Durante una discussione sul ddl Zan l'assessore di Aosta ha parlato degli atti di bullismo subiti da giovane

 

Samuele Tedesco

AOSTA. «Spesso quando si è piccoli si è soliti dar vita a oggetti inanimati, a pupazzi, a bambole. Io ho iniziato a dar vita a quella cintura nel comodino. La guardavo e pensavo che potesse essere quell'oggetto magico a portarmi in un altro mondo, un mondo non fatto di sofferenza, un mondo dove sono intorno a persone che mi amano, dove non sono quella parola con la "f", ma Samuele e basta». Così è intervenuto durante il consiglio comunale di Aosta l'assessore all'istruzione, politiche giovanili e cultura Samuele Tedesco, 27 anni, durante la discussione di un ordine del giorno (approvato a maggioranza) a favore del ddl Zan contro l'omotrasfobia.

Già presidente dell'Arcigay Valle d'Aosta, Tedesco ha parlato degli atti di bullismo subiti da giovane e di giovani che si sono suicidati per i soprusi subiti per il loro orientamento sessuale.

«Ho iniziato a pensare all'età di 13 anni che quello fosse il mio vero nome, che il mio nome non fosse Samuele ma frocio», ha affermato Tedesco. «Così come Andrea (il ragazzo romano di 15 anni che si tolse la vita nel 2012), tante e tanti della comunità Lgbtq hanno pensato al suicidio. Mi ricordo ancora quando andavo con la scuola con la nonna con il magone. È un luogo che ho rifiutato per tanto, troppo tempo. Ricordo i bigliettini, gli insulti, addirittura un coltellino puntato sul fianco quando in aula magna stavamo guardando un film, su Martin Luther King tra l'altro. Il panico prevale in quelle situazioni e credo di non aver ringraziato abbastanza il docente e qualche mio compagno che hanno saputo da subito sostenermi».

 

 

C.R.

 

 

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