Intervista al sindaco di Aosta Centoz: "quel che sono lo devo alla mia famiglia"

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Centoz fulviofamx350AOSTA. Questa settimana ho incontrato il primo cittadino di Aosta, Fulvio Centoz, che mi ospita nel suo ufficio per raccontarsi da Valdostano, cittadino, uomo e padre. Ho trovato una persona disponibile a dare un po' di sé in modo semplice e autentico, un uomo che si identifica col suo lavoro per la maggior parte del tempo, ma che riserva la parte più spensierata a ciò che lo ha reso quello è oggi: la sua famiglia.

Mi parla della sua infanzia?
Nasco ad Aosta il 4 Febbraio del 1975, ho sempre vissuto qui da una famiglia originaria della zona del Gran Paradiso, tra Saint-Pierre e Rhêmes-Notre-Dame. Mio padre era un operaio dell'Enel e mia madre era una casalinga e aveva anche un negozio stagionale di alimentari a Rhemes appunto che teneva aperto nei periodi di vacanza scolastica, quindi la mia infanzia e la mia gioventù sono tutte lì. Per me è sempre stato il luogo che ricordo più volentieri della mia infanzia, ci andavamo da Giugno a Settembre e in tutte le vacanze, quindi i ricordi più belli sono lì.

Che bambino era?
Mah.. credo vivace il giusto. Trovandomi in un piccolo paesino, una località turistica, ed avendo due alberghi vicino al nostro negozio, ho sempre avuto la fortuna di passare le estati insieme a tanti ragazzi di altri posti. Al tempo erano ancora vacanze lunghe per cui si costruiva questa bella compagnia numerosa con cui giocare. Ricordo le estati passate a giocare a guardie e ladri nel villaggio coinvolgendo tutti i ragazzini, sia del posto che turisti. Credo di essere stato un bambino abbastanza tranquillo comunque.

Guardia o ladro?
Dunque, all'inizio quando ero piccolo ero inesorabilmente messo tra le "guardie" perché tutti volevano fare il ladro, poi crescendo ho iniziato a poter fare anche un pò il "ladro" nel gioco.

Come e perché arriva la politica?
La politica attiva arriva abbastanza tardi dopo essermi laureato in Giurisprudenza e dopo aver iniziato a lavorare come avvocato. Al rientro da Pavia, dove avevo studiato, mentre stavo facendo il mio percorso per iniziare la professione, ho iniziato a far politica. Mi hanno chiesto di candidarmi come Vicesindaco nel Comune di Rhêmes-Notre-Dame appunto nel lontano 2005. All'epoca perdemmo le elezioni. Per pochi voti, però perdemmo. Rimasi all'opposizione per cinque anni e nel 2010 vinsi le elezioni e divenni Sindaco di Rhêmes.

Perdere cosa le ha insegnato?
Mi ha insegnato a non dare nulla per scontato, a lottare comunque per quello che si vuole realizzare. Gli umori della gente sono molto volatili, quindi il consenso e l'apprezzamento arrivano molto velocemente ma possono andar via altrettanto velocemente.

Un episodio della sua vita che l'ha messa alla prova invece?
Quando il mio secondo figlio ha avuto un incidente domestico nel 2014. Ha perso quattro dita del piede a due anni e mezzo. Era un periodo in cui io facevo il sindaco, lavoravo, facevo il segretario del partito.. quindi ho pensato, di fronte a quell'episodio, che forse stavo trascurando la mia famiglia. Invece devo dire che ne siamo usciti più uniti e forti di prima e vedere che ora lui sta bene e conduce una vita normale è la mia vittoria. Quell'evento traumatico e pesante forse ha insegnato a tutti a mettere a fuoco quali sono le priorità della vita.

Come arriva ad Aosta?
Arrivo ad Aosta un po' per casi fortuiti, nel senso che nel corso del mio mandato da Sindaco a Rhêmes sono diventato segretario regionale del PD. Mi sono iscritto appena il partito è nato nel 2007 e mi considero un attivo del Partito Democratico nel senso che io prima non ho mai avuto tessere. Ho sempre votato nell'area del centro sinistra e ho trovato che il PD rispondesse un po' alle mie esigenze. Quindi nel 2015, senza averlo preventivato, l'occasione si è materializzata ed eccomi qui.

