Accoglienza migranti, Alpe chiede maggiore coinvolgimento delle comunità locali

Accoglienza migranti, Alpe chiede maggiore coinvolgimento delle comunità locali

 

A Champorcher scritte anti-migranti e petizioni contro l'arrivo di 25 richiedenti asilo

AOSTA. I gruppi di minoranza in Consiglio regionale sono tornati a chiedere oggi un maggiore coinvolgimento dei Comuni e delle comunità locali nella gestione dei migranti ospiti in Valle d'Aosta. Un'esigenza più che mai avvertita ora che il bando della Regione per l'accoglienza ha messo in allarme alcune piccole comunità dove si teme una "invasione".

E' il caso, ad esempio, di Champorcher: qui potrebbe arrivare un gruppo di 25 richiedenti asilo da alloggiare nell'hotel Chardonney, affittato dai proprietari ad una delle cooperative che si è fatta avanti per la gestione dei migranti. La prospettiva ha già scatenato una mini ribellione tra la comunità con raccolte di firme e scritte anti-migranti sui muri del comune che conta 388 anime.

Champorcher oltretutto non è un caso isolato. Nonostante le intenzioni più volte espresse di non concentrare grandi gruppi di richiedenti asilo in piccole realtà, oggi in Consiglio Valle il presidente della Regione ha fatto sapere che con il bando sono stati messi a disposizione altri 103 posti e che quasi tutti questi posti sono ubicati in piccoli comuni: Champorcher appunto ma anche Saint-Rhemy-en-Bosses (25 posti), Donnas (20 posti) e poi Pollein (8) e Saint-Vincent (25). Il rischio di un aumento della tensione sociale è alto.

«I numeri dei migranti hanno un peso diverso a seconda della loro collocazione: un conto è un piccolo comune di montagna e un altro conto è una località della Plaine» ha sottolineato Fabrizio Roscio (Alpe) discutendo una interrogazione. Per il consigliere regionale una soluzione potrebbe essere l'adesione allo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, perché «i numeri risulterebbero essere inferiori e i Comuni sarebbero liberi di organizzarsi. Questa strada però - ha detto Roscio - non è stata esplorata dalla Regione, che ha preferito il bando». Roscio ha anche criticato la gestione tra privati perché rappresenta «un grosso limite» e «non fa altro che rischiare di replicare la tendenza a privilegiare gli interessi privati usando soldi pubblici e sulla pelle dei migranti, come dimostrato da esempi a livello nazionale».

In aula Rollandin ha difeso la strada intrapresa: «la capienza minima di 8 e massima di 25 ospiti nelle strutture individuate è ritenuta ottimale per le esigenze di controllo, di gestione e di integrazione dei migranti». Questa soluzione, ha aggiunto, «ha portato finora all’assenza di problemi di sicurezza e ordine pubblico».

 

Elena Giovinazzo

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