La Commissione Paritetica, ennesimo esempio di una non politica che svilisce l'Autonomia


Il continuo rinvio delle nomine, un consiglio regionale che sa solo parlarsi addosso, Roma in attesa che la Valle d'Aosta batta un forte colpo

 

chanoux emileAOSTA. Non è un argomento sexy, non si presta a titoli virali e difficilmente attira l'attenzione dell'opinione pubblica, eppure la Commissione Paritetica rappresenta forse molto più di tante altre cose uno dei baluardi dell'Autonomia della Valle d'Aosta. Merita la massima attenzione da parte dei valdostani elettori e della politica.

Quella politica, che in Consiglio regionale ad ogni occasione urla di "senso di reponsabilità" e di "difendere l'autonomia" dagli "attacchi di Roma", da tempo rinvia ogni decisione su questo organo molto importante. Importante in quanto lavora affinché la legislazione nazionale non "invada" quella valdostana e non "calpesti le sue prerogative", per ripetere alcuni dei concetti uditi in questi anni.

Si dice spesso che l'elefantiaca burocrazia italiana blocchi le iniziative, impedisca lo sviluppo, rallenti ogni decisione. Paradossalmente invece ora che la Valle d'Aosta avrebbe tutto l'interesse ad agire nel più breve tempo possibile, è Roma a trovarsi nella situazione di aspettare, persino di sollecitare la politica valdostana a muoversi. Lo sta facendo da mesi. E Aosta continua a non decidere.

Strano? Ovviamente no. Perché anche una nomina di questo genere, che dovrebbe essere pensata esclusivamente per il bene della Valle d'Aosta tutta, ha implicazioni politiche. Il discorso quindi torna sempre allo stesso punto: una politica ferma da anni ai battibecchi infantili, al parlarsi addosso, al voler far crescere il proprio orticello facendo terra bruciata tutto intorno, indebolendo e sminuendo quell'Autonomia che è l'unico motivo che permette ai nostri loquaci rappresentanti di essere lì dove sono.

La nomina della Commissione Paritetica è quindi un perfetto indicatore delle reali intenzioni e delle vere capacità della politica valdostana. Che parla tanto, accusa molti e poi lascia tutto com'è.

 

Marco Camilli

 

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