Intercettazioni, emendamento del Pd: no al carcere per i giornalisti

 

Il testo del responsabile Giustizia David Ermini riformula l'emendamento Pagano. Barricate M5S

intercettazioniIl Pd riformula l'emendamento Pagano sulla diffusione delle registrazioni (approvato in commissione Giustizia), al centro della polemica sul ddl di modifica del codice penale. Il responsabile Giustizia del Pd, David Ermini, firma - insieme al collega di partito Walter Verini – un emendamento che specifica e chiarisce la non punibilità dei giornalisti in ordine alla diffusione di materiali girati di nascosto per inchieste. Il tutto per mettere a tacere le voci di chi – M5S in primis – parla di "legge-bavaglio". Nella nuova formulazione messa a punto dai deputati dem – informa una nota dello stesso Ermini – si prevedono "sanzioni non superiori ai 4 anni per chi le usa in modo fraudolento. Sono esplicitamente esclusi i soggetti che esercitano il diritto di cronaca, coloro che raccolgono prove per il loro diritto di difesa e tutte quelle registrazioni utili nei procedimenti penali o amministrativi". Dunque "il reato viene consumato da chi ha il solo fine di recare danno alla reputazione o all'immagine altrui, attraverso riprese audiovisive o registrazioni di conversazioni, anche telefoniche, svolte in sua presenza ed effettuate in modo fraudolento".

Con questa proposta, spiega Ermini, "intendiamo rendere ancora più chiara e inattaccabile la parte che riguarda le registrazioni perché le accuse di questi giorni sono state sollevate solo per alzare polveroni". Rispetto al testo di Pagano viene cancellata la durata minima della pena (6 mesi) e oltre all'esclusione della pena quando le riprese costituiscono prova nell'ambito di un procedimento dinnanzi all'autorità giudiziaria o siano utilizzate nell'ambito di esercizio del diritto di difesa, si escludono esplicitamente i soggetti che esercitano il diritto di cronaca. Nel testo dell'emendamento Pd si precisa anche che tra le registrazioni "fraudolente" rientrano anche quelle "telefoniche". Un'altra proposta emendativa a firma Ermini-Verini chiarisce le norme sul rinvio a giudizio: il Pm ha tempo tre mesi, dopo l'avviso di conclusione delle indagini, per decidere se chiedere l'archiviazione o esercitare l'azione penale. In questo modo – spiega Ermini -, "stabilendo una certezza dei tempi, intendiamo anche limitare la prescrizione dei procedimenti. Questa norma, infine, sarà valida solo per i procedimenti avviati dopo l'entrata in vigore della legge".

La riforma del processo penale è approdata oggi in Aula. Domani alle 14.30 si riunirà il comitato dei nove della commissione Giustizia per l'esame degli emendamenti, che potrebbero essere votati in Aula già da domani. Intanto da M5S arriva la minaccia di ostruzionismo. I deputati pentastellati della commissione Giustizia hanno presentato oltre 600 emendamenti (di cui 100 di merito) al ddl sul processo penale: "La pericolosità della riforma non verrà meno con l'esclusione della punibilità dei giornalisti dall'emendamento Pagano", denuncia il capogruppo in commissione, Vittorio Ferraresi, che parla di una "riforma piena di trappole" per "favorire poteri forti e criminalità". Il governo – oggi è intervenuto in Aula il vice ministro della Giustizia Enrico Costa – sottolinea che "non si tratta di un testo blindato" e che "non ci sarà un arretramento sui principi ma ci sarà una grande disponibilità a prendere in considerazione le proposte migliorative". I tempi non sono tempi contingentati, ma lo saranno dal primo agosto, e c'è chi non esclude che si possa lavorare anche sabato e domenica.

 

Clara Rossi

 

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