Internet, in Cdm il piano per la banda ultralarga

 

Non c'è data di switch off - Preoccupazione Telecom per la rottamazione del rame

internet1Il Piano da sei miliardi per la banda (ultra)larga arriva sul tavolo del Consiglio dei ministri. Il piano prevede che entro il 2020 almeno un italiano su due verrà raggiunto dalla fibra ottica nelle case, a 100 Megabit. E tutti avranno banda ultralarga a 30 Megabit (con varie tecnologie). Il documento contiene anche incentivi fiscali, semplificazioni burocratiche e agevolazioni varie per chi investe. In particolare, nelle aree più pregiate del paese metterà in campo solo agevolazioni e nessun contributo economico diretto per gli operatori. L'ultima versione – anticipata da "Wired" – conterrebbe "un'idea forte e ambiziosa: il passaggio forzato (e sovvenzionato dallo Stato) degli utenti da rame a fibra. Analogo a quello fatto per la tv digitale terrestre".

Allarme in ambienti Telecom, anche se di fatto non ci sarà una "data di scadenza" per rottamare il vecchio rame (si parlava del 2030. "Non sarà presentato alcun decreto su Telecom o che imponga arbitrari spegnimenti della rete in rame" ha rassicurato Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni.

Ma la questione è tutt'altro che risolta. Secondo Wired "nel piano si legge "che lo switch off (del rame) andrebbe avviato nella parte finale del Piano, con incentivi". E solo "nei territori in cui siano realizzati reti in fibra ottica (Fttb/Ftth) che replicano le infrastrutture esistenti di rame, realizzate area censuaria per area censuaria, con un termine di 12 mesi per la migrazione di tutti gli utenti". Il piano a questo scopo prevede "un voucher per tutti gli utenti che migrano verso la nuova infrastruttura, differenziando il suo importo in relazione all'architettura di rete sottostante".

Chi ha realizzato il piano spiega così questi passaggi: "Dodici mesi dopo che un qualsiasi operatore porterà Ftth/Fttb in una zona, nessuno potrà offrire lì banda larga su rame". Se c'è la fibra in casa, il rame non può essere più usato: questo è, di fatto, lo "spegnimento" o la "rottamazione" della vecchia rete. Per Telecom Italia tutto ciò equivale a un pungolo dietro le spalle, per investire in Ftth/Fttb. Perché nelle zone in cui ci sarà la rete in fibra di un altro operatore ma non la sua, perderà il cliente entro un anno.

L'esecutivo è al lavoro per far entrare Telecom nella società che dovrebbe gestire gli investimenti sulla fibra, Metroweb, una società a cavallo tra pubblico e privato, oggi controllata dal fondi di investimenti F2I (partecipato dalle banche e con una quota del 53 per cento) e dalla Cassa depositi e prestiti tramite il Fondo strategico. Scrive La Stampa: “Lo schema che ha in testa il governo ruota attorno al destino di Metroweb e somiglia molto a quello immaginato per le torri televisive: trasformare Metroweb in una grande società mista pubblico-privata, aprire l'azionariato e far confluire lì gli investimenti in fibra dei grandi operatori telefonici. Vodafone è disponibile, Wind anche, Fastweb è già azionista di Metroweb Milano. Il problema è Telecom, che vuole mani libere” (o la maggioranza societaria). Da qui il braccio di ferro di questi giorni fra Telecom e il governo, attorno a cui ruotano anche le indiscrezioni sulle bozze di legge.

 

Clara Rossi

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