Assenteismo nelle P.A., certificazioni di malattia affidate all'Inps

Assenteismo nelle P.A., certificazioni di malattia affidate all'Inps

Dopo il caso dei vigili romani e dei netturbini napoletani l'Esecutivo punta a potenziare i controlli nel pubblico impiego

ROMA. Affidare all'Inps la certificazione delle malattie nel pubblico impiego. E' questo il piano del governo, che dopo il caso della "malattia di massa" dei vigili urbani di Roma la notte di San Silvestro potrebbe accelerare l'iter di una proposta anticipata nell'aprile scorso dal sottosegretario Angelo Rughetti in un'audizione in commissione Affari sociali della Camera (“Se ci deve essere un intervento normativo, esso dovrebbe attribuire la titolarità della funzione in modo esclusivo” all'Inps, aveva detto).

La legge delega Madia sulla Pa riprenderà il suo iter a febbraio e la proposta dell'esecutivo dovrebbe essere inserita in un emendamento che punta a potenziare i controlli sui certificati medici del settore pubblico affidandoli all'Inps, visto che oggi sono di competenza delle Asl. Allo stesso tempo, ogni singola amministrazione dovrà dotarsi di Commissioni ad hoc per valutare il comportamento dei dipendenti e decidere sull' eventuale licenziamento. Il caso dei caschi bianchi romani, ai quali a Capodanno si sono aggiunti anche gli autisti dell'Atac e gli spazzini napoletani, a quanto pare sarebbe solo la punta dell'iceberg. Da quanto risulterebbe ai tecnici di Palazzo Chigi, infatti, fra il 2012 e il 2013 il numero complessivo di certificati di malattia, nel settore pubblico, è aumentato del 27 per cento. E, non a caso, ieri di prima mattina il premier Matteo Renzi su Twitter ha annunciato: “nel 2015 cambiamo le regole del pubblico impiego”. Il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia ha assicurato che l'ispettorato del ministero della Funzione pubblica accerterà tutte le violazioni e che non sono escluse azioni disciplinari.

Il caso dei vigili assenteisti è all'attenzione anche dell'Autorità anticorruzione. Il presidente Raffaele Cantone dalle pagine della Stampa commenta: “Decidere di non andare a lavoro tutti insieme è una forma di protesta che contribuisce ad allargare sempre di più il divario tra cittadini e istituzioni. Non siamo in una città del quarto mondo, Roma è la capitale d'Italia e non possiamo accettare che l'83% dei vigili urbani diano forfait lo stesso giorno. Il comandante Clemente aveva annunciato ai sindacati che era allo studio una rotazione della presenza dei vigili urbani sul territorio", spiega. La rotazione è "uno strumento positivo" che "rappresenta una opportunità per ridurre la possibilità di episodi di corruzione", rimarca, e "applicarlo non dovrebbe apparire come un provvedimento punitivo nei confronti dei vigili urbani". "In ogni caso - sottolinea - è da censurare la decisione di manifestare il proprio dissenso nei fatti con assenze generalizzate”.

Il sindaco Ignazio Marino è ancora più drastico. “In un momento di grave crisi economica e morale", osserva il primo cittadino in una intervista a La Repubblica, il Capodanno in piazza "era un evento a cui lavoravamo da tempo. Avevo chiesto a tutti di fare la propria parte" e invece c'è stata "una ritorsione". Il sindaco promette che "verranno prese le sanzioni che la legge consente. Saranno giuste, ma altamente severe".

Fino ai licenziamenti? "Lo potremo dire dopo che sarà completato il lavoro di indagine del comandante Clemente e degli uffici. Io credo che vadano dati segnali esemplari", risponde.

"L'idea che si possa fare uno sciopero selvaggio contro una misura sacrosanta", che "limita i rischi di corruzione", come la rotazione e "solo perché devono fare qualche chilometro in più per andare a lavorare ha, semplicemente, dell'incredibile", tuona  il presidente del Pd e commissario del partito a Roma, Matteo Orfini, intervistato dal Corriere della Sera. “Bene hanno fatto il presidente Matteo Renzi, il ministro Marianna Madia e il sindaco Ignazio Marino ad annunciare provvedimenti – puntualizza -. Vadano fino in fondo". "Il punto è che, a Roma, serve un salto di qualità: bisogna ricostruirla, portarla di nuovo all'altezza del ruolo di Capitale. Da molti punti di vista, anche quello etico", dice riferendosi anche all'inchiesta su Mafia Capitale. "Il Paese non riuscirà a uscire dalla crisi se non si salva Roma, e viceversa. Bisogna agire tutti assieme", afferma. Quindi ammette che mettendosi di traverso al sindaco Marino "il partito romano ha sbagliato: siamo il più grande partito della maggioranza e sembravamo all'opposizione. Adesso anche Marino, insieme con noi, ha di fronte questa sfida da affrontare: è altissima, difficile, ma è anche un'occasione”.

 

Clara Rossi

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