Elusione fiscale: dopo Google e Amazon, nel mirino anche Vodafone

Elusione fiscale: dopo Google e Amazon, nel mirino anche Vodafone

AOSTA. L'Europa, e soprattutto la Germania, ha dichiarato guerra ai colossi internet americani che eludono le tasse in Europa stabilendo la sede fiscale in qualche paradiso che lo consente: questo lo si sa da tempo, così come sono noti i bersagli nel mirino soprattutto di Angela Merkel.

Google, Amazon, eBay, Apple sono i casi più noti, e la scoperta da parte della Cancelliera di avere avuto i telefoni spiati dai servizi di sicurezza Usa ha solo aumentato la determinazione tedesca. Il meccanismo è semplice: si pagano le imposte (Iva e tassa sulle imprese) nel paese della Ue con il regime impositivo più favorevole, preferibilmente Lussemburgo o Irlanda, e fin qui poco di nuovo, lo ha fatto anche la Fiat traslocando la sede fiscale a Londra. Il problema arriva quando sulle vendite ed i servizi negli altri singoli paesi europei vengono applicate imposte - come l'Iva - che poi non sono girate agli stati dove avviene la vendita, ma appunto versate nel luogo di maggior favore. In questo caso ad essere danneggiati sono sia i consumatori, ai quali viene chiesta una voce “Iva”, sia gli stati, ai quali quell'imposta non viene pagata. Terzo punto, questo beneficio consente anche alle corporation americane di aggirare le norme sulla corretta concorrenza, perché possono applicare sconti che i rivali europei, al dettaglio e su internet, si sognano.

Sarà la nuova commissione di Bruxelles ad occuparsene, e non è un caso che la Merkel abbia voluto un tedesco, Günther Oettinger, sulla poltrona dell'Economia e società digitali. Fin qui però ci si è mossi contro i simboli del Made in Usa. Ora nel mirino (oltre a qualche richiesta di spiegazioni alla Fiat) è però entrato un colosso tipicamente europeo: la Vodafone, sede a Newbury in Gran Bretagna, prima azienda telefonica al mondo, guidata con mano ferma da un italiano, Vittorio Colao, quotata a Londra e New York. La Vodafone ha creato in Lussemburgo una centrale acquisti per tutto il gruppo, comprese le apparecchiature che poi vende o dà in comodato nel resto d'Europa. Esattamente come Amazon. La società lussemburgese di Vodafone, con 200 dipendenti, produce un utile netto di 400 milioni l'anno: due milioni a testa, una performance che pochi possono permettersi.

Il granducato ha un'Iva ridotta (il 15 per cento l'aliquota massima), ma soprattutto esonera completamente dalle tasse sui redditi le società o i rami d'impresa residenti. E anche chi abbia le sede legale altrove beneficia di un trattamento più favorevole. Dunque agli occhi di molti Vodafone attuerebbe una concorrenza sleale, più o meno come gli americani. La questione è stata dibattuta all'ultimo G 20 di Sidney, dove ha fatto rumore la denuncia durissima dell'Ocse, l'organizzazione dei paesi sviluppati, di stampo liberista, il cui segretario generale Angel Gurria ha definito il “profit shifting” - lo sdoppiamento degli utili - “un serio rischio alla base fiscale di molti paesi. È tempo che i governi prendano in mano la situazione e la risolvano in modo coordinato e deciso”.

L'imbarazzo è forte perché la Gran Bretagna è un partner della Ue, che ha sempre difeso una linea di indipendenza economica e fiscale da Berlino e Bruxelles, e che minaccia di andarsene dopo un referendum da tenere entro il 2017. Anche per questo il premier David Cameron ha ottenuto un portafoglio chiave nella nuova commissione, con Jonathan Hill ai Servizi finanziari e mercati dei capitali. Non solo. Il Lussemburgo è tra i paesi fondatori dell'Unione europea, esprime l'attuale presidente della commissione Jean-Claude Junker, e che sia sempre stato un paradiso fiscale non è certo una novità.

Ma se finora tutti gli altri hanno chiuso gli occhi (chi è senza peccato...), ora lo scontro si preannuncia duro, perché Vodafone non solo è un baluardo che il governo inglese difenderà ad ogni costo, ma è anche leader di mercato in Europa e in molti paesi Ue, Italia compresa. Le sue offerte commerciali e la sua pubblicità sono note a chiunque, specialmente ai ragazzi. Ma evidentemente ha anche un lato meno scintillante - benché praticato legalmente - che si chiama banalmente elusione fiscale. Che in fondo tutti pagano di tasca loro.

 

Clara Rossi

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