Ammortizzatori sociali: le Regioni chiedono risorse per nuove politiche di reinserimento

Ammortizzatori sociali: le Regioni chiedono risorse per nuove politiche di reinserimento

 

Valente: Disponili a collaborare con senso di responsabilità con il governo

"Gli ammortizzatori sociali in deroga hanno rappresentato un forte impegno istituzionale delle Regioni, quindi lavoriamo con il governo alla soluzione dei problemi derivanti dal cambio della normativa con grande senso di responsabilità". Lo ha detto il coordinatore vicario per le politiche del Lavoro della Conferenza delle Regioni e assessore della Regione Lazio, Lucia Valente, durante l'audizione in commissione Lavoro della Camera.

Il tema della seduta è quello dell'andamento e dell'utilizzo a livello territoriale degli ammortizzatori, con particolare riferimento a quelli in deroga alla normativa vigente, anche in vista del loro superamento a fine 2016. "È stata ridotta la durata massima delle prestazioni - ha spiegato Valente - ed è stata istituita una nuova disciplina delle causali per la concessione del trattamento di integrazione salariale in deroga. Si ricorda inoltre che prima i criteri di concessione erano stati disciplinati da ciascuna regione in virtù di appositi accordi sottoscritti con le parti sociali. La nuova normativa ha prodotto una diminuzione delle domande e quindi della spesa. Nel frattempo è intervenuto il Jobs Act che ha riscritto la disciplina degli ammortizzatori sociali.

In questo contesto le Regioni italiane si trovano a dover offrire risposte ai propri cittadini. Si tratta di migliaia di lavoratori che hanno terminato il percorso di cinque o sei anni che vede come traguardo la cassa in deroga o la mobilità in deroga. "Per le persone che si trovano in un'età anagrafica per cui sono troppo giovani per la pensione e troppo vecchie per le esigenze del mercato del lavoro" le Regioni chiedono allo stato di poter accedere a nuove risorse. Secondo Valente questo è un vuoto che "in qualche modo si deve riempire".

Attualmente le Regioni ricevono per gli ammortizzatori in deroga un finanziamento di 200 milioni per le politiche attive", ha spiegato l'assessore laziale. Per poter rispettare la proroga fino a fine anno concessa dal governo, "una nostra stima dice che abbiamo bisogno di altri 140 milioni di euro. È pur vero che per le politiche del lavoro tra legge di stabilità  e altri fondi avremmo a disposizione in totale 650 milioni. Se togliamo i 300 milioni per le poltiche attive, rimarrebbero 350 milioni di euro". La domanda che fanno le Regioni allo Stato è: "si possono togliere questi fondi per metterli a disposizioni delle Regioni e fare delle politiche per il lavoro che aiutino queste persone? Noi – ha spiegato Valente - abbiamo delle proposte che si riassumono in tre interventi: rafforzare lo strumento dell'assegno di disoccupazione (Asdi) e che si da al termine degli ammortizzatori sociali. Finanziare lavori di pubblica utilità alle persone che hanno dai 60 anni in su per non ripetere l'esperienza dei lavoratori socialmente utili. Solo nella mia Regione - ha spiegato l'assessore laziale - ne abbiamo 700. Ti diamo un reddito pari all'assegno sociale, 517 euro, e tu fai dei lavori o per i comuni o per le Regioni. In totale 20 ore settimanali. Altra misura è quella dell'indennità  alle misure di politiche attive mese in campo dalle da ogni regione. Per le politiche attive si presuppone che si facciano dei percorsi formativi, a fronte di questo creiamo un'indennità di partecipazione che permetterebbe di mettere politiche attive e passive che accompagnino le persone verso il lavoro". Altrimenti le Regioni "ritengono necessario utilizzare i 300 milioni residui del 2016 per finanziare un incremento della quota del 5% prevista già in deroga al D.I. dell'agosto 2014 e ribadito nella legge di stabilità per il 2016. Le richieste della Conferenza delle Regioni – evidenzia Valente - si giustificano in relazione ai ritardi delle misure nazionali previste. Siamo ancora in prima linea nel dare le risposte a  tutti quei lavoratori che hanno diritto a essere tutelati con politiche attive".

 

Clara Rossi

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