Coronavirus, priorità di settembre: saper distinguere casi Covid da influenza

Intervista al dott. Franco Brinato, direttore del distretto sanitario 3 della Valle d'Aosta

 

coronavirusIn Valle d'Aosta ormai da tanti giorni i contagi sono praticamente zero e questo contribuisce a rendere i valdostani un po' più tranquilli. Qual è la situazione generale?
"Bisogna ricordare che il virus è ancora in circolazione, quindi è necessario sempre prestare attenzione. Forse noi in Valle siamo stati bravi perché abbiamo messo in campo procedure che ci hanno portato alla situazione di oggi di contagio zero, anche nelle strutture socio-santarie che hanno subito di più l'emergenza. Adottiamo continuamente procedure che limitano il contagio".

Nelle strutture per anziani?
"Nelle RSA private e pubbliche abbiamo fatto un lavoro eccellente: oggi non c'è alcun caso all'interno delle strutture e tutti gli utenti hanno ripreso una vita "normale" sociale. Gli anziani hanno bisogno di stare insieme, di vedere i propri parenti rispettando tutte le procedure e stare all'aria aperta".

I consultori sono tornati in attività?
"La maggior parte sono aperti. Il ritardo nella riattivazione è dovuto al monitoraggio epidemiologico del Covid-19. Visti i risultati che abbiamo, la riapertura è avvenuta in sicurezza. Continuamo ad ogni modo a fare il triage per ridurre al minimo il rischio".

I valdostani stanno riprendendo confidenza con ospedali e pronto soccorso, ma senza affollarli.
"Il fatto di non accedere al pronto soccorso non è un buon segnale in realtà. La paura delle persone di rimanere contagiate in ospedale è un problema, ma è bene spiegare che il pronto soccorso e l'ospedale oggi sono luoghi sicuri. Non si deve trascurare la propria salute: bisogna andare in ospedale se si ha bisogno, o almeno bisogna consultare un medico anche telefonicamente. Ma ripeto: l'ospedale attualmente è un luogo sicuro".

Siamo attorniati da Regioni con una situazione dei contagi molto diversi dalla nostra ed in molti Paesi nel mondo la situazione è molto grave. In Valle manteniamo invece un indice di contagio molto basso: come mai?
"Il virus non ha confini, nel modo più assoluto. Il contagio avviene  - è accertato - per via aerea e i casi registrati soprattutto in cinque o sei regioni italiane sono tutti casi di importazione. Perché si è ridotto il contagio? Perché sono diminuiti gli spostamenti delle persone da un continente all'altro. Il virus non viaggia nell'aria. Parliamo di microorganismi che vivono solo all'interno di un organismo e passano da uno all'altro. Certo, l'aria può favorire il contagio a poca distanza, ma siamo noi, con il nostro organismo, a trasportarlo. Per questo limitare i contatti significa fortemente il contagio":

A che punto siamo con l'individuazione di un vaccino?
"Non esiste ancora nulla, ma sicuramente prima o poi ci sarà. Spero entro quest'anno. Per ora dobbiamo affidarci alle minime ed indispensabili norme igieniche".

Quali sono le previsioni ad oggi per l'autunno? Ci sarà una nuova ondata di contagi?
"Quella di una recrudescenza è solo una ipotesi. È invece sicuro che andremo incontro ad un primo periodo di influenza in cui sarà difficile distinguere tra infezioni da virus influenzale e infezioni da Covid-19. Le vaccinazioni in questo ci aiuteranno molto".

Quindi bisogna vaccinarsi?
"Sì, invitiamo a vaccinarsi non solo le persone a rischio, ma anche il personale sanitario visto che sarà poi a contatto con le persone. Se gli operatori si ammalano, immaginiamo come potrà funzionare il sistema sanitario con personale dimezzato. La vaccinazione inoltre è consigliata per i bambini. Non è obbligatoria e quindi dipenderà dalla sensibilità dei genitori".

La vitamina D aiuta?
"Questa vitamina rafforza il sistema immunitario e contribuisce a diminuire la contagiosità del virus e, di conseguenza, i contagi. I raggi solari ne stimolano la produzione, quindi da settembre tutti al Sole! E se c'è carenza, soprattutto d'inverno e nelle zone di montagna, si possono assumere integratori seguendo attentamente i dosaggi consigliati".

Veniamo ad alcune notizie recenti. L'Istat ha pubblicato uno studio secondo il quale l'89% dei pazienti Covid deceduti sono morti a causa del Covid e non per altre malattie.
"Una morte per Covid può essere accertata solo tramite l'autopsia e sui malati morti con Covid non credo abbiano fatto un numero così elevato di autopsie per poter trarre delle conclusioni. Certo, l'infezione in questione è sistemica e colpisce tutti gli organi, quindi in pazienti compromessi il virus sicuramente ha accelerato e portato alla morte. Parlo per esperienza e conoscenza dell'argomento".

Uno studio di ricercatori italiani afferma che i raggi UV che uccidono il virus del Covid in pochi secondi.
"Questa fa parte di tutta una serie di notizie prive di base scientifica. La cosa da sottolineare è che il virus è più contagioso in un ambiente freddo rispetto ad uno caldo, ma questo è solo un aspetto della situazione. Durante la bella stagione i contagi diminuiscono non perché i virus non si trasmette più, ma perché si vive di più all'aperto e quindi con un maggiore distanziamento tra le persone. D'inverno al contrario si vive di più in spazi chiusi e questo aumenta la possibilità di contagio".

Altra notizia recente: in Umbria una prostituta è risultata positiva al virus e le autorità locali stanno cercando di rintracciare i suoi clienti. Si sta facendo qualcosa per la prevenzione in questi ambienti?
"Non entro nel merito del problema della prostituzione, ma posso dire che oggi si stanno facendo le stesse cose di prima e cioè praticamente nulla. Quello della prostituzione è un ambiente a rischio da sempre per le malattie veneree e non soltanto per il Covid, ma in fatto di controlli sanitari e prevenzione in Italia siamo centro anni indietro rispetto ad altre nazioni. Come le prostitute, anche gli immigrati sfuggono ai controlli. Al di là delle idee politiche, chi vive nel Paese non può non essere curato perché diventa una mina vagante in termini sanitari. E, anche umanamente, le cure devono esserci".

Tra le tante notizie apparse ultimamente, una afferma che il Covid-19 colpirebbe prevalentemente alcuni gruppi sanguigni. È vero?
"Non sono a conoscenza di studi che lo dimostrano. Si è parlato che i soggetti con gruppo sanguigno A che sarebbero più suscettibili, ma non ci sono studi al riguardo".

 

 Marco Camilli

 

 

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