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Intervista al deputato Roberto Nicco
"Possiamo essere divisi ad Aosta, ma a Roma dobbiamo avere una voce sola"

Come si trova a Roma?
Roma è una città splendida, piena di storia, piena di vita e di problemi. Parlo da un punto di vista politico. Com'è noto la situazione nazionale è complessa, la maggioranza governa il paese con numeri molto risicati: in particolare al Senato, ma anche alla Camera, ci sono a volte problemi sul numero legale. In questo contesto governare è difficile e ci sono state prove e passaggi delicati. L'opposizione ovviamente fa il suo mestiere, e lo fa bene, cerca di dare una spallata per incrinare questa maggioranza. Devo dire che però, fin qui, la maggioranza ha "tenuto" anche su temi delicati come la politica internazionale, in particolare la discussione sull'Iraq e l'Afghanistan. In politica estera c'è stata poi la questione del Libano, sulla quale io credo che le posizioni assunte dal governo sono largamente condivise dal Paese, e, immagino, anche dal parlamento.
In politica economica sono stati già messi alcuni paletti, ad esempio sul documento di programmazione economica e finanziaria e, la prossima settimana, entreremo nel vivo della discussione sulla Finanziaria e allora vedremo effettivamente quali sono le indicazioni precise e puntuali, quale sarà la direzione di marcia.
Complessivamente si tratta per me di un'esperienza indubbiamente interessante, un'esperienza che mi consente di vivere dall'interno questa istituzione, che è poi l'istituzione principe del Paese, e di dare il mio contributo come rappresentante, oggi e spero ancora a lungo, della Valle d'Aosta.

Percorriamo 800 chilometri e parliamo della Valle d'Aosta: il governo nazionale - ha affermato - ha grosse difficoltà, cosa mi può dire di quello regionale?
Si è detto, e giustamente, che i parlamentari devono fare il loro lavoro, quindi io cerco di fare il parlamentare: abbiamo molto lavoro da fare a Roma nel mantenere relazioni positive tra la Valle d'Aosta e lo Stato italiano. Abbiamo la necessità di difendere le prerogative statutarie della nostra regione: su ogni provvedimento importante noi cerchiamo di inserire una norma di salvaguardia delle competenze regionali, come abbiamo fatto col decreto Bersani, e, questa settimana, con la legge comunitaria e come li stiamo facendo su un'altra legge importante, che è stata discussa da poco in commissione, e che riguarda le deroghe alla caccia.
Per quanto riguarda il governo regionale è una questione di cui si occupa, e deve occuparsene, il consiglio regionale e quindi non è mia intenzione interferire in alcun modo. E' comunque evidente che ci sono problemi che interessano gli uni e gli altri. Voglio accennare ad una sola problematica importante: quella delle riforme istituzionali. Queste devono essere discusse e portate avanti dalle istituzioni regionali e da quelle parlamentari: possiamo essere divisi ad Aosta, a Roma dobbiamo avere una voce sola. Ovviamente questo può implicare dei ragionamenti politici anche a livello di regione: il senatore Perrin ha lanciato la proposta di un governo nel quale si riconoscano una larga parte delle forze politiche e questo proprio in funzione della necessità di fare delle riforme in ambito istituzionale, non solo sullo statuto, ma anche sulla forma di governo e la legge elettorale. In questo caso bisogna ricercare un largo consenso tra le forze politiche valdostane. Ed è interesse di tutti creare un clima politico che lo consenta.

Torniamo ora a Roma: nel "Palazzo", come viene considerata la Valle d'Aosta?
In questa fase politica la Valle d'Aosta ha un ruolo importante da giocare, in particolare al Senato, per una questione brutalmente numerica, ma anche politica. Bisogna ricordare che noi non operiamo singolarmente come Valle d'Aosta, ma abbiamo costituito, alla Camera, un'importante relazione con le altre minoranze linguistiche; particolarmente con il Sudtirolervolkspartei, il partito autonomista trentino. Questa componente delle minoranze linguistiche ha un'ottima intesa, sia su temi di carattere generale, sia sull'azione specifica e devo dire che su tutti i principali argomenti che sono stati discussi abbiamo potuto fare sentire la nostra voce. Quindi direi non solo la Valle d'Aosta, ma le minoranze linguistiche, in questa fase hanno un interlocutore attento. Non solo dal punto di vista numerico, ma anche politico: c'è una certa sensibilità verso le problematiche che sono tipiche di una regione come la nostra.

Marco Camilli
22 settembre 2006

 
 

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