Oggi il voto del Consiglio Valle sul rilancio del Casinò

 

Ieri pomeriggio rovente in aula tra accuse e rimpalli di responsabilità - diretta streaming

AOSTA. E' atteso oggi il voto del Consiglio regionale sul piano di rilancio del Casinò de la Vallée e sul disegno di legge che stanzia 20 milioni di euro, più altri 7 messi a disposizione con un emendamento presentato ieri dall'assessore Chatrian.

L'aula ha iniziato ieri l'esame del piano redatto dal team di esperti e presentato dall'amministratore unico della casa da gioco Di Matteo. L'intervento dell'amministrazione regionale, ha affermato il relatore Andrea Padovani (gruppo misto), è «un atto di responsabilità per evitare gravi ripercussioni sociali». Consiglio-regionalepoltronax300Il riferimento è alla produra di licenziamento collettivo per la metà dei dipendenti della casa da gioco. «Il disegno di legge dispone un finanziamento pubblico di 20 milioni, la cui erogazione resta strettamente subordinata alla verifica dello stato di attuazione delle azioni previste e che è suddivisa in tre tranches: 8 milioni entro il 31 maggio 2017, 6 milioni entro il 30 settembre e 6 milioni entro il 31 luglio 2018. Lo scopo - ha affermato sempre il relatore - è quello di avviare una riforma del modello di gestione e di controllo che scongiuri interventi slegati sa una seria programmazione aziendale che guardi al futuro.»

A proposito dell'emendamento da 7,2 milioni, l'assessore Chatrian ha spiegato che si tratta di una garanzia per gli istituti di credito. «La credibilità della società in questo momento non è appetibile per il sistema bancario: solo con l'approvazione del Piano le banche si pronunceranno in merito alle azioni di finanziamento. Una banca si è detta disponibile con una fideiussione da parte della Regione per il tramite di Finaosta: ecco il senso dell'emendamento che autorizza, ove occorra, a concedere la garanzia nel limite di 7,2 milioni di euro a mezzo di fideiussione con durata massima fino al 31 dicembre 2017.»

Il dibattito in aula è stato rovente. «La filosofia del piano - ha accusato il capogruppo dell'Uv Ego Perron - è che viene progressivamente abbandonato uno dei pilastri caratterizzanti la Casa da gioco di Saint-Vincent: l'area dei giochi lavorati. Il tema del finanziamento regionale poi è stato utilizzato come "clivage politique"; l'assessore Chatrian ha gridato allo scandalo per anni, inculcando nella comunità un messaggio negativo nei confronti del Casinò e oggi dimostra la sua incoerenza politica». Perron ha criticato anche l'aspetto della riduzione dei costi del lavoro. «E' una spada di Damocle ingiusta».

Sempre per l'Uv, Augusto Rollandin ha affermato che il Piano «non aggiunge nulla a quanto già fatto in precedenza». «La questione principale resta quella del personale - ha detto -: bisogna prendere in considerazione di togliere la procedura di licenziamento collettivo e prevedere una riorganizzazione graduale e funzionale della Casa da gioco.»

Per Antonio Fosson, capogruppo di Pnv, «l'aspetto patetico e paradossale di questa situazione è che quelli che hanno portato il Casinò a questa situazione non ammettano nessuna responsabilità né nei confronti del personale né rispetto ai conti in perdita. Anzi, ci spiegano cosa dobbiamo fare per risolvere questa situazione che è drammatica, soprattutto per i lavoratori». Il dossier casa da gioco, ha aggiunto, è un «"cadeau empoisonné" che la precedente Giunta ci ha consegnato».

Il capogruppo del PD-Svda Jean-Pierre Guichardaz ha criticato il piano di rilancio e i compensi dati ai professionisti incaricati di prepararlo. «Questo è un brogliaccio che si vanta di inventarsi soluzioni e che è costato tremila euro a pagina. Il Piano ha una fattibilità relativa, forse solo per quanto attiene alla riorganizzazione del personale; è un documento che ha unito le tessere di un puzzle di esperti scoordinati e che raggruppa azioni scontate».

Per il M5s, Roberto Cognetta ha annunciato il voto contrario al piano di ristrutturazione aziendale. «Questo non è un Piano di ristrutturazione. Tutti quanti hanno delle colpe, dai lavoratori, ai Sindacati alla politica, ma nessuno vuole veramente risolvere la situazione Perché si tratta di un bacino di tremila voti che è costato dal 2012 ad oggi 170 milioni di euro. Non c'è una reale idea su come risolvere il problema e politicamente - ha accusato - non c'è nessuno in grado di farlo».

 

Marco Camilli

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