'Bisogna riorganizzare le priorità e ritarare tutto ciò che fino a ieri pensavamo fosse importante'

 

Fulvio Centoz

Sindaco Centoz, dopo tre settimane di confinamento come sta reagendo la città di Aosta?
«Le regole che impongono di restare a casa ormai sono in vigore da settimane ed è evidente che la gente comincia a mostrare insofferenza. È abbastanza intuibile. Oggettivamente ci sono persone in difficoltà economica e molti iniziano a mostrare sofferenza anche psicologica per il fatto di non poter uscire, non poter fare ciò che faceva qualche settimana fa».

Dopo le segnalazioni su possibili rivolte, il governo ha stanziato tramite la Protezione civile 400 milioni di euro per chi non riesce più a fare la spesa.
«Stiamo cercando ancora di capire come funziona questa misura». 

A naso, crede che potrà aiutare a calmare la situazione?
«Calmare la situazione sarà difficile. Inizia ad esserci gente disperata. Bisogna mettere in campo tutto ciò che si può e velocemente perché lo stop alle attività produttive crea problemi alle piccole e medie imprese, alle grandi imprese, ma anche alle persone che perdono il lavoro, a chi non risulta nella cassa integrazione, a chi viveva di piccoli lavoretti saltuari e adesso si trova senza rete di protezione. Credo sia imperativo da parte della pubblica amministrazione - che sia lo Stato o la Regione o il Comune - farsi carico di questa situazione».

La misura prevede che i buoni spesa e i generi alimentari siano distribuiti attraverso la rete degli assistenti sociali che già conoscono le famiglie indigenti. L'emergenza Coronavirus ha però creato nuovi poveri, persone e famiglie che non sono noti alle reti di sostegno perché fino a ieri non avevano problemi economici. Queste persone come saranno raggiunte?
«Proprio su questo abbiamo avuto un confronto in Comune. Sarà necessario partire da una mappatura delle persone in difficoltà di cui Comuni e Regione sono già a conoscenza perché monitorate dall'assistenza sociale, ma poi bisognerà estendere la mappatura a tutte le persone che adesso si trovano in difficoltà e prima non lo erano. Il primo problema sarà individuare queste persone per usare i fondi in maniera mirata, in modo da darli a chi ne ha davvero bisogno».

Che strada ci aspetta?
«Saranno momenti non facili, non possiamo nasconderlo. Spero che la politica sia in grado di fare un passo in avanti perché non è questo il momento delle polemiche e delle divisioni. Come valdostani bisogna tutti rimboccarsi le maniche e provare a uscire da questa situazione. È evidente che far ripartire una società che è rimasta bloccata tre settimane e che lo sarà ancora per qualche altra non sarà semplice né immediato. Bisognerà riorganizzare le priorità e ritarare tutto ciò che fino a ieri pensavamo fosse importante. Questa cosa ci ha scombussolati tutti».

Ha parlato della politica. Quella valdostana era già stata messa a dura prova dalle indagini giudiziarie, spesso è stata ed è litigiosa. Cosa ne rimane adesso?
«Diventa veramente difficile ragionare in questo momento su mutamenti radicali soprattutto in persone che fino ad oggi magari non hanno dimostrato grandi cambiamenti. Questo però non è il momento di fare polemiche. Bisogna fare sistema, serve l'aiuto di tutti ed è necessario in qualche modo sotterrare l'ascia di guerra e lavorare tutti insieme per uscirne. Altrimenti siamo destinati ad una catastrofe».

Lei è anche padre di tre figli. Come vivono i bambini questa situazione?
«Quando ci riuniamo a cena e a pranzo cerchiamo di spiegare loro ciò che sta accadendo. Si sono resi conti che le cose non sono più come prima, che non possono vedere gli amichetti e che possono usare solo la videochat. Spiegare tutte le conseguenze di questa situazione è difficile, ma anche loro percepiscono che qualcosa non va. È un qualcosa che rimarrà loro impresso».

Ha un messaggio da rivolgere alla città e ai valdostani?
«In questo momento dico di continuare a rispettare le prescrizioni previste perché sono l'unico modo che abbiamo per limitare il contagio. E poi di non scoraggiarsi perché in fin dei conti i valdostani sono un fiero popolo di montagna che ha passato momenti anche peggiori e sono convinto che riuscirà a superare anche questo bruttissimo momento. Da questo punto di vista rimango ottimista e fiducioso. Tutti dobbiamo, pur nelle difficoltà e nei problemi, guardare avanti con ottimismo. Sono convinto che risalire sia possibile».

 

Marco Camilli

 

 

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