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AOSTA. Il video che vi proponiamo è testimonianza di una crisi che ormai devasta il tessuto produttivo della nostra Regione e nello specifico di Aosta. La carrellata di immagini riguarda 135 negozi della città con le serrande abbassate.

Se Aosta piange, in resto della regione non sorride. Lo stesso accade in altri centri abitati come Pont-Saint-Martin, Verrès o, dulcis in fundo, Saint-Vincent.

Le motivazioni di questa catastrofe le conosciamo: una lunga crisi che ormai sembra un infinito supplizio, tasse elevatissime, affitti troppo alti per mantenere una attività aperta.

[tcvideo height="281"]https://www.youtube.com/watch?v=D8mnuRkbONQ[/tcvideo]

Criticare i governanti nazionali e locali non ha più senso: molti di loro vivono in una bolla, dove tutto va bene e dove uno "zero virgola" in più per cento è sufficiente per affermare che la situazione sta migliorando, e chi dice il contrario è un disfattista. Nemmeno sarebbe servito sentire assessori e responsabili vari: i loro pensieri già li conosciamo.

Per il futuro serve una città, una regione che sia in grado di tornare a produrre. Un territorio dove il lavoro non sia un regalo di mamma Regione, bensì un progetto sognato, voluto e realizzato.

 

Riportiamo di seguito alcuni dei tanti commenti e riflessioni che stanno fioccando sui social in risposta al video.

Giovanni
"Terrificante, non ce la si fa più. E quando le vie saranno vuote, la città morirà... e poi ci saranno politiche per far rinascere il commercio! Pensarci prima?"

Patrick
"Ringraziamo la globalizzazione. L'Unione Europea e gli italiani che hanno venduto se stessi e il Paese alle banche e alla multinazionali. Non vi resterà più nulla. La Cina in Valle la fa da padrona. Lentamente e in silenzio ci compra tutto. Potrà sembrare un bene, ma non è così".

Simona
"Anche gli affitti folli contribuiscono".

Davide
"Oramai fare del commercio è molto difficile, se non quasi impossibile. I fattori che lo impediscono sono molteplici e complicati da superare. La prima cosa sarebbe ripristinare dei corsi preparatori per cercare di impedire che la gente butti i soldi e vita in missioni impossibili".

Lina
"Tristezza!!!"

Luca
"Avete fatto un bel lavoro di ricerca e foto. Bravi. Ma tanto secondo il sindaco e i suoi amici scienziati del turismo mancano supermercati tipo al mercato coperto, o alberghi alla porta Sud. Poi fanno gli alberghi nuovi a "4 stelle" e vendono le camere a 86 euro".

Aldo
"Grazie politici avete ridotto la nostra città a un deserto. Anche i vostri uffici non sono da meno... 100 uffici vuoti in degrado intanto voi salvate il Casinò, edifici grandiosi, aeroporto internazionale, ecc ecc.. invece di aiutare chi giorno per giorno apre la sua attività cercando di sopravvivere... bravi!"

Anna Maria
"Tutti a pontificare per poi fare gli acquisti su internet".

Rosy
"Complimenti a chi ha fatto questo servizio. Spero che arrivi ai nostri politici che vengano un attimo distratti dalle loro comode poltrone, e pensino che Aosta sta morendo, che servono politiche diverse, la viabilità è peggiorata e mai migliorata, i trasporti da alta e bassa Valle sono impossibili, inesistenti e l'autostrada inaccessibile per costi di conseguenza la statale è intasata. Senza parlare dei costi per i servizi comunali. Gli affitti andrebbero ancora di più adeguati alla crisi, forse se qualcuno iniziasse a migliorare qualcuno di questi aspetti ci sarebbero più investimenti in attività commerciali e artigianali".

Sandra
"Aosta sta diventando una città di soli bar anche se per assurdo abbiamo perso quegli storici (quello du Theatre, Boch e tra poco in Nazionale)".

Alby
"Non è un problema solo di Aosta. Vedere i negozi chiusi in via Roma a Torino è tutto dire. L'Italia sta lentamente scivolando in un baratro".

Lidiu
"Che tristezza ragazzi e pensate che ho lasciato Roma 17 anni fa per trovare e vivere una bella storia di tranquillità e piccole soddisfazioni qui ad Aosta. Che tristezza sta diventando questa bella Italia, che tristezza".

Nadia
"Che peccato, ho lasciato Aosta 26 anni fa florida e in crescita. Ora la vedo soccombere come Biella, la città dove vivo ora. E' vero, anche le grandi città stanno subendo questo scempio, il progresso attacca duro, ma noi che siamo cresciuti facendo la spesa nei negozietti sotto casa non possiamo che rimpiangerli".

Aldobrando
"Bisogna essere onesti. Perché lamentarsi dei negozi chiusi e comprare su Amazon? E' un paradosso. Il grosso problema è che i negozi tengono su la filiera e pagano le tasse. Amazon paga le tasse all'estero. Di conseguenza i soldi escono dalla classe media in un solo verso. E' l'on line e un processo mondiale. A Oxford Street chiudono i negozi!".

 

 

 

Marco Camilli