La Salute su Aostaoggi.it: il monossido di carbonio, fondamentale la manutenzione degli impianti di riscaldamento

Con l'avvento della stagione autunnale e invernale aumenta il rischio d’inquinamento domestico

AOSTA. L’ossido di carbonio (CO) o monossido di carbonio è un gas incolore, inodore, insapore infiammabile, molto tossico per l'uomo che si forma dalle combustioni incomplete di molte sostanze organiche. L’intossicazione acuta avviene per esposizione alla combustione di gas di scarico di automezzi, fumi d’incendio o derivati dai processi industriali. Le cause più frequenti d’intossicazione in ambiente domestico sono gli impianti di riscaldamento a uso domestico mal funzionante (caldaie, caminetti a legna o a carbone e caldaie a cherosene, bracieri etc), Incendi e fughe di gas. In Italia si stima che il CO causi ogni anni circa 6000 ricoveri e più di 350 decessi. In Valle d'Aosta, nel periodo tra dicembre 2015 e maggio 2017, sono stati ricoverati, per intossicazione da CO, circa cinquantanove persone. Questi dati, tuttavia sottostimano la reale incidenza del fenomeno, perché l'intossicazione da CO, rappresenta una delle più frequenti cause di errore diagnostico in Medicina d’Urgenza, essendo i sintomi di presentazione molto variabili e spesso riferibili ad altre patologie. Si stima che, durante il periodo invernale, la prevalenza dell’intossicazione “occulta” da CO fra i pazienti che si presentano nei dipartimenti di emergenza / pronto soccorso sia del 3-5%.

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Che cosa è il monossido di carbonio e quali sono le fonti di emissione in ambiente domestico?
Il CO è un gas inodore, insapore infiammabile, non irritante né percepibile che deriva da una combustione imperfetta di sostanze organiche; è prodotto quando sostanze contenenti carbonio, come gas, petrolio o carbone, sono bruciati in assenza o mancanza di ossigeno (aria), o quando sono presenti difetti tecnici di forni, impianti di riscaldamento o tubi di scarico.
Le potenziali fonti di rischio in ambiente domestico sono:
- Sistemi di riscaldamento a gas, nafta, legno (stufe, scaldabagni camini, caldaie non necessariamente mal funzionanti)
- Barbecue utilizzati in spazi chiusi (ad esempio garage, appartamento.)
- Uso di strumenti a benzina (ad esempio tosaerba, automobili) accessi in spazi chiusi
- Cloruro di metile: sostanza contenuta in alcuni prodotti usati per la rimozione di vernici che poi è convertita in monossido di carbonio a livello epatico.
- Anche il fumo di tabacco, a livelli ristretti, costituisce una sorgente d’inquinamento da monossido di carbonio.

Perché il CO è tossico per l’uomo?
Il monossido di carbonio è un gas molto velenoso per l’uomo, la morte può sopraggiungere entro trenta minuti in un ambiente contenente lo 0,1% di CO.
E’ assorbito esclusivamente per via respiratoria, diffonde facilmente nel sangue e si lega all’emoglobina. I meccanismi su cui si basa la sua tossicità sono dovuti alla formazione con l’emoglobina di un composto fisiologicamente inattivo, la carbossiemoglobina, incapace di trasportare l'ossigeno ai tessuti. Gli organi maggiormente colpiti sono il cuore e il cervello, organi particolarmente sensibili alla mancanza di ossigeno. Il CO si lega anche alla mioglobina, proteina presente nei muscoli, annullando la scorta d’ossigeno necessaria alla contrazione muscolare. La tossicità è proporzionale alla concentrazione e al tempo di esposizione al tossico. L’’intossicazione è identificata con il riscontro di valori postivi di carbossiemoglobina (COHB) nel sangue. Sono considerate
normali concentrazioni di carbossiemoglobina minori dell’1% dell’emoglobina circolante.

