Omicidio giudice Caccia, processo da rifare per un vizio di forma

Omicidio giudice Caccia, processo da rifare per un vizio di forma

 

Chiesta la scarcerazione per il presunto omicida arrestato 32 anni dopo il delitto

TORINO. Il presunto omicida del giudice Bruno Caccia, ucciso a Torino il 23 giugno 1983 dopo essere stato anche procuratore ad Aosta, sarà rimesso in libertà per un vizio procedurale. Rocco Schirripa, arrestato lo scorso 22 dicembre, era ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio ordinato dalla 'ndrangheta, ma il suo processo è "affetto da irreparabile vizio procedurale". Il pm di Milano ne ha dunque chiesto la scarcerazione.

Secondo le indagini svolte dall'avvocato della famiglia Caccia, Fabio Repici, dietro all'omicidio c'erano le indagini sul riciclaggio di denaro sporco nei Casinò. In particolare Repici indicava una pista che portava al Casinò di Saint-Vincent tenuto anche conto del fatto che pochi mesi prima dell'omicidio del magistrato il pretore di Aosta Giovanni Selis, che indagava anche lui sulla casa da gioco, fu destinatario di un attentato. I magistrati milanesi tuttavia hanno sempre rigettato questa ricostruzione.

 

Marco Camilli

 

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