della polizia per minacce di morte o intimidazioni e che sarebbero in corso "procedimenti giudiziari" per i giornalisti che hanno scritto sullo scandalo Vatileaks.

Per farsi un'idea di cosa significa questa situazione, basti pensare che in classifica l'Italia è preceduta anche da Paesi come Burkina Faso (al 42esimo posto) e Botswana (al 43esimo posto), comunque portabandiera di un'Africa dove la libertà di stampa quest'anno sorpassa l'America, piegata dalla "violenza crescente contro i giornalisti in Latinoamerica". Il continente dove il lavoro dei giornalisti è maggiormente vessato continua ad essere l'Asia, mentre l'Europa si conferma l'area in cui i media sono più liberi, anche se Reporters sans Frontieres denuncia una nuova precarietà del suo modello.

Gli ultimi cinque posti della classifica sulla libertà di stampa sono occupati da Cina (al 176 posto), Siria (177esimo), Turkmenistan (178esimo), Nord Corea (179esimo) ed Eritrea (180esimo). Cuba, che a marzo ha ricevuto la visita del presidente degli Stati Uniti d'America Barack Obama, è al 171esimo posto.

La Turchia, all'onore della cronaca per il dibattito sulla mancanza di libertà di stampa, è al 151esimo posto. In occasione delle ultime elezioni vinte dal partito islamico Akp del presidente Tayyip Recep Erdogan, l'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce) denunciò: "Anche se i cittadini turchi potevano scegliere tra reali e forti alternative politiche in queste elezioni altamente polarizzate, il rapido declino nella varietà dei mezzi di comunicazione e le restrizioni alla libertà di espressione hanno influenzato il processo e destano preoccupazione".

Infine, da segnalare il 45esimo posto della Francia, dove ha sede Reporters sans Frontieres, e il cui 2015 è stato segnato da una serie di attentati terroristici a partire da quello alla sede di Charlie Hebdo.

 

Clara Rossi

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