Tassa sui telefonini, per i Comuni valdostani sfuma il rimborso di 700mila €

Tassa sui telefonini, per i Comuni valdostani sfuma il rimborso di 700mila €

AOSTA. La "tassa sui telefonini" deve essere pagata anche dai Comuni. Così si è pronunciata la Corte di Cassazione ponendo fino all'annosa questione sul pagamento della tassa di concessione e facendo sfumare la possibilità, per gli enti locali valdostani, di un maxi rimborso da parte dell'Agenzia delle Entrate.

La sentenza è dello scorso 15 settembre e conferma una linea già anticipata con analoga decisione a maggio, bocciando la "class action" promossa dal Celva che si sommava ad altri ricorsi presentati singolarmente da numerose altre amministrazioni locali italiane contro una questione ritenuta in contrasto con i principi dell'Unione europea sulle liberalizzazioni.

«A garanzia che in Italia le regole non sono mai certe - commenta il presidente del Celva, Bruno Giordano -, il "no" definitivo della Corte di Cassazione ai ricorsi presentati da numerosi Comuni di tutta Italia conferma in giurisprudenza ciò che il Governo aveva già cercato di modificare a proprio favore, inserendo nel decreto fiscale 2014 una norma di interpretazione che, con effetto retroattivo, prevedeva che anche i telefoni cellulari fossero soggetti a tributo».

Per capire cosa è successo bisogna fare un passo indietro. Il ricorso degli 83 enti locali valdostani era stato promosso dopo l'entrata in vigore del nuovo codice delle comunicazioni del 2003 che, spiega il Celva, aveva consolidato un orientamento giurisprudenziale secondo il quale la tassa di concessione governativa sulla telefonia mobile in abbonamento non fosse più dovuta. Nel febbraio 2011 l'Agenzia delle Entrate ha rigettato una prima istanza di rimborso cumulativo presentata due mesi prima. Altri due ricorsi sono stati presentati nel 2012 in Commissione tributaria provinciale e nel 2013 in Commissione tributaria regionale di Aosta: il primo è stato dichiarato inammissibile, il secondo è stato rigettato. Il passo successivo sarebbe stata la Suprema Corte, ma l'ulteriore ricorso è stato ritenuto inopportuno considerato l'intervento normativo previsto nel decreto fiscale 2014. In altre regioni però la Ctr ha confermato che la tassa non doveva essere corrisposta per effetto delle liberalizzazioni, salvo poi vedere smentita tale interpretazione in Cassazione.

«Per gli enti valdostani - spiega Giordano -, l'obiettivo era ottenere il rimborso degli importi versati per l'imposta nel periodo 2005/2009, per un totale che avevamo stimato in circa 700mila euro: soldi che avremmo potuto recuperare per far quadrare i nostri bilanci». «Ogni anno la tassa di concessione genera per le casse dello Stato circa 800 milioni di euro - aggiunge -: si tratta di risorse che vengono prelevate al tessuto produttivo e alle risorse degli enti pubblici; meno soldi per tutti, che non vengono certamente redistribuiti».

L'esito della questione lascia l'amaro in bocca. «Da amministratore - conclude il presidente del Celva - mi dispiace vedere che troppo spesso i Comuni sono coinvolti controvoglia in una partita con il giocatore-Stato, che tende molto spesso a scrivere le regole del gioco a proprio favore, ma dove in palio ci sono le risorse necessarie».

 

Elena Giovinazzo

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