Che tipo di sindaco si sente?
Credo di essere un sindaco che cerca di cogliere gli umori della gente anche se non è sempre semplice, quindi mi rendo conto che magari posso anche aver fatto degli errori e aver compiuto delle scelte non perfettamente in linea. Credo che sia fondamentale cogliere gli umori delle persone ma credo che sia importante provare a dare una prospettiva. Per cui quando cerchi di dare una prospettiva, gioco forza ti scontri con qualcuno. Cerco di essere un sindaco che si informa, studia, tenta di capire al meglio il funzionamento della macchina amministrativa e le varie competenze provando, con tutti i limiti del caso e delle mie capacità, a dare un'impronta e soprattutto dare una visione.

Ad oggi sente di esser rimasto fedele all'impronta che voleva dare al suo mandato?
Credo sostanzialmente di sì, nel senso che com'è ovvio quando fai amministrazione, quando fai politica, devi confrontarti necessariamente con altre persone e devi arrivare a dei compromessi. Credo però di vedere Aosta con la prospettiva di una città capoluogo, una città con grosse potenzialità di sviluppo, a misura d'uomo, più legata al turismo e che si trova a un bivio storico come tutta la nostra Regione. Trovo anche sia una città molto attenta alle esigenze delle categorie più deboli con degli investimenti importanti nel settore sociale, pur con gli inevitabili tagli. Certo il mio sguardo è anche alle sacche di povertà e di difficoltà che pure ci sono e che vanno tenute in debita considerazione.

Parliamo di lei come marito e come padre..
Bisognerebbe chiedere a mia moglie..  Credo di essere un discreto marito, senza avventurarmi troppo avanti (sorride, n.d.r.). Non sono una persona che manifesta troppo volentieri i propri sentimenti e forse chi mi sta affianco si augurerebbe di avere qualche manifestazione di affetto più espansiva. Al con trario io sono molto riservato da quel punto di vista, che non vuol dire che non provi certi sentimenti, ma che faccio fatica ad esprimerli. Come padre, dato che l'attività politica toglie delle opportunità alla famiglia e ai figli in particolare, cerco di ritagliarmi dei momenti solo per loro. In quei momenti sono il papà che gioca a far la lotta, che legge loro delle storie alla sera ma anche che mette loro dei paletti e delle regole.

A cosa non rinuncerebbe mai?
Alla mia famiglia e ai miei valori. Alla mia integrità morale, al senso di giustizia, all'onestà ed al valore dell'uguaglianza: andare tutti avanti senza che nessuno rimanga indietro.

Se si trovasse di fronte un cittadino, cosa gli direbbe?
Ringrazierei per la collaborazione che quotidianamente mi offrono i cittadini con mail di segnalazioni e di supporto o anche incontrandomi per strada. Questo rende il mio lavoro un lavoro fatto "assieme” a loro. E mi scuserei se i tempi e la burocrazia della macchina amministrativa non sempre rendono fattibili le iniziative nel tempo sperato.

Se ci fosse la sua famiglia invece?
A mia moglie direi che la ringrazio, perché se sono la persona che sono e se sono qui è grazie a lei. Credo che il mio matrimonio sia stato il punto di svolta in cui è aumentata la mia sicurezza e la mia serenità. Anche il sapermi relazionare in maniera più sicura col mio lavoro e con le persone è migliorato notevolmente da quando mi sono sposato. Avevo bisogno di una persona che mi desse il supporto, la sicurezza e che mi comprendesse in tutto, aspirazioni comprese. Le direi grazie, per la donna che è.. Ai miei bimbi direi che riempiono la mia vita. Sono la mia boccata d'aria, il posto in cui stacco tutto per riprendere forza e pace.

 

Adriana Guzzi