Condannare le responsabilità istituzionali

Riceviamo e pubblichiamo

 

In merito all’articolo “Valle d'Aosta: un padre, i servizi sociali e la voglia di tornare ad essere considerato un uomo perbene” del 22 u.s.

Spettabile redazione,
a nome dei soci genitori separati della sede regionale della VdA, vi ringrazio per l’attenzione che riservate al profondo disagio dei figli dei separati e dei loro genitori che non possono contare sulla bigenitorialità e sulla co-genitorialità a causa non solo di una “temuta” giustizia, troppo spesso “frettolosa” e di parte nel sentenziare negli affidi, separazioni e divorzi ma anche di un pesante e incomprensibile silenzio verso le loro problematiche da parte dei politici e di gran parte degli organi di informazione poco inclini ad dar voce a chi non ha voce per non essere “scortesi” con le istituzioni, nessuna esclusa.

L’intervista a quel padre, nostro socio, che – come anche noi possiamo confermare - racconta il trattamento subito da servizi sociali impreparati, da inamovibili giudici e da un assessorato alle politiche sociali del tutto inadeguato, fa emergere la grande dignità di quest’“uomo perbene” che denuncia il proprio dolore per essere stato estromesso dalla vita quotidiana dei propri figli, contro la loro volontà, a causa della indifferenza e/o della nota impreparazione dei servizi sociali che dovrebbero controllare come la madre esercita il ruolo di collocataria. C’è un padre che non ha mai rinunciato ai propri doveri genitoriali, mentre le istituzioni hanno azzerato i diritti suoi e dei suoi figli e, anzi, hanno coperto - a nostro parere “dolosamente” - le evidenti e pericolose loro negligenze.

L’associazione genitori separati per la tutela dei minori (aps) chiede con forza che venga aperta una indagine sul comportamento delle istituzioni (servizi sociali, assessorato alle Politiche sociali, tribunale, prefettura, ecc.), che, di fatto, non hanno tutelato – e continuano a non tutelare – questi tre figli e quest’uomo che giustamente non accetta di essere additato come un padre cattivo per l’incompetenza di alcuni operatori psico-sociali dell’Asl, i quali sono arrivati perfino a fargli togliere i fucili da caccia per le sole affermazioni dubitative della moglie che lo additava come pericoloso per sé e per i figli per il solo fatto che era un cacciatore. Gli assistenti sociali, però, si sono guardati bene dall’aiutarlo a procurarsi un lavoro o a dargli un contributo pubblico considerato che era lui a mantenere i figli.

Ancora più grave è il fatto che le accuse sulla sua pericolosità, “riferite” dai servizi sociali pubblici alla questura, erano del tutto infondate, come gli assistenti sociali ben sapevano. Lo stesso intervento della prefettura per togliere fucile e licenza da caccia è del tutto abusivo e incomprensibile e, quindi, ancor più grave è il non volergli, nemmeno ora, ridare i diritti abusivamente espropriati.

Se, questo padre, fosse stato pericoloso per la moglie e per i figli, la signora lo avrebbe querelato - cosa mai avvenuta - e il tribunale non avrebbe concesso l’affido condiviso dei figli. Allora dov’è la pericolosità di questo padre?

Le istituzioni preposte alla tutela dei minori e dei loro genitori, impunemente, vogliono annientare la dignità di un uomo e padre “perbene” e, sulle dichiarazioni del padre perseguitato, di fatto, dai servizi sociali e dalla frettolosa giustizia aostana, nessun politico ha espresso la propria condanna all’assurdo trattamento riservatogli dalle istituzioni preposte alla tutela dei minori e dei cittadini. Possiamo attestare che i fatti riferiti nell’intervista sono una sola piccola parte di quelli realmente subiti per l’arroganza della lobby dei servizi sociali protetti dall’assessorato di riferimento.

Mi si permetta di far notare – riferendomi al commento di Aostaoggi.it – che, se è vero che non tutti gli assistenti sociali sono elementi negativi, è innegabile che proprio costoro dovrebbero denunciare apertamente il comportamento di chi viene meno ad una deontologia professionale e che effettuano una palese discriminazione tra genitore e genitore.

Sarebbe opportuno, a nostro parere, che un giornale come il vostro, in merito a questa vicenda, chiami alle proprie responsabilità i politici tutti, l’assessore ai servizi sociali, l’Asl e lo stesso tribunale, dove operano – nonostante la modesta dimensione della istituzione – magistrati inamovibili, che da anni e anni, ma anche da decenni, siedono sulla stessa poltrona e spesso si dimostrano poco propensi al vero affido condiviso e alle pari opportunità genitoriali.

I responsabili dell’ingiustizia verso questo uomo e padre “perbene” devono dire pubblicamente a lui, ai suoi figli e a tutti noi cittadini come intendono chiedergli scusa e risarcire, anche economicamente, lui e i suoi figli per i danni ingiustamente arrecati loro.



Ubaldo Valentini
presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)

 

 

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