Sanità, parere negativo degli enti locali a riorganizzazione del welfare

Sanità, parere negativo degli enti locali a riorganizzazione del welfare

 

Scontro tra l'assessore Viérin e il presidente del Celva Manes

AOSTA. La revisione del modello di welfare valdostano non piace agli enti locali, che in occasione dell'assemblea del Celva hanno espresso parere contrario alla bozza di proposta dal governo regionale.

Il responsabile politico Vittorio Anglesio spiega: "L'Assemblea si è confrontata sull'accelerazione impressa dalla Regione nei confronti di un parte importante del sistema di welfare regionale: l'Unità di valutazione multidimensionale distrettuale e il SAD (servizio di assistenza domiciliare, ndr). Rispetto alla proposta di deliberazione, siamo ancora all'interno di un percorso e ci sono delle perplessità su come tale impegno sarà condiviso e sviluppato, nonché sulle relative tempistiche".

Nel dettaglio il nuovo modello, che nei piani della Regione dovrebbe essere operativo entro la prima metà del 2017, è retroattivo e prevede di rinforzare la regia unica regionale e la piena integrazione tra i servizi socio-assistenziali e quelli sanitari, di mantenere la gestione pubblica dei servizi attraverso la costituzione di un soggetto di diritto pubblico a valenza territoriale regionale e di uniformare i criteri per l'accesso ai servizi attraverso la concentrazione in un'unica Umdv. Per l'assemblea del Celva una riorganizzazione di questo tipo "comporta scelte gestionali ed economiche importanti" dunque "non può essere portata avanti a prescindere da un lavoro di revisione del sistema e necessiterebbe di maggiore condivisione tecnica e politica".

In occasione dell'esame della deliberazione si è anche consumato uno "scontro" tra l'assessore alla sanità Laurent Viérin ed il presidente del Celva Franco Manes. «L'assessore Viérin - ha commentato Manes - aveva chiesto di non discutere l'atto perché non era stato invitato all'assemblea a illustrarlo, ma l'assemblea esegue le convocazioni quando lo ritiene utile, non c'è un obbligo di legge».

 

Elena Giovinazzo

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