Migranti, sindaci Valle d'Aosta chiedono convocazione tavolo per ridefinire criteri di ripartizione

 

Al centro della questione i sistemi di accoglienza basati sui Centri straordinari o sullo Sprar

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AOSTA. Istituire e convocare in tempi brevi un tavolo di confronto permanente con la prefettura ed il Cpel per definire criteri più uniformi per l'accoglienza dei migranti e assicurare massima collaborazione tra amministrazioni locali e governo regionale: questa la richiesta formulata dai sindaci della Valle d'Aosta in occasione di un incontro che si è svolto ieri ad Aosta.

La riunione - alla quale erano presenti anche Augusto Rollandin in veste di prefetto, il presidente del Celva Franco Manes e dal delegato del Celva alla questione accoglienza Ronny Borbey - e l'ampia discussione che ne è seguita hanno consentito di mettere a confronto il modello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) con il sistema dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) su cui si basa attualmente la Valle d'Aosta per dare accoglienza agli stranieri sbarcati sulle coste italiane.

Il presidente della Regione e prefertto Rollandin ha spiegato nel corso della riunione che «non ci sono preclusioni rispetto a un modello di accoglienza o un altro; tuttavia sino ad ora si è scelto, nell'ambito del Tavolo di coordinamento regionale, di procedere per bandi affidando la gestione dell'accoglienza alle cooperative e agli enti che trovavano la disponibilità di posti sul territorio. Tale sistema - ha aggiunto - ha comunque funzionato, garantendo la piena sicurezza sul territorio per i cittadini e gli stessi richiedenti asilo».

I Cas attivi in Valle, individuati con gli appositi bandi pubblicati negli ultimi anni, sono 23 di cui 11 situati ad Aosta. Con l'ultima procedura di gara si sono aggiunte altre 5 strutture situate a Donnas, Champorcher, Saint-Vincent, Saint-Rhemy-en-Bosses e Pollein. Le cooperative e gli enti che le gestiscono hanno messo a disposizione tra i 20 ed i 25 posti in ciascun Cas provocando però tensioni con una parte della comunità locale che in alcuni casi ha dato vita a proteste e raccolte firme contro il trasferimento di gruppi di migranti.

 

E.G.

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