Sanità: emergenza e pronto soccorso di Aosta, interviste a Stefano Podio e Flavio Peinetti

Intervista a Stefano Podio, responsabile della Struttura complessa di medicina e chirurgia d'accettazione d'urgenza ed emergenza territoriale, centrale operativa e 118, e Flavio Peinetti, capo dipartimento chirurgie e capo dipartimento del Dera

2Che cosa è l'emergenza e come è strutturata in Valle d'Aosta?

Peinetti: L'emergenza oggi ha un'accezione che investe quasi tutte le specialità mediche e chirurgiche, ma anche quelle che sono una via di mezzo (interventistica, emodinamica). La strutturazione dell'emergenza è fondamentale per qualsiasi tipo di struttura ospedaliera e di azienda sanitaria: esistono documenti redatti a livello nazionale che strutturano la rete dell'emergenza come una rete globale composta allo stesso tempo da singole discipline - la rete dell'ictus, dell'infarto, del trauma - e che ha lo scopo di migliorare la prognosi dei pazienti che hanno patologie acute sia sul territorio che a livello intraospedaliero. La strutturazione delle reti di emergenza è prioritaria per qualsiasi regione e travalica anche i confini regionali. La nostra non finisce a Pont-Saint-Martin e questo è un aspetto su cui stiamo lottando da anni: integrare la rete di Piemonte e Valle d'Aosta, soprattutto nelle zone di confine. E' recente l'accordo raggiunto sull'elisoccorso: se accade qualcosa ad Alagna e l'elicottero più vicino si trova a Gressoney, sarà quest'ultimo ad intervenire e viceversa. Dev'esserci la possibilità di trasferire il paziente nell'ospedale più vicino in grado di trattare quel tipo di emergenza. Il discorso potrebbe essere anche sovranazionale, ma lì subentrano problemi di altro tipo. Oggi inoltre gli ospedali vengono classificati in I o II livello a seconda della presenza o meno di strutture in grado di trattare certe emergenze e questo aspetto fa tutta la differenza del mondo per i finanziamenti, gli investimenti e la capacità di attrarre i medici. L'ospedale Parini è l'unico della regione, è ad altissimo impatto turistico e situato a più di 100 km di distanza da altri ospedali hub e ciò fa sì che il Parini debba essere ospedale hub per l'emergenze e per tutte le specialità che ruotano attorno ad essa. Questo significa dare una sanità di alto livello. Se esci da questo circuito, come è accaduto all'ospedale di Ivrea, rischi di ritrovarti depauperato dalle specialità. Noi non ce lo possiamo permettere; l'emergenza è il fulcro su cui tutto si innesta.

Nelle grandi città per soccorrere un infartuato c'è il problema del traffico, nella nostra regione invece abbiamo piste da sci e problemi di "percorrenza"
Peinetti: Il decreto Balduzzi riorganizza il sistema sanitario nazionale e stabilisce quali sono i bacini d'utenza ed i volumi di attività per classificare un ospedale. Tra queste caratteristiche fondamentali c'è la morfologia del territorio: non è la stessa cosa curare un infarto o un ictus in pianura o in montagna, a Milano o a Champorcher. Lo stesso discorso per i traumi: uno sul ghiacciaio della Brenva non è come un trauma in un'azienda dell'hinterland milanese. Ci sono oggettive difficoltà dovute alla morfologia della nostra regione che fanno sì che il nostro debba essere un ospedale classificato come hub. Deve essere in grado fare quasi tutto e, stringendo vari accordi, deve poter far trattare il paziente in centri vicini. Lo stesso deve accadere all'inverso, da Torino verso di noi. Per noi è fondamentale l'elisoccorso, poiché i tempi di percorrenza sono di pochi minuti rispetto a quanto farebbe l'ambulanza, e fondamentale è anche la rete capillare dei volontari del soccorso. Il Soccorso alpino e l'ingrazione con esso in Valle d'Aosta è inoltre indispensabile.

L'elisoccorso di notte funziona?
Al momento no. A Zermatt possono volare elicotteri piccoli che però non potrebbero trasportare un intero equipaggio di medici, infermieri e pazienti a bordo. Poi ci sono problemi di rischio oggettivo nel volo notturno.