Quali sono i fattori che favoriscono l’intossicazione?
La risposta dell’organismo all’esposizione di CO dipende da:
- Quantità di CO respirato nell’aria
- Tempo di esposizione al CO
- Capacità ventilatoria polmonare al minuto (un aumento degli atti respiratori facilita la concentrazione del CO nel sangue.)
- Concentrazione della carbossiemoglobina nel sangue
- Malattie preesistenti, (anemia, insufficienza respiratoria, cardiopatie ETC) possono aumentare il rischio d'intossicazione.
- Età, i bambini sono maggiormente a rischio per il maggior consumo di ossigeno e per la maggiore frequenza respiratoria,ma sopratutto per l'emoglobina fetale (che trasporta meno ossigeno) presente ancora nel sangue nel bambino piccolo.
- Gravidanza: le donne gravide sono maggiormente esposte al rischio perché hanno una concentrazione di CO fisiologica nel sangue prodotta dal metabolismo fetale.

Quali sono i sintomi dell’intossicazione?
I sintomi sono variabili e si aggravano in funzione della durata dell’esposizione e dalla concentrazione inalata.
I primi sintomi sono:
- Mal di testa
- Vertigini
- Nausea
- Vomito
Al protrarsi dell’esposizione compaiono:
- Difficoltà di concentrazione
- Irritabilità
- Stanchezza con ridotta tolleranza all'esercizio fisico
- Tachicardia (aumento del battito cardiaco)
- Tachipnea (aumento della frequenza respiratoria)
- Ipotensione arteriosa (pressione arteriosa bassa)
Nelle intossicazioni più gravi, l’interessamento del muscolo cardiaco e del sistema nervoso sono responsabili dei seguenti sintomi:
- Sincope (perdita di coscienza)
- Ottundimento del sensorio
- Convulsioni
- Alterazioni del tono muscolare (rigidità muscolare generalizzata)
- Coma
- Disturbi cardiaci (infarto, aritmie, scompenso)

Quali sono le complicanze?
Nell'intossicazione acuta con massiccia esposizione al CO, quando la concentrazione di carbossiemoglobina arriva oltre il 70% dell'emoglobina circolante, sopravviene in pochi minuti la morte, per arresto cardiaco o arresto respiratorio. La complicanze acute più frequenti, è il danno cardiaco che avviene in 1/3 dei casi. Il muscolo cardiaco è un muscolo ossigeno dipendente, la mancanza di ossigeno e il danno sulle cellule cardiache, da parte del CO, possono causare aritmie, danno ischemico fino all’infarto, scompenso cardiaco. Le complicanze cardiache possono presentarsi in fase acuta e scomparire poi con il tempo o insorgere a distanza di giorni dall'intossicazione. Un'altra complicanza frequente, è la sindrome neurologica tardiva, può svilupparsi in un tempo variabile anche dopo diversi mesi dall'intossicazione. La sua incidenza è del 40%. Si manifesta con deterioramento mentale, disturbi motori, incontinenza degli sfinteri, cecità, convulsioni, sintomatologia simile a quella della sclerosi multipla, neuropatie periferiche, modificazioni della personalità, disturbi del linguaggio, mutismo, deficit della memoria demenza, psicosi, sindrome maniaca depressiva, disturbi dell'olfatto. Può risolversi spontaneamente o lasciare danni permanenti.

Come si esegue la diagnosi?
Una diagnosi precoce evita le complicanze. Il sospetto d’intossicazione da CO è posto attraverso la ricerca di segni e sintomi lamentati dal soggetto e dall’analisi dettagliata dell'ambiente in cui vive, la rilevazione, in un ambiente di livelli anomali di CO, con strumenti elettronici e la determinazione della concentrazione della carbossiemoglobina nel sangue, facilita la diagnosi.

Gli elementi che orientano alla diagnosi sono:
- Presenza di una fonte di esposizione (fonti di produzione di CO in locali dell'abitazione (stufe, scaldabagni a gas, camini ecc)
- Condizioni favorenti (condizioni atmosferiche (es. forte vento) ostacolanti la fuoriuscita dei fumi dai camini.
- Stagionalità (si tratta d’intossicazione prevalentemente invernale.)
- Interessamento contemporaneo di più soggetti di uno stesso nucleo familiare
- Insorgenza precoce della sintomatologia nei bambini, in coloro che trascorrono più tempo nei locali più a rischio (es. cucina) o nei piccoli animali domestici.
- Scomparsa dei sintomi al di fuori di un determinato ambiente

Benché mal di testa, vertigini, nausea e vomito siano i sintomi più frequenti nell’intossicazione da CO, essi sono aspecifici. La diagnosi è più semplice se tali sintomi interessano più soggetti che vivono e soggiornano nello stesso ambiente. La diagnosi di conferma è la determinazione dei livelli di carbossiemoglobina, attraverso un semplice e veloce esame del sangue, l'emogasanalisi.

