'Senza l'apporto della stagione invernale per la montagna è il disastro totale'
AOSTA. Le regioni alpine continuano a fare fronte unito per invitare il governo a cambiare idea e consentire l'avvio della stagione turistica invernale 2020/2021. Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, province autonome di Trento e Bolzano, Veneto e Friuli Venezia Giulia chiedono anche un incontro con il ministro Gualtieri.
Perdite per 20 miliardi di euro
Il mancato avvio della stagione invernale e la mancanza di vacanze sugli sci a causa dell'emergenza Covid-19 significherebbe una perdita economica enorme per tutto l'indotto che caratterizza l'economia delle Alpi, ma anche di zone degli Appennini.
Le Regioni e le Province alpine hanno calcolato in almeno 20 miliardi di euro la perdita per l'indotto, "una cifra vicina all’1% del Pil nazionale".
"Senza l'apporto della stagione invernale per la montagna è il disastro totale. Chiudere durante le festività natalizie significherebbe pregiudicare irrimediabilmente l'intera stagione, molti non aprirebbero nemmeno più", sottolineano i sette assessori dell'arco alpino. Alle perdite dirette per gli impianti a fune infatti "bisogna aggiungere i noleggi, le scuole di sci, i ristoranti, i rifugi, gli alberghi, i bar, i negozi e tutte le altre attività economiche legate, dall’artigianato alla filiera alimentare, senza dimenticare il settore dei traporti privati, dei servizi, della moda, dei carburanti e così via".
Di riflesso la situazione metterebbe a rischo "alcune centinaia di migliaia di posti di lavoro", soprattutto stagionali.
Ristori adeguati per le attività coinvolte
Le sette Regioni e Province rivolgono "un appello al Ministro dell’economia Roberto Gualtieri affinché ci possa incontrare ed ascoltare. Il trasporto di persone sugli impianti a fune deve essere considerato alla pari di altri mezzi di trasporto, come bus e treni".
Noi - dicono i sette assessori - siamo pronti al confronto con il Governo per evitare rischi collegati alle festività, e siamo sicuri che é possibile gestire la questione. Del restoquando chiediamo l'apertura dei comprensori sciistici in sicurezza grazie al protocollo approvato lunedì lo facciamo per tutelare un indotto che è vitale per la montagna, ad oggi non ci sono alternative per garantire un tale indotto e occupazione. Pertanto - concludono -, sia in caso di prolungamento della chiusura dei comprensori sciistici sia nel caso di una riapertura con forti limitazioni di presenze sugli impianti e piste da sci, chiediamo al Ministro Gualtieri e al Governo Conte di prevedere adeguate misure economiche di ristoro per le attività direttamente ed indirettamente coinvolte".
Clara Rossi