Supermercati e centri commerciali vicini che vantaggi offrono?

Supermercati e centri commerciali vicini che vantaggi offrono?

Stampa

 

I piccoli commercianti chiudono e la distribuzione commerciale italiana è in crisi

AOSTA. Le realtà commerciali del territorio sono molteplici, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Qual'è il vantaggio per il cittadino di questo eccessivo proliferare di supermercati? C'è una ragione commerciale che ne giustifica la presenza?

Il Consiglio dei Ministri ha varato il 26 gennaio 2007 il decreto Bersani sulle liberalizzazioni che modifica molti degli aspetti fondamentali dell'attività commerciale come ad esempio la concessione delle licenze alle suddivisioni merceologiche. Nei pubblici esercizi è stata prevista l'abolizione delle commissioni comunali e provinciali per il rilascio della licenza necessaria all'apertura di un esercizio pubblico. Ciò comporta, come si è verificato a Sarre per esempio o a Saint-Christophe, la presenza di supermercati uno a fianco all'altro con il rischio implicito di chiusura di qualcuno.

La liberalizzazione delle aperture non ha portato particolari benefici, infatti la distribuzione commerciale in Italia sta vivendo una crisi profonda. Tra gli aspetti positivi emerge la possibilità di poter effettuare acquisti nei punti vendita anche la domenica, con più libertà e tempo. Tra quelli negativi si rileva la grave difficoltà del comparto commerciale.

Secondo le stime Confesercenti, tra gennaio e dicembre 2015 hanno chiuso 91.975 imprese, a fronte di 56.677 nuove aperture, per un saldo finale negativo di 35.298 attività. E le aziende che aprono hanno una vita sempre più breve: la percentuale di quelle che cessano l'attività dopo 3 anni è ormai sopra il 40%, mentre nel 2000 era sotto il 30%.

Questi elementi fanno comunque comprendere come, al di là delle poche vendite in più ottenute con le aperture domenicali, la crisi ha colpito duramente. In Italia ogni anno chiudono migliaia di piccoli negozi. Negli ultimi cinque anni, sempre secondo i dati di Confesercenti, hanno abbassato la saracinesca almeno 100 mila negozi, con la conseguente perdita di 250 mila posti di lavoro. Se è vero che commerciati e commessi da qualche parte si saranno pur riciclati, è altrettanto vero che le piccole botteghe, soprattutto nei piccoli comuni, non riaprono sotto un'altra forma. Sarebbero, quindi, almeno cinquemila i comuni che, in Italia, rischiano di restare senza negozi di vicinato nei prossimi anni. La tendenza è quella di sempre nuove chiusure.

Vista la situazione a rischio sicurezza dove sono collocati i centri commerciali è opportuna l'adozione di un piano razionale del traffico finalizzato a favorire la piena accessibilità ai settori commerciali.

Al sabato nei posteggi di Aosta e, in particolare, nei posteggi dei supermercati, si notano molte auto con targa svizzera e francese. La promozione di un turismo enogastronomico è importante per la Valle d'Aosta; il turista va alla ricerca del fiore all'occhiello nei diversi settori: dalla produzione vinicola, ai formaggi, alla salumeria, alle marmellate biologiche, al miele, alle tegole valdostane, ai dolci a base di frutta secca. E’ ormai consolidata a livello mondiale la consapevolezza che il turismo può diventare un fattore strategico di crescita e addirittura una delle voci più importanti dell’economia. Perchè non qualificare per settori tali aree commerciali? Soddisfazione del cliente e valorizzazione del territorio diventano così un binomio essenziale per un turismo sostenibile.

Laura Uglietti