Come funziona la struttura dell'emergenza?
Attualmente è in atto un rinnovamento: la centrale operativa ed il 118 sono stati riaccorpati alla struttura complessa di pronto soccorso per dare un'uniformità di percorsi e cure. In questo modo si hanno professionsti, infermieri e medici in grado di gestire le emergenze sul territorio e all'interno dell'ospedale. Quando una chiamata arriva al 118 l'operatore utilizza un sistema prestabilito per codificare il grado di urgenza e si interfaccia con il medico della centrale e invia l'equipaggio più adatto che può essere l'ambulanza, l'auto medica o i volontari. Il malato viene così trasportato al pronto soccorso e preso in carico da un'équipe e dagli ambulatori che gestiscono le liste mediche e chirurgiche. Abbiamo anche un reparto di medicina d'urgenza con 10 letti situato a fianco del pronto soccorso dove portiamo i malati con sintomatologia non ancora chiarita che necessitano di un'osservazione più prolungata fino a 24/48 ore, durante le quali vengono fatti accertamenti per arrivare alla diagnosi. I letti servono anche per la medicina d'urgenza, per i malati con diagnosi stabilita (shock settico, emorragia digestiva, intossicazione da farmaci) che devono essere stabilizzati prima del trasferimento nel reparto di competenza.

Il Pronto Soccorso spesso è visto come un luogo in cui si sa quando entra ma non quando si esce.
1Podio: Nel 2016 abbiamo avuto 51.053 accessi e il tempo medio di attesa, da quando il paziente è inserito dall'infermiere di triage alla vista del medico, è di 45 minuti. In particolare con codice rosso la visita è immediata, con codice giallo il tempo di attesa è di 8 minuti, con codice verde di 32 minuti e con codice bianco di 62 minuti. Tutti questi tempi sono inferiori agli standard nazionali (codice giallo entro 10/15 minuti, verde 30/60 minuti, bianco da 60 a 120 minuti). Il tempo medio di intervento, dall'inserimento alla chiusura della scheda di pronto soccorso con il paziente che viene ricoverato o dimesso, nel 2016 è stato di circa 97 minuti. Ad eccezione di questi giorni di epidemia influenzale, con pazienti che in alcuni pronto soccorso italiani restano anche 6 giorni in attesa di posto letto, siamo messi molto bene: i tempi di permanenza sono di 177 minuti (304 primo livello, 155 nei dea di II livello).

L'epidemia influenzale dunque è arrivata anche in Valle?
Podio: Nella settimana di Capodanno i casi sono nettamente aumentati soprattutto in età pediatrica, tra 0 e 5 anni, ed è raddoppiata l'incidenza negli over 64. In Italia nella stessa settimana sono stati registrati 10 casi ogni 1000 assistiti e la Valle d'Aosta è stata tra le regioni con un'incidenza superiore al dato nazionale.

Quanti sono stati gli accessi al pronto soccorso per l'influenza?
Podio: Più di 200 accessi al giorno, tanti per dispnea, febbre e tosse da lì bisogna poi distinguere quali casi sono davvero influenza.
Peinetti: Il pronto soccorso di una regione come la Valle d'Aosta ha lo stesso problema di tanti altri ospedali, ma noi abbiamo anche 300.000 turisti che sono tre volte tanto la popolazione valdostana, e l'unico vero pronto soccorso rimane sempre solo questo. La nostra attività in questo momento è paragonabile a quello di una grande città.

Podio: Per l'influenza però non si dovrebbe venire al pronto soccorso. Noi curiamo le complicanze dell'influenza, che potenzialmente possono essere molto gravi (polmoniti, disidratazione e complicazione delle malattie croniche dei pazienti). Al di là delle normale buone abitudini d'igiene, ciò che servirebbe di più è la vaccinazione.
Peinetti: Serve vaccinare a tappeto la popolazione a rischio, anche noi operatori sanitari. Se una ragazza prende l'influenza non succede nulla, ma gli anziani che hanno già dei problemi, o anche pazienti non anziani con patologie note, devono sottoporsi al vaccino perché in questo modo riducono in maniera notevole la gravità della malattia, se dovesse mai manifestarsi, e quindi eviterebbero anche di arrivare al pronto soccorso.
Podio. Vaccinandoci riduciamo il pericolo per i pazienti più a rischio.

