Violenza sulle donne, 140 casi al pronto soccorso di Aosta nel 2016

Violenza sulle donne, 140 casi al pronto soccorso di Aosta nel 2016

 

Tante le donne prese in cura dalla struttura sanitaria e che hanno denunciato i casi di abuso

AOSTA. Sono le nostre sorelle, le nostre amiche, le nostre vicine di casa, anche le nostre colleghe. Le vediamo incrociare il nostro sguardo attraverso degli occhiali scuri, le vediamo camminare con maglie a maniche lunghe anche ad Agosto e con dei foulard che nascondono il collo. Sotto queste coperture ci sono tristezza, imbarazzo e dolore, ci sono i segni di una silente violenza subita quotidianamente.

In una lunga intervista sul sistema dell'emergenza nella sanità valdostana a Stefano Podio (responsabile della struttura complessa Mcua dell'ospedale Parini) ed a Flavio Peinetti (direttore della struttura complessa e del dipartimento cardio-toraco-vascolare e delle chirurgie specialistiche) sono emersi i dati del 2016 relativi agli accessi al pronto soccorso di Aosta di donne vittime di violenza da parte del compagno: «circa 140». E' numero grande per una piccola realtà come quella valdostana e che oltretutto comprende solo i casi denunciati e non tutti quegli episodi spacciati per semplici incidenti domestici.

Tutte queste donne vengono indirizzate verso un percorso di aiuto e recupero. Una volta arrivate al pronto soccorso le vittime di violenza vengono accolte in un ambulatorio con personale femminile e subito vengono avvertite le forze dell'ordine. Alle donne viene fornita anche assistenza psicologica e la possibilità di essere accolte in strutture protette.

Ogni caso è una storia a sé, un mondo che collassa in sé stesso, in un mare di paure, violenze e ricatti. In questo mare naufragano le donne e molte volte anche i figli. I responsabili di questa violenza vigliacca sono sempre coloro che le avrebbero dovuto aiutare: uomini vittime dei loro stessi demoni, forti contro la donna a loro vicino e deboli verso una società che molte volte li umilia e toglie loro lavoro e futuro.

Sono storie lette e rilette, raccontate persino in televisione con trasmissioni di grande seguito, eppure nulla cambia. Ultimamente lo Stato ha dato un'arma in più per difendersi, che è la legge sullo stalking, ma sorprende anche il silenzio che circonda il reato di violenza domestica. Ci si accorge di questo fenomeno quando è ormai troppo tardi, quando la donna viene uccisa e per questo si è anche inventato un nuovo termine, "femminicidio". Persino nelle conferenze stampa di fine anno, quando le forze dell'ordine tracciano un bilancio dell'attività e dei reati denunciati, non si racconta quanta tristezza e quanto dolore alberghino in questa nostra regione, dove ogni mese più di dieci donne sono costrette a ricorrere all'aiuto del pronto soccorso. 140 donne in un anno picchiate, ricattate ed oltraggiate dai loro uomini sono un numero troppo grande per permetterci di pensare che la persona con gli occhiali scuri, il foulard e la maglia a maniche lunghe avrà la speranza, in futuro, di poter sorridere alla vita con gioia.


Marco Camilli

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