Testolin: Palazzo Cogne rimarrà al centro della vita socio-culturale

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Palazzo CogneAOSTA. Ancora una volta Palazzo Cogne di Aosta, sede di diverse associazioni a cui la Regione ha intimato lo scorso anno lo sgombero, è stato argomento di discussione in Consiglio Valle. L'aula ieri ne ha parlato per diverse ore confrontandosi su una mozione della Lega (emendata e infine respinta con l'astensione della maggioranza, di Rc e di Adu).

L'assesore alle finanze Renzo Testolin ha dichiarato che il percorso di recupero complessivo dell'edificio su cui sta ragionando l'Amministrazione regionale ha bisogno di «una programmazione che tenga conto dell'ubicazione e della poliedricità del Palazzo e andrà nell'ottica di riposizionarlo al centro della vita socio-culturale e commerciale». A detta dell'assessore dunque una volta ristrutturato, parte dell'edificio continuerà a mantenere la stessa funzione di oggi.

Sullo sgombero però da parte del governo nessun dubbio. «Quando si amministra - ha aggiunto l'assessore alle opere pubbliche Stefano Borrello -, a volte bisogna anche fare delle scelte impopolari ma che sono assunzioni di responsabilità: non è una questione di essere buoni o cattivi. Prendiamo delle decisioni sulla base di dati tecnici che ci vengono prodotti e su questi dobbiamo decidere, pensando a tutti gli aspetti».

Secondo Alberto Bertin (Rete Civica) esiste la concreta possibilità che il trasferimento delle associazioni rappresenti il primo passo di un processo irreversibile che favorirà la speculazione edilizia. «Se tutte le attività saranno sparpagliate in altre parti della città o in altri comuni, perderanno il loro importante ruolo sociale e di aggregazione. E come succede spesso - ha spiegato - il trasferimento provvisorio diventerà definitivo. Interrompere le attività delle associazioni e procedere allo sgombero del palazzo si tradurrà in un abbandono dello stesso che, fra qualche anno, senza essere stato ristrutturato, sarà svenduto alla speculazione edilizia».

«Siamo tutti d'accordo sulla valenza sociale del CCS Cogne e nessuno vuole chiuderlo - ha dichiarato Luca Bianchi (Uv). Dall'altra però dobbiamo fare i conti con una perizia che mette in discussione la sicurezza del Palazzo. Ad oggi, l'unica strada percorribile è quella di fare un'ulteriore perizia dell'intero fabbricato per dare delle risposte concrete, serie e vere a chi frequenta oggi il CCS Cogne.»

Per Daria Pulz (Adu) una nuova perizia è però «inutile e dispensiosa, basterebbe invece un'integrazone alla perizia già effettuata che non ha rilevato problemi di staticità della struttura».

«Si tratta di una questione prettamente tecnica - il commento di Patrizia Morelli (Alpe) -. Il crollo degli intonaci è comunque un rischio da non sottovalutare. Tutti teniamo a quel Palazzo, ma non possiamo essere approssimativi su un rischio. Procediamo rapidamente ad una perizia che metta un punto definitivo sulla questione strutturale e valutiamo soluzioni alternative per limitare i disagi dei fruitori. Ad oggi, questa è la risposta più seria che possiamo offrire ai cittadini e alle associazioni giustamente preoccupati».

Dall'assessore alla sanità Mauro Baccega è arrivata infine una proposta alternativa personale, non discussa con la maggioranza: «Prevedere l'affidamento all'Arer della palazzina del quartiere Cogne, al fine di un recupero del fabbricato da destinare al CCS Cogne, mentre l'area dove trovavano posto le associazioni potrebbe essere riqualificata, nel tempo, con la realizzazione di appartamenti da assegnare esclusivamente ai disabili, atteso che il Contratto di Quartiere non ha previsto alloggi a sufficienza».

 

 

 

 

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