Da Aosta a Mosca per studio: l'esperienza di Mavy, giovane valdostana in Russia

 

Parole e foto per raccontare la capitale russa

AOSTA. Mavy Spadotto è una giovane valdostana che per un mese si è trasferita a Mosca per motivi di studio. Il cambiamento dalla piccola Valle d'Aosta all'immensa capitale russa è enorme e Mavy lo testimonia con un breve ma interessante racconto delle esperienze vissute tra le vie, le piazze e il sottosuolo della città.
Mavy la ritroveremo su Aostaoggi in occasione della Fiera di Sant'Orso 2017 che trasmetteremo in diretta streaming.

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A primo impatto, la cosa che più impressiona di Mosca sono le dimensioni: qui tutto è più grande di come lo si possa immaginare. Basti pensare che nel palazzo in cui vive la signora che mi ospita, ci sono ventidue piani, quattro entrate diverse e vivono, all'incirca, mille persone... in pratica un villaggio sviluppatosi in verticale! Curioso anche il fatto che la distanza che devo percorrere da casa a scuola (attraverso un parco per circa un chilometro, poi una decina di fermate in metropolitana, cambiando linea, per un totale di quarantacinque minuti) sia considerata esigua.

Nonostante l'immensità dei luoghi e il numero di persone, parliamo della città più silenziosa che io abbia mai visitato in tutta la mia vita. Sulla Piazza Rossa puoi sentire le campane del Cremlino che segnalano il Cambio della Guardia e, al limite, una guida turistica che reclama l'attenzione del proprio gruppo. Lo stesso, identico silenzio caratterizza la metropolitana: persino all'ora di punta, l'unico rumore è la voce registrata che annuncia la stazione seguente e ricorda ai passeggeri di non dimenticare i propri effetti sul treno.

Credo, inoltre, che valga la pena soffermarsi a descrivere la metro: undici linee si snodano su tutta l'area urbana. Le principali sono la Kol'zovaja e la Bol'shaja: un anello intorno al centro nevralgico della città e uno, più grande, esterno. Le altre nove linee percorrono Mosca da nord a sud e da est ad ovest, intersecandosi l'un l'altra in una griglia che, a prima vista, può sembrare complicata, ma che, in realtà, è molto ben organizzata. Nelle stazioni di interscambio ci sono dei sottopassaggi per raggiungere l'altra linea e tutto -direzioni, uscite, scale mobili- è molto ben segnalato. Ciliegina sulla torta: le stazioni della metro sono piuttosto belle a vedersi, soprattutto quelle più vicine al centro. Molte di esse sono intitolate a famosi artisti o scrittori (come la Mayakovskaya o la Chekovskaya) e, al loro interno, vi sono delle statue che ritraggono queste importanti personalità.

Per quanto riguarda il costo della vita, devo dire che il cambio euro-rublo per noi è molto vantaggioso: un euro sono circa settanta rubli. Inoltre, i ristoranti non sono particolarmente cari, a meno che si vada proprio a cercare il locale più chic della città. Qui è molto popolare pranzare nelle "stolovaja" (da "stol" cioè tavolo); si tratta di locali in cui si può trovare cibo tradizionale russo a menù fisso. Ad esempio una zuppa, un piatto principale e un'insalata costano circa 300/350 rubli. L'unica cosa a cui bisogna fare particolare attenzione è l'acqua in bottiglia, che vendono a peso d'oro (oggi ho pagato 450 rubli una bottiglietta da mezzo litro). I musei e i monumenti principali incoraggiano i turisti: i biglietti superano raramente i 500 rubli e alcune attrazioni, come il Mausoleo di Lenin, sono addirittura gratuite! Bisogna però fare attenzione a non cadere nelle così dette "trappole per turisti" e farsi fregare da qualcosa che, sul momento, sembra irrinunciabile ma che poi si rivela costoso e deludente. La sottoscritta ha pagato millecinquecento rubli e ha dovuto discutere mezz'ora ( naturalmente in russo) con un fotografo, per essersi fatta immortalare con dei tizi travestiti da Lenin, Stalin e Putin. Se non altro, i suddetti erano piuttosto somiglianti ai veri personaggi!

