Gli antinfiammatori nella cura del dolore: rischi e complicanze

In Italia se ne prescrivono 469 milioni di dosi ogni giorno nonostante gli effetti su cuore, reni e intestino

 

I Farmaci antinfiammatori non steroidei, conosciuti con la sigla FANS, sono i farmaci analgesici più consumati in Italia. Nonostante le restrizioni prescritte, come la nota 66 e relative raccomandazioni e circolari dell'AIFA (Agenzia italiana del farmaco), gli antinfiammatori sono la categoria di farmaci antidolorifici maggiormente impiegata in Italia: 468,9 milioni di DDD (“daily drug dose”), cioè di dosi giornaliere di farmaco prescritte, per una spesa totale di 209,2 milioni.

Fra questi rientrano quelli che normalmente sono conosciuti con il nome commerciale Aspirina, Aulin, Moment, Voltaren, toradol, brufe e molti farmaci generici o equivalenti.

Il loro utilizzo improprio, molto diffuso anche per la facilità di reperirli (spesso acquistati senza ricetta), rappresenta un vero rischio per la salute. I dati clinici ed epidemiologici hanno ormai chiarito le responsabilità dei FANS nel causare complicanze e danni a carico dell'apparato gastrointestinale (gastrite, ulcere, emorragie, perforazioni), del sistema cardiovascolare (ischemia e infarto del muscolo cardiaco, ictus ischemico ed emorragico) e del rene (ipertensione secondaria, insufficienza renale).

A cosa è dovuto l'abuso di FANS?

I FANS vengono considerati dal consumatore come farmaci non pericolosi o per i quali al limite è necessario assumere in associazione dei gastro-protettori (quelli che comunemente chiamiamo "salva stomaco"). Probabilmente questa percezione deriva dalla familiarità e dall'abitudine che si sono instaurate nei confronti di queste molecole oltre che dall'azione "tranquillizzante" di tanti spot televisivi ed inserti pubblicitari su giornali e riviste che pubblicizzano, senza controllo, numerose formulazioni di antinfiammatori come la panacea per tutti i dolori (mal di schiena, cefalea, dolori mestruali, dolori articolari ecc. ecc). Tuttavia, l'effetto dannoso di un impiego non corretto di questi farmaci è sotto gli occhi di tutti ed i dati clinici lo confermano. Tre FANS - ketoprofene, ibuprofene, diclofenac - sono all'interno dell'elenco delle 20 molecole segnalate per maggior numero di eventi avversi e, nonostante ciò, queste stesse tre molecole si ritrovano anche tra le prime posizioni nella lista dei farmaci più utilizzati.

Come funzionano gli antinfiammatori?

Gli antinfiammatori funzionano bloccando la produzione delle prostaglandine, sostanze che nel nostro organismo sono coinvolte nell'insorgenza del processo infiammatorio, della febbre e nella trasmissione del dolore. Inoltre grazie alla loro azione vaso-dilatoria (aumento e mantengono l'afflusso di sangue a diversi organi) proteggono lo stomaco ed il rene garantendone la loro funzione. Controllano anche i muscoli che avvolgono i bronchi facilitando la respirazione; inducono l'aggregazione piastrinica favorendo l'arresto dell'emorragia, intervengono nel controllo della contrazione dell'utero e del movimento intestinale.

Pur essendo diversi tra loro per struttura chimica, tutti i FANS condividono lo stesso meccanismo d'azione: bloccano le prostaglandine grazie all'inibizione di un gruppo di enzimi chiamati ciclossigenasi (COX) di tio 1 e 2, presenti in moltissimi tessuti dell'organismo. Il blocco delle COX di tio 2 (COX-2) impedisce la trasformazione dell'acido arachidonico in prostaglandine e prostacicline, sostanze naturalmente prodotte dall'organismo in caso di traumi o lesioni acute o croniche dei tessuti e da cui dipende l'avvio e il mantenimento del processo infiammatorio.

L'inibizione delle COX di tio 1 (COX-1), invece, è meno vantaggiosa poiché questo enzima media la produzione di trombossani e prostaglandine protetti che tutelano l'equilibrio della mucosa dello stomaco, dei reni e dell'aggregazione piastrinica. Dall'inibizione delle COX-2, quindi, dipendono gli effetti terapeutici desiderati dei FANS (azione antinfiammatoria, antidolorifica e antipiretica) mentre dall'inibizione delle COX-1 dipendono i possibili effetti collaterali (ulcera gastrica, danno renale, alterazioni delle piastrine e quindi rischio di emorragia).

Meccanismo d'azione dei FANS


Quali sono gli effetti collaterali dei FANS?

