Emily Rini: io in maggioranza? Nulla ancora deciso, dipende dal programma

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"L'Union Valdôtaine fuori dalla realtà, non si rende conto di cosa sta accadendo" - Intervista

Emily RiniAOSTA. Emily Rini, assessore regionale uscente e rieletta alle elezioni del 20 maggio scorso, è negli ultimi giorni al centro del ciclone politico. Ha fatto discutere la sua scelta di lasciare l'Union Valdôtaine e sta facendo discutere la possibilità che faccia parte della nuova maggioranza guidata dalla Lega. L'abbiamo intervistata su questi e su altri argomenti.

E' iniziato oggi l'esame di Maturità e una delle tracce proposta è riferita a Bassani, autore de Il Giardino dei Finzi Contini. In questo periodo in cui si parla di censimenti di Rom in risposta a problemi di ordine pubblico. Come si può leggere, nel contesto attuale, questo riferimento alla Shoah?
«Io non farei di tutta l'erba un fascio. Si sta parlando del censimento dei Rom mischiando tante questioni. Sono sempre stata una ferma sostenitrice del diverso, dell'individuo con le proprie aspirazioni e la propria storia personale. Per quanto riguarda quel particolare periodo storico, ricordo che io sono nipote di un partigiano. Il tema è attuale, ma non lo confonderei con la questione del censimento dei Rom. Io parlerei di anagrafe e non tanto di censimento per tutti, come i bambini che devono frequentare la scuola, e per una questione di sicurezza. E' anche vero che i contorni di questa proposta devono ancora essere chiariti».

Un conto però è regolarizzare la persona, un altro è vedere sul quel documento la dicitura "etnia Rom".
«Che ci sia un anagrafe penso sia giusto. Io sto per diventare mamma e la prima cosa che farò sarà registrare mio figlio all'anagrafe».

Le dichiarazioni di Salvini sul censimento, come altre iniziative anche del PD in passato, non potrebbero essere degli spot per nascondere sotto il tappeto un problema di sicurezza che lo Stato non è mai riuscito a risolvere?
«Spero di no, perché questa è una criticità che va affrontata».

Parliamo ora di politica regionale. Come mai lei, che è stata anche definita la pupilla di Rollandin, ha fatto la scelta di lasciare l'UV?
«Con Rollandin c'è stato un grande rapporto di amicizia e di grandissima stima che non rinnegherò mai, ma questo non c'entra nulla. Ho sempre espresso una voce critica negli ultimi anni e l'ho sempre fatto nelle sedi opportune, cosa che manca totalmente nell'Union Valdôtaine. Non so se ha mai partecipato ad un Conseil fédéral: c'è un silenzio imbarazzante e poi dopo al bar tutti criticano. Sono sempre stata una ferma sostenitrice del cambiamento ed il mio malessere l'avevo già esternato in altre occasioni. Non confondiamo tutto ciò con un patto di sangue che ricorda anche brutte associazioni, e non vado oltre. E poi l'ultima campagna elettorale è stata molto brutta, pesante, con attacchi anche personali».

Alle ultime elezioni l'UV è stato forse il partito che ha pagato il più alto prezzo in termini di consensi. Quanto può aver pesato la divulgazione di intercettazioni e l'immagine che hanno dato del movimento?
«Quelle intercettazioni sono inquietanti. C'è la presunzione dei innocenza, ma le intercettazioni sono gravi e hanno ripercussioni personali pesantissime. Eppure nessuno dice niente».

Pensa che la dirigenza dell'UV sia rimasta ferma in un passato che non esiste più? Che non si sia resa conto dello tsunami che ha travolto l'Union?
«Assolutamente sì ed è quello che sto dicendo: loro non stanno vedendo quello che succede. Nessuno dice qualcosa. Ho chiesto che il congresso venga fatto a giugno perché secondo me il movimento avrebbe dovuto riunirsi in dieci giorni ed invece si sono attaccati allo Statuto, a cose fuori dal tempo. Non servono chissà quali crismi. Io dico parliamone, confrontiamoci, diciamoci le verità in faccia ed invece si fanno queste messe cantate fuori dal tempo. Mi pare tutto avulso dalla realtà».

Parliamo della nuova maggioranza, molto eterogenea. Persone che si sono scontrate in passato ora si ritrovano nella stessa maggioranza e mi riferisco nello specifico a lei ed alla consigliera Chantal Certan.
«Innanzitutto parliamo di una maggioranza di cui non sono ancora a conoscenza. Sto rientrando oggi e non ho fatto alcun incontro in questo senso».

Quindi non è sicura della sua partecipazione alla maggioranza?
«Ho detto che mi siederò al tavolo, ma sono stata via alcuni giorni e non ho avuto contatti né riunioni. Voglio capire quali sono i punti programmatici perché mai tradirò gli impegni presi con il mio elettorato e i miei valori. L'ho detto: se non c'è condivisione nel programma, si torni al voto. Sulla collega Certan, credo che tutto ciò che è stato creato tra me e lei sia dettato dal fatto che siamo donne. E lo sto dicendo da donna forse più lontana dal concetto di femminismo che c'è. Questa cosa delle due donne che è sempre piaciuta. Abbiamo avuto spesso idee diverse e contrastanti e ho sempre apprezzato la sua schiettezza nel dire le cose e penso che per lei sia lo stesso. Non ce le siamo mai mandate a dire a differenza di tanti uomini che magari davanti recitano una parte e dietro cercano il compromesso. Ritengo la Certan una persona per bene, e poi ben vengano le discussioni su idee politiche. A me non piacciono la maleducazione, la politica urlata, le offese personali».


Marco Camilli