Aosta, Dorino Ouvrier "restaura" Il Fisarmonicista

 

L'opera è stata acquistata dalla Regione ed è passata al Comune. «Mi hanno chiesto di pulirla, lo faccio volentieri»

AOSTA. Diciassette anni sono passati da quando la statua di Dorino Ouvrier intitolata "Il Fisarmonicista" è stata collocata per la prima volta ad Aosta. Le stagioni passano anche per questa opera, acquistata dalla Regione e poi passata al Comune, e si sa che il legno necessita di interventi di manutenzione costanti, come quello completato oggi. Anche in questo caso ad intervenire non è stata l'Amministrazione pubblica bensì il papà della statua, collocata in questo momento alle Porte Pretoriane.

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Dorino Ouvrier è "sceso" da Cogne e, levigatrice alla mano, se ne è preso cura insieme a due aiutanti. «Potrebbe farlo l'Amministrazione pubblica, ma mi hanno chiesto se venivo a pulirla - spiega - e io lo faccio volentieri. E' una mia opera, mi fa piacere che sia tenuta bene».

La statua è stata realizzata nel 1999. «Mi hanno proposto di fare una scultura per le luminarie di Aosta - ricorda - e mi è venuto in mente di fare questa, con i fisarmonicisti. In tutta la via poi, da piazza Chanoux fino all'Arco d'Augusto, erano stati posizionati dei fisarmonicisti fatti con il fil di ferro e le luci. Era veramente molto bello».

«Già i primi anni - continua Ouvrier - sono venuto quattro o cinque volte a dare l'impregnante e metterla a posto. L'abbiamo anche riportata a Cogne per sistemarla. Il legno all'aperto purtroppo tra il sole, la pioggia e la neve si rovina». Della manutenzione «non se ne è parlato nel contratto di vendita - precisa -, ma quando vedo che diventa brutta, piena di polvere e incrostata a forza di dare impregnante... ogni tanto bisogna pulirla».

L'artigiano di Cogne confessa che «i fisarmonicisti sono il mio soggetto preferito. Venti anni fa la scultura era diversa - commenta poi -, ora gli artigiani valdostani sono cresciuti e ci sono scultori molto bravi. Siamo ad un livello veramente alto. All'epoca io ero all'inizio, penso e spero di essermi migliorato» conclude sorridendo.

Marco Camilli

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