Immigrazione, Minniti: lavorare per distribuzione diffusa sull'intero territorio


Il ministro dell'Interno ad Aosta con Gentiloni. E il premier cita Federico Chabod

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AOSTA. Ieri mattina alle ore 8,30 a Palazzo Regionale sono state presentate le relazioni conclusive dei Gruppi di lavoro relativi alla “Scuola per la democrazia – Cooperazione tra enti locali e tra livelli territoriali». Hanno relazionato 4 gruppi. Il primo ha evidenziato l'esigenza della riqualificazione della periferia e non solo dei centri urbani, il secondo ha  presentato l'esigenza dell'istituzione di una “carta dei rischi del territorio»,  il terzo,  partendo sempre dal territorio, ha rilanciato l'idea di una cooperativa per tutta l'Italia per superare i ristretti confini comunali, presentando l'esigenza di un centro di organizzazione  e di pianificazione di tali obiettivi, il quarto ha evidenziato il concetto di autonomia delle Regioni. “Avere una maggior autonomia vuol dire avere una migliore collocazione delle risorse. Qualsiasi miglioramento della macchina amministrativa deve tener conto delle diseguaglianze territoriali»
L'onorevole Luciano Violante, arbitro dell'incontro e dei diversi interventi, concludendo la fase relativa alle relazioni dei ragazzi, ha sottolineato l'importanza della «Scuola che coinvolga giovani amministratori, con meno di 35 anni, in merito al problema della sicurezza e delle aree di riqualificazione delle città»
Alle ore 10,05 è entrato in aula il Ministro dell'Interno Marco Minniti parlando degli Enti Locali e delle politiche dell'immigrazione, sottolineando che occorre diffondere l'accoglienza per facilitare l'immigrazione e sottolineando anche che sull'integrazione si gioca il nostro futuro.
Inizialmente dopo i ringraziamenti di prassi alle autorità della Regione Valle d'Aosta, all'onorevole Violante e al Sindaco di Napoli ha aperto la sua presentazione.
Ha rilevato subito che «Sicurezza e Immigrazione sono due elementi sui quali si fonda una democrazia moderna. “Il tema dell'Immigrazione va affrontato attraverso:
1) una questione di metodo: gli spostamenti e le migrazioni ci hanno accompagnato e ci accompagneranno per lungo tempo. Non è possibile far cessare i flussi migratori. L'unica cosa che si può fare è governare. E' fondamentale creare una democrazia solida  per cercare di governare. Dobbiamo separare i due termini: emergenza e immigrazione. L'immigrazione c'entra poco con l'emergenza. Il riformismo, cioè la visione organica di come affrontare il problema e il populismo, che evidenzia il problema, sono due visioni interattive. Non è possibile parlare di una visione senza far entrare in campo l'altra;
2) una valutazione obiettiva: se vogliamo governare i flussi demografici dobbiamo giocare nel rapporto tra continenti e singoli Paesi. L'Europa è legata all'Africa  per le problematiche connesse alle politiche di sicurezza e non solo per l'immigrazione. Le cifre parlano di 25.000/30.000 terroristi, una parte sono in combattimento altri tornano ai Paesi di provenienza, l'Africa settentrionale e l'Europa;
3) una valutazione relativa al problema energetico. L'Africa è ricca di energia. Con un processo positivo l'Europa può avvantaggiarsi.
Nel 2015 abbiamo avuto un'importante  crisi migratoria  dovuta alle migrazioni dai Balcani. L'Europa nella rotta Balcanica ha investito una massa importante di risorse.
E' possibile far fronte a tale problema con: a) un intervento di medio periodo  attraverso i Paesi che pagano un deficit  notevole b) affrontando il tema della Libia per governare i flussi migratori. Il traffico di esseri umani che parte dal Bangladesch ha una dimensione di carattere mondiale. Sono diminuiti i flussi migratori che partono dalla Libia, infatti è stato fatto un accordo con il Governo Libico per rafforzare la guardia costiera libica che ha salvato moltissime persone c) considerare il confine sud-saariano. Le 3 tribù del Sahara sono ricordate come guardiane del deserto e sono rimaste in guerra per 5 anni. Nel marzo di quest'anno sono venute a Roma per un trattato di pace.
Ricordiamo anche che è diminuito il flusso dal Niger verso la Libia e verso l'Italia.
4) Come ulteriore punto ricordiamo il coinvolgimento dei sindaci libici. Abbiamo fatto un incontro con 14 sindaci libici in un grande albergo a Tripoli
Occorre un'assistenza verso i migranti con un progetto di sviluppo per le loro comunità. Non possiamo venire meno a queste esigenze. Se rimangono in Libia le condizioni di vita sono precarie . E' un tema che si pone da tempo. Oggi l'Organizzazione Mondiale per l'Immigrazione opera d'intesa con il governo libico, realizzando un piano di assistenza per 3.400 libici. Si tratta di un modello di accoglienza dell'OMCN.
Governare i flussi migratori significa lavorare per avere una distribuzione diffusa sull'intero territorio nazionale.»
Il ministro Minniti ha ricordato che se tutti i Comuni adottassero la politica dell'accoglienza, il problema si ridurrebbe. Il problema dell'accoglienza evidenzia due diritti, il diritto di chi è accolto e il diritto di chi sta accogliendo. Nell'equilibrio tra questi due diritti c'è il cuore democratico. L'accoglienza diffusa permette l'integrazione. Ha ricordato inoltre che su accoglienza e integrazione si costruisce il futuro. Il Paese che meglio integra avrà un futuro migliore, inoltre l'integrazione è un elemento fondamentale per la sicurezza. Si tratta di un giusto equilibrio tra diritti e doveri.