Siamo una regione turistica: come vengono affrontate le emergenze?
Peinetti: I pazienti possono subire traumi sulle piste da sci o durante un'escursione in estate quindi dobbiamo affrontare emergenze 9 mesi all'anno. Nelle passate settimane la scarsità di neve ha aumentato l'incidenza dei traumi complessi. Faccio un esempio: recentemente in un solo giorno sono arrivate sette persone con fratture al femore.
Podio. L'elicottero sta svolgendo in questo periodo anche 20 interventi al giorno. Venti interventi escluse le ambulanze.

Sul territorio quali altre strutture decentrate sono in grado di garantire un primo intervento?
Peinetti: Nelle principali stazioni sciistiche operano i centri traumatologici, poi ci sono i poliambulatori dove però l'emergenza non arriva. L'unica alternativa al pronto soccorso sono in centri traumatologici.

Con la diffusione di internet molte persone cercano on line una risposta ai propri sintomi. Quante persone vengono in pronto soccorso affermando di sapere qual sia il loro problema perché lo hanno visto su internet?
Podio: La metà dei codici bianchi che arrivano da noi è male informata o perché ha letto qualcosa su internet o perché ha consultato certe riviste "di moda". Da noi però arrivano anche tanti soggetti ansiosi o depressi ed in questo periodo di crisi e mancanza di lavoro lo stress si ripercuote sulle sintomatologie a livello psicosomatico. Molti arrivano con crisi d'ansia e l'accoglienza in questo caso è fondamentale: bisogna visitare il paziente e fargli capire qual è il suo vero problema.
Peinetti: Dei passi avanti a livello locale sono stati fatti con l'associazione dei medici di famiglia: non c'è più "il" medico, ma ci sono più medici che danno vita di fatto a dei poliambulatorio in cui è più facile per il paziente trovare risposte assistenziali. E' chiaro che la presa in carico pre-ospedaliera del paziente è fondamentale per disintasare il pronto soccorso. Sarebbe un grosso vantaggio per chi ha veramente bisogno e frenerebbe anche la spesa sanitaria. Faccio un esempio: esiste il laboratorio dei codici bianchi in via Guido Rey e noi invitiamo i pazienti che sono qui, classificati come codice bianco, ad andare in via Gudo Rey ma loro non ci vanno perché preferiscono restare qui in attesa. E' una questione di cultura che potrà cambiare solo col tempo. I pazienti però devono cercare di capire che prima di arrivare in pronto soccorso è possibile rivolgersi alle strutture pre-ospedaliere, ovviamente se la patologia lo consente. Si sta creando un modello a cui possono e devono partecipare tutti e noi siamo in stretto contatto con i medici di medicina generale per rendere questo modello più efficente.

Podio: Bisogna inoltre cercare di essere più flessibili, cosa che non è sempre facile nella sanità pubblica; cercare di lavorare in funzione delle esigenze e dei flussi turistici, soprattutto da noi che gestiamo l'emergenza.

E' vero che c'è carenza di medici o di infermieri?
Peinetti: Non è così e non c'è alcuna fuga di personale. Per i medici cambiare ospedale è una cosa normale ed auspicabile per una questione di arricchimento personale. Non c'è stata e non c'è alcuna fuga, anzi sono arrivati nuovi specialisti. Il problema è che fino a poco tempo fa la Valle d'Aosta era una delle poche regioni a fare concorsi mentre oggi con la legge Madia c'è stata un improvviso aumento a livello nazionale. Alcune realtà come il pronto soccorso entreranno in difficoltà perché c'è bisogno di tanti medici per fare il turno di 24 ore e di conseguenza il mercato improvvisamente verrà "ripulito" dagli specialisti. Questo sarà un problema con cui già abbiamo iniziato a fare i conti: ai concorsi per 5 posti presentano domanda 20 candidati, ma alla fine se ne presentano soltanto 4 perché gli altri già sono stati presi.

C'è più carenza di medici o di infermieri?
Podio: Al momento c'è più carenza di medici specialisti che di infermieri.

 

Marco Camilli

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