Un'altra cosa che mi ha sorpresa è la quantità di parchi e zone verdi qui a Mosca. Ci si aspetta una città in cui nessuno ha tempo per rilassarsi e godersi una passeggiata fra le affascinanti tinte dell'autunno... poi si scende dalla metro e si vede Gorkij Park. Questa città è una sorpresa continua! Stupisce anche il fatto che, al contrario di ciò che vuole lo stereotipo, i moscoviti siano estremamente gentili. Se, ad esempio, si possiede un pessimo senso dell'orientamento (come la sottoscritta) e ci si perde, le persone sono sempre disponibili e pazienti. Il primo giorno non ricordavo la strada per tornare a casa e un signore particolarmente cordiale mi ha accompagnata per un bel pezzo, raccontandomi delle sue vacanze in Calabria e a Roma. Qui, peraltro, adorano gli italiani e, non appena scoprono da dove vengo, mi recitano il repertorio di espressioni italiane che vanno da "buongiorno" a "gelato al cioccolato, dolce e un po' salato".

Infine, altra cosa che stupisce, è l'atmosfera sicura che caratterizza Mosca. Vi è un gran dispiegamento di forze di polizia, soprattutto all'interno della metropolitana e nei luoghi più frequentati. Tuttavia, la cosa trasmette sicurezza: mi capita spesso di rincasare quando è già buio e non ho alcun problema ad attraversare da sola il parco o comunque a muovermi nella città.

 

Mavy Spadotto

 

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Foto 1: il mausoleo di Lenin, monumento sulla Piazza Rossa che costituisce la tomba del compianto Compagno. È visitabile il sabato mattina fino alle 13, l'ingresso è gratuito ma è assolutamente proibito scattare fotografie o fare riprese. Consiglio assolutamente di andarci, è tanto particolare quanto inquietante: ti fa capire quanto davvero la ragione di stato prevalga sulla volontà della persona (lui avrebbe voluto essere sepolto a Pietroburgo, vicino a sua madre). Il monumento all'esterno è decorato da targhe e statue che ricordano i "grandi" dell'URSS; da Stalin a Jurij Gagarin. Da evitare per chi è facilmente impressionabile: sembra che il cadavere imbalsamato sbatta gli occhi!

Foto 2: la Campana dello Zar è la più grande campana mai forgiata al mondo, si trova all'interno del Cremlino, vicino al Campanile di Ivan il Terribile. fu commissionata dalla Zarina Anna Ivanovna (nipote di Pietro il Grande) e andò rotta durante un incendio nel 1737, mentre era ancora nella fossa di colata: infatti non ha mai suonato. Nella foto potete vedermi, mentre cerco di alzare il pezzo rotto, senza apparente successo!

Foto 3: mi trovo nel giardino del Cremlino, alle mie spalle un piccolo scorcio della città incorniciata dai meravigliosi colori dell'autunno moscovita. Ora che la vedo dal vivo, riesco a capire come mai Pushkin e altri famosi poeti amassero così tanto questa stagione!

Foto 4-5: nella quinta foto mi vedete ritratta con i personaggi (forse) più emblematici della Russia: Stalin, Lenin e Putin. La foto mi è costata cara in tutti i sensi: sono caduta come una stupida in questa attrazione per turisti, senza naturalmente chiedere quanto costasse essere immortalati. Al momento di pagare ho dovuto appellarmi a tutte le mie abilità di retorica per far valere la mia causa, in russo per di più. Magra consolazione: una volta qualcuno mi ha detto che si può affermare di sapere una lingua straniera quando si riesce a vincere un litigio in quella lingua!

Foto 6: l'ultima è una via che si chiama Staraja Arbatskaja, molto conosciuta dai turisti perché lì sorge la casa di Pushkin; inoltre l'Arbat è il quartiere degli artisti. L'edificio giallo non era visitabile, nel senso che non si può nemmeno comprare il biglietto.

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