Come si comporta il medico d'emergenza in presenza di una sospetta intossicazione da CO?
Il medico d'emergenza, valuta, raccoglie informazioni, corregge eventuali alterazioni delle funzioni vitali e sottopone il soggetto ai seguenti esami:
- Emogasanalisi arteriosa per la determinazione della concentrazione della carbossiemoglobina e la funzionalità respiratoria
- Elettrocardiogramma, per escludere danni cardiaci.
- Test di gravidanza nelle donne fertili per escludere la gravidanza.
- Dosaggio degli enzimi cardiaci indicatori di un eventuale ischemia del muscolo cardiaco
- Ecocardiogramma, in caso di danno cardiaco, per valutare la funzionalità cardiaca.
- Emocromo, consente di identificare i soggetti anemici, per il rischio aggiuntivo che questa condizione comporta in caso d’intossicazione da CO.
- Radiografia del torace in caso d’insufficienza respiratoria per escludere altre cause.
- TAC del cranio, solo se necessaria, per escludere emorragia/ischemia cerebrale (soggetto in Coma)

Quale trattamento medico è previsto?
In emergenza, le misure terapeutiche mirano ad allontanare il prima possibile il CO dall’organismo,attraverso la somministrazione d’ossigeno al 100%. L’elevata concentrazione di ossigeno nel sangue facilita il distacco del CO dall’emoglobina e il gas è eliminato. Esso può essere somministrato in ambiente iperbarico o normobarico. La scelta dipende dalla gravità dell’intossicazione:
- Nelle intossicazioni asintomatiche o lievi può essere utilizzato l’ossigeno normobarico attraverso maschere facciali efficienti che garantiscono un apporto d’ossigeno al 100%;
- Nelle intossicazioni lievi nei quali sono ancora presenti sintomi dopo 4-6 ore di somministrazione d’ossigeno normobarico è necessario considerare l’ossigeno in camera iperbarica;
- Nell’intossicazione di media gravità o grave è indicato l’ossigeno iperbarico entro sei ore dall’intossicazione e somministrare ossigeno normobarico nei periodi al di fuori delle sedute di trattamento;
- Le donne gravide, i bambini anche se asintomatici, i soggetti con danno cardiaco o con una concentrazione di carbossiemoglobina superiore al 25%, devono essere tutti sottoposti a ossigeno in camera iperbarica.

Cosa fare in caso d’intossicazione?
- Arieggiare i locali,aprendo porte e finestre.
- Allontanare i soggetti dalla fonte d’inquinamento e metterli su un lato per evitare il soffocamento da vomito, se sono incoscienti.
- Chiamare il servizio d’emergenza 118/112
- Chiamare i vigili del fuoco se c’è il rischio di esplosione per fughe di gas o incendio.

Cosa non fare?
- Accendere luci e utilizzare fiamme per rischio di esplosioni;
- Ritardare la richiesta d’aiuto al servizio d’emergenza.

Come prevenire il rischio?
- Eseguire regolarmente la manutenzione degli impianti di riscaldamento e degli apparecchi termici, come consigliato dagli installatori;
- Garantire la corretta ventilazione e aerazione, attraverso griglie/bocchette a parete, dei locali dove sono installati o utilizzati gli apparecchi di riscaldamento in modo da assicurare l’afflusso di aria necessaria per la combustione e la fuoriuscita dei fumi e di eventuali miscele di gas non perfettamente combuste;
- Pulire regolarmente le canne fumarie di stufe e camini;
- Non utilizzare forme di riscaldamento improprie, come bracieri e barbecue in ambienti chiusi;
- Installare negli edifici rilevatori di gas.

 

dott. Franco Brinato
Specialista pecialista in Medicina d'Emergenza Urgenza e Medicina Termale e dirigente medico di Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso