Come si trova a Roma? Roma è una città splendida, piena di storia,
piena di vita e di problemi. Parlo da un
punto di vista politico. Com'è noto la
situazione nazionale è complessa, la
maggioranza governa il paese con numeri
molto risicati: in particolare al Senato, ma
anche alla Camera, ci sono a volte problemi
sul numero legale. In questo contesto
governare è difficile e ci sono state prove
e passaggi delicati. L'opposizione
ovviamente fa il suo mestiere, e lo fa bene,
cerca di dare una spallata per incrinare
questa maggioranza. Devo dire che però, fin
qui, la maggioranza ha "tenuto" anche su
temi delicati come la politica
internazionale, in particolare la
discussione sull'Iraq e l'Afghanistan. In
politica estera c'è stata poi la questione
del Libano, sulla quale io credo che le
posizioni assunte dal governo sono
largamente condivise dal Paese, e, immagino,
anche dal parlamento. In politica economica sono stati già messi
alcuni paletti, ad esempio sul documento di
programmazione economica e finanziaria e, la
prossima settimana, entreremo nel vivo della
discussione sulla Finanziaria e allora
vedremo effettivamente quali sono le
indicazioni precise e puntuali, quale sarà
la direzione di marcia. Complessivamente si tratta per me di
un'esperienza indubbiamente interessante,
un'esperienza che mi consente di vivere
dall'interno questa istituzione, che è poi
l'istituzione principe del Paese, e di dare
il mio contributo come rappresentante, oggi
e spero ancora a lungo, della Valle d'Aosta.
Percorriamo 800 chilometri e parliamo
della Valle d'Aosta: il governo nazionale -
ha affermato - ha grosse difficoltà, cosa mi
può dire di quello regionale? Si è detto, e giustamente, che i
parlamentari devono fare il loro lavoro,
quindi io cerco di fare il parlamentare:
abbiamo molto lavoro da fare a Roma nel
mantenere relazioni positive tra la Valle
d'Aosta e lo Stato italiano. Abbiamo la
necessità di difendere le prerogative
statutarie della nostra regione: su ogni
provvedimento importante noi cerchiamo di
inserire una norma di salvaguardia delle
competenze regionali, come abbiamo fatto col
decreto Bersani, e, questa settimana, con la
legge comunitaria e come li stiamo facendo
su un'altra legge importante, che è stata
discussa da poco in commissione, e che
riguarda le deroghe alla caccia. Per quanto riguarda il governo regionale è
una questione di cui si occupa, e deve
occuparsene, il consiglio regionale e quindi
non è mia intenzione interferire in alcun
modo. E' comunque evidente che ci sono
problemi che interessano gli uni e gli
altri. Voglio accennare ad una sola
problematica importante: quella delle
riforme istituzionali. Queste devono essere
discusse e portate avanti dalle istituzioni
regionali e da quelle parlamentari: possiamo
essere divisi ad Aosta, a Roma dobbiamo
avere una voce sola. Ovviamente questo può
implicare dei ragionamenti politici anche a
livello di regione: il senatore Perrin ha
lanciato la proposta di un governo nel quale
si riconoscano una larga parte delle forze
politiche e questo proprio in funzione della
necessità di fare delle riforme in ambito
istituzionale, non solo sullo statuto, ma
anche sulla forma di governo e la legge
elettorale. In questo caso bisogna ricercare
un largo consenso tra le forze politiche
valdostane. Ed è interesse di tutti creare
un clima politico che lo consenta.
Torniamo ora a Roma: nel "Palazzo", come
viene considerata la Valle d'Aosta? In questa fase politica la Valle d'Aosta ha
un ruolo importante da giocare, in
particolare al Senato, per una questione
brutalmente numerica, ma anche politica.
Bisogna ricordare che noi non operiamo
singolarmente come Valle d'Aosta, ma abbiamo
costituito, alla Camera, un'importante
relazione con le altre minoranze
linguistiche; particolarmente con il
Sudtirolervolkspartei, il partito
autonomista trentino. Questa componente
delle minoranze linguistiche ha un'ottima
intesa, sia su temi di carattere generale,
sia sull'azione specifica e devo dire che su
tutti i principali argomenti che sono stati
discussi abbiamo potuto fare sentire la
nostra voce. Quindi direi non solo la Valle
d'Aosta, ma le minoranze linguistiche, in
questa fase hanno un interlocutore attento.
Non solo dal punto di vista numerico, ma
anche politico: c'è una certa sensibilità
verso le problematiche che sono tipiche di
una regione come la nostra.
Marco Camilli 22 settembre 2006 |