Ha sottolineato quindi che la cosa peggiore è non mettere in campo i propri valori: la costituzione italiana, il valore laico dello Stato, la subalternità della donna rispetto all'uomo, precisando: «Abbiamo fatto un patto con i mussulmani residenti in Italia: l'adesione alla Costituzione Italiana non è un'imposizione ma un patto, un riconoscimento reciproco. Le moschee sono luoghi pubblici, aperti a tutti, infatti i sermoni vengono fatti in italiano. Se viene costruita una nuova moschea deve  essere reso pubblico il finanziamento italiano e estero per la sua costruzione.
Il rapporto tra parole e fatti è essenziale. Dobbiamo mettere in campo un nuovo modello di Stato nella maniera più intelleggibile e più partecipata possibile. Abbiamo bisogno di questo, di uno Stato che sappia esprimere  una fortissima capacità di partecipazione. Non dobbiamo alzare muri, chiuderci, questo è il punto cruciale.
L'Italia ha iniziato e ha coinvolto l'Europa  al fine di ottenere un contributo. In tal modo è iniziato un rapporto di intensa cooperazione. Se vogliamo rilanciare l'Europa  dobbiamo trovare un punto di congiunzione  tra l'Europa e i singoli Paesi»
gentiloniAlle ore 11,30 si è presentato in Aula il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, introdotto dall'onorevole Violante, che ha evidenziato il rapporto tra Stato e Regioni e principio collaborativo per il Governo della Repubblica, rispondendo anche alle domande poste dai giovani presenti facenti parte dei diversi gruppi della “Scuola».
Ha evidenziato subito che occorre guardare in un contesto globale le realtà degli Enti locali e che la dimensione locale e nazionale hanno radici storiche. Ha ricordato in proposito una frase di Chabod : «dire senso di nazionalità vuol dire senso di individualità storica»  cioè affermare il principio di particolarità, precisando che occorre “fare gli italiani» come diceva Massimo d'Azeglio. Ha richiamato poi il concetto di Cattaneo : “le città sono il principio ideale della storia».
«Lo Stato è sempre un divenire» ha sottolineato il Presidente Gentiloni «Il presidente Ciampi si è concentrato molto sul principio di riconciliare gli italiani con il concetto di Patria. Dobbiamo essere consapevoli che recuperare il patriottismo italiano vuol dire recuperare le città. L'ostilità verso i vicini non risolverà i nostri problemi.»
Ha sottolineato quindi : «Valorizzare le autonomie vuol dire valorizzare lo Stato. La spinta federalista è una ricchezza. L'equilibrio tra Stato e Autonomie Locali è stato raggiunto e ciò consente all'Italia  di affrontare la congiuntura con una struttura che regge. Chiunque svolga un ruolo nell'amministrazione  deve fare suo il principio  della reale collaborazione. Il Governo ha il dovere di collaborare con le istituzioni locali a prescindere dal colore politico. Lo ha insegnato la storia, per esempio nella nella campagna del 1948. Il bene comune fu al primo posto, così è stato possibile varare la Costituzione Italiana. Ad ogni livello della catena amministrativa occorre assumersi delle responsabilità, chi non si assume le proprie responsabilità viene meno al suo ruolo amministrativo.»
Alle ore 11,45 il Presidente del Consiglio Regionale Andrea Rosset ha ha concluso l'incontro: «Siamo arrivati alla fine di questi tre giorni di lavoro e di dialogo. Ringrazio il Presidente Gentiloni e il Ministro Marco Minniti che hanno arricchito questa Scuola. E' stata un'occasione di confronto e di ricchezza umana utili per un dialogo che proseguirà tra di noi. Per i valdostani la parola solidarietà è molto importante» I ringraziamenti sono stati poi rivolti all'Onorevole Violante, al personale dell'Ufficio Regionale, ai collaboratori, alle Forze dell'Ordine e alla Stampa.
Alessandro Palanza, Vicepresidente e Direttore delle Scuole di “Italiadecide» ha invitato i ragazzi facenti parte dei diversi gruppi a rivolgere delle domande al Ministro Gentiloni precisando: «Abbiamo fatto delle riflessioni che possono diventare un momento di ascolto che continueremo a Roma».

Il presidente Gentiloni ha risposto alle domande poste dai ragazzi sottolineando che le Regioni di frontiera, come la Valle d'Aosta, sono un modello  che può presentarsi a testa alta in Europa perchè coniugano l'autonomia con la realtà italiana e ha aggiunto  che le basi dei nostri modelli vanno difese e rivendicate.
Ha citato poi l'articolo 116 della Costituzione che permette di fare dei passi in avanti tra Stato centrale, Governo, autonomia delle Regioni.
Alla domanda di una ragazzo relativa alla situazione della Spagna ha risposto così: «Il problema della Spagna può risolversi applicando la normativa ed evitando l'escalation della violenza».

Ha concluso il suo intervento sottolineando: «Ci sono enormi lavori da fare: nel piano geopolitico, per esempio e in relazione ai flussi migratori. Senza accettare l'Unione Europea saremo veramente in grosse difficoltà. La situazione mondiale ci presenta il pericolo di nazionalismi, di tensioni tra comunità etniche. Il progetto Europa è un argine verso queste tendenze negative e disgregative. Lavorare nella dimensione europea è fondamentale.»

Laura Uglietti

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