Come è stato detto, le prostaglandine hanno anche altre importanti funzioni nel nostro organismo e proprio per questo i FANS, bloccandone l'azione, presentano anche effetti indesiderati se utilizzati a lungo termine. I farmaci antinfiammatori hanno sostanzialmente due scopi, ovvero quello di abolire il dolore e quello di rallentare e arrestare il danno ai tessuti (in sostanza gli effetti del processo infiammatorio). Sono farmaci sintomatici, che curano i sintomi e non la causa dell'infiammazione; agiscono sostanzialmente inibendo la produzione di prostaglandine bloccando naturalmente le altre funzioni svolte da queste nel corpo.

L'utilizzo improprio e a lungo termine provoca effetti collaterali. Uno di questi, il più frequente, è l'ulcera gastrica: fra il 5 e il 10 per cento delle persone che assumono FANS con regolarità potrebbe soffrire, nell'arco di un anno, di ulcera con rischio di sanguinamento, insufficienza renale, complicazioni cardiache e di veder peggiorare le condizioni di salute se già si soffre di pressione alta.

Quali persone non possono assumere gli antinfiammatori?

In generale non devono assumere FANS tutte le persone che assumono anticoagulanti, che soffrono di ulcera gastrica, malattie infiammatorie croniche dell'intestino (malatt di Crohn, sindrome del colon irritabile ecc.); donne gravide e bambini al di sotto di 12 anni, persone con allergia a questi farmaci e soggetti con asma bronchiale.

Ci sono alternative agli antinfiammatori per chi soffre di dolore cronico?

È indispensabile fare un po' di chiarezza, in particolar modo per quanto riguarda l'ambito dei farmaci analgesici. Innanzitutto è fondamentale distinguere gli analgesici dagli antinfiammatori o FANS: questi ultimi infatti posseggono capacità antidolorifiche solo se impiegati in quadri clinici caratterizzati dall'infiammazione dei tessuti. Nei quadri clinici tipici del dolore cronico, solitamente, la componente infiammatoria è secondaria e presente solo occasionalmente, quindi l'utiizzo degli antinfiammatori nel dolore cronico non trova indicazioni, ma rischia di creare effetti indesiderati gravi.

In alternativa agli antinfiammatori nel dolore cronico si possono utilizzare farmaci specifici e con meno effetti collaterali, o meglio, con meno probabilità di eventi avversi potenzialmente pericolosi.

Quali sono i consigli per l'uso?

L'uso del paracetamolo non provoca danni allo stomaco ed è per questo il farmaco antidolorifico di prima scelta, indicato in particolare per persone che soffrono di problemi di stomaco, donne gravide e bambini.

Una valida alternativa per combattere il dolore cronico è rappresentata dagli analgesici oppioidi. Purtroppo in Italia, per una cultura molto esigua insieme ad una scarsa conoscenza nei confronti di questi farmaci, anche da parte dei medici, questi sono utilizzato poco. A ciò si aggiunge la oppio-fobia, la paura dovuta al fatto che questi farmaci evocano nell'immaginario comune malattie oncologiche, morte, dipendenza ecc. Tuttavia i farmaci oppioidi non sono privi effetti collaterali: la nausea, il vomito, la confusione, la sonnolenza e la costipazione sono tra i principali disturbi lamentati dai pazienti e rappresentano una causa frequente di interruzione della terapia o comunque della scarsa aderenza al trattamento. Bisogna però considerare che nessuno di questi effetti collaterali rappresenta un evento avverso potenzialmente pericoloso come avviene nell'uso continuo degli antinfiammatori.

Conclusioni

Nessun farmaco è sicuro al 100 per cento, ma alcuni lo sono più di altri. Prima di assumere un antinfiammatorio è necessario consultare il medico. Una corretta conoscenza del meccanismo di azione, degli effetti collaterali e delle potenziali reazioni avverse del farmaco permette di intraprendere una terapia strutturata e adeguata alle esigenze e alle problematiche cliniche di ogni soggetti. Gli antinfiammatori vanno utilizzati per pochi giorni solo se il dolore è accompagnato da un processo infiammatorio, altrimenti è necessario assumere farmaci solo ad azione antidolorifica. Contro il dolore il farmaco di prima scelta è il paracetamolo: non provoca danni gastrici ed è per questo indicato in particolare per persone che soffrono di ulcera gastrica, donne gravide e bambini. Bisogna comunque evitarne l'abuso per la sua tossicità sul fegato.

Nel dolore cronico, che richiede terapie a lungo termine, è bene pensare a farmaci diversi, gli oppioidi per esempio.

Regola generale: gli antidolorifici vanno utilizzati solo per brevi periodi; combattono il sintomo non il problema. L'azione terapeutica deve mirare al trattamento della causa e non del sintomo.

 


dott. Franco Brinato

specialista in Medicina d'Emergenza Urgenza e Medicina Termale e dirigente medico di Medicina d'Urgenza e Pronto Soccorso