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Elezioni, Brinato (Centrodestra VdA): la sanità valdostana va difesa

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AOSTA. Dal pronto soccorso a, forse, Palazzo regionale: come mai questa scelta?
«E' una decisione che è maturata da tempo. Credo che la libertà sia anche partecipazione attiva alla vita politica per difendere i diritti di tutti e soprattutto della sanità».

Quanto della tua esperienza di medico occupato anche nel sociale vorresti portare in Regione?
«La spinta verso la politica nasce proprio dalla mia esperienza professionale che mi ha reso sensibile ai problemi legati al sociale ed all'assistenza del malato fragile, dell'anziano, del malato psichiatrico, del bambino. In Valle d'Aosta purtroppo la sanità in questo periodo ha problemi di risorse economiche, ma non solo, e la mia partecipazione alla vita politica attiva è un modo per poter aiutare ancora di più le persone che si trovano in condizioni di disabilità».

Com'è lo stato di salute della nostra regione?
«Dal punto di vista sanitario rispetto ad altre realtà non è messa male ed in questo momento dobbiamo difendere ciò che c'è di buono. C'è il rischio di "addormentarsi" su quello che abbiamo fatto in passato: questo non deve avvenire, dobbiamo implementare l'assistenza sul territorio e sociale e naturalmente cercare di migliorare la nostra situazione guardando al meglio e non al peggio che accade in altre regioni».

Ti presenti come indipendente e vorresti rappresentare le novità, ma la tua coalizione (Forza Italia, Fratelli d'Italia e Nuova VdA) a livello nazionale è rappresentata da politici non proprio di primo pelo come Berlusconi o Meloni.
«Intanto vorrei chiarire la mia posizione come indipendente: non sono iscritto ad un partito però ho condiviso una buona parte di programma di questa coalizione. Mi presento come Franco Brinato, con la mia esperienza e con il lavoro che ho fatto e che continuerò a fare indipendentemente dall'appartenenza politica. Gli elettori secondo me non sono legati ad una ideologia politica ma guardano ad una persona su cui investire ed io mio presento così: come persona su cui investire e che ha come obiettivo principale il malato e la persona».

Tornando alla situazione sanitaria valdostana, ci sono alcune criticità come la mancanza di personale in alcuni reparti. Quanto può incidere, oltre alla crisi economica e gestionale, lo scoglio della lingua francese in questo?
«Il francese non è il solo ostacolo, anzi forse incide veramente poco. La legge non prevede che si debba per forza conoscere il francese per essere assunti: lo si può essere con "riserva" e sottoporsi alla prova in un secondo momento. Il problema è che la nostra regione non riesce ad attirare medici ed infermieri perché non abbiamo creato motivi di "affettività": il personale dovrebbe scegliere la Valle d'Aosta perché si lavora bene, perché si guadagna meglio (anche perché il costo della vita è superiore) e perché offre i presupposti per un avanzamento di carriera, cosa che invece in questi anni ci è stato precluso. Possiamo affrontare questo problema in maniera concreta mettendo mano al contratto collettivo nazionale in maniera intelligente come hanno fatto altre regioni come il Trentino Alto Adige. Anche l'ateneo dovrebbe dare la possibilità al medico ed all'infermiere di seguire un percorso universitario con dei master».

Oggi al mercato di Aosta avete iniziato la raccolta firme per potervi presentare alle elezioni di maggio. Dove sarete nei prossimi giorni?
«I prossimi appuntamenti sono legati alla presenza o meno del notaio per via di questa "legge bavaglio" che non dà libertà di pensiero e scelta. Saremo comunque sul territorio mercoledì fino a venerdì ed abbiamo presentato la lista in vari Comuni ed i cittadini possono firmare anche lì».

Riuscirete a raccogliere abbastanza firme? Siete ottimisti?
«Assolutamente sì».

 

Marco Camilli