Le attuali devianze dei giovani e la mancanza della figura paterna

Con il divorzio è cambiato il ruolo del padre nella nostra società. La figura paterna è stata emarginata nel ruolo educativo e formativo dei figli per una distorta interpretazione della legge sul divorzio da parte di molti magistrati e dei servizi sociali, chiamati, indebitamente, talvolta, a sostituirli nell'affido dei minori, senza, quasi mai, verificare il loro operato e le loro competenze professionali.

E' opportuno che si apra un pubblico dibattito, preceduto da uno scientifico e rappresentativo accertamento, sulle conseguenze sociali prodotte dalla emarginazione “formativa” del padre nella fase di crescita e di formazione della personalità dei figli. Un dibattito franco ed esaustivo sulla “nuova” famiglia che il tribunale e i servizi sociali, con l'apporto culturale di specifiche correnti della psicologia e della psichiatria, hanno delineato con affidi penalizzanti il padre e fuori dalla logica della bigenitorialità. Nei fatti, si continua a dimenticare il ruolo del padre nella crescita dei figli, che van ben oltre a quello economico - oggi il solo riconosciutogli - ed in base al quale si continua a condannarlo, penalmente, anche quando è stato oggettivamente impossibilitato ad assolvere agli obblighi impostigli dal giudice.

Si parla di questi preoccupanti fenomeni sociali giovanili, ma non sempre si va oltre il “fatto” per individuarne le cause che li provocano, quali l'assenza dei valori morali, l'educazione e il contesto familiare e sociale in cui i minori vivono. Il padre ha un ruolo insostituibile, sia come guida che come riferimento per la crescita dei figli, ma, nelle aule dei tribunali, dove predominano le teorie di genere piuttosto che il diritto, e nell'affido dei figli, ci si dimentica, con troppa facilità, di tutto ciò. Troppo spesso, purtroppo, non vengono garantite la bigenitorialità e la cogenitorialità, l'educazione viene ritenuta un optional del genitore collocatario e poco ci si preoccupa di tutelare i “punti di riferimento” sani, quindi imitabili, per i figli minori.

In passato, quando netta era la separazione tra i sessi e netto era il ruolo genitoriale, il padre era sovente lontano da casa e delegava la moglie ad interessarsi della formazione dei figli, che, comunque, avveniva all'interno di contesti culturali ben strutturati nel tempo. Il suo “compito” all'interno della famiglia non era solo quello economico, il genitore riusciva ad incidere sull'evoluzione psicologica dei figli (infanzia, adolescenza e maturità), era in grado di suscitare in loro fiducia, sicurezza, senso di protezione e trasmettere l'acquisizione e il rispetto delle norme comportamentali.

laIl padre padrone, il cui tempo era assorbito prevalentemente dal lavoro, non aveva tempo per dare risposte ai bisogni fisici ed emotivi dei figli, mentre oggi abbiamo la figura del padre che partecipa alla vita dei figli e si preoccupa di creare con loro relazioni affettive che si realizzano con una presenza significativa nell'accudimento, nella cura e nella vita familiare già dai primi mesi di vita dei figli.

Il bambino e l'adolescente, nell'esplorare il mondo che lo circonda, trova una protezione nella sicurezza che il genitore, nello stesso tempo, lo aiuta a raggiungere la graduale indipendenza, sia verso i genitori che verso la società in cui vive.

L'allontanamento di un genitore con la fine della convivenza che, quasi sempre, porta all'assenza della figura paterna nelle varie fasi di sviluppo del figlio, provoca in lui tendenze antisociali che si concretizzano nei fenomeni devianti sempre più in crescita e di difficile contenimento. Proprio queste non vengono prese in esame dalle relazioni dei servizi sociali e dai decreti dei tribunali, tutti protesi a tutelare l'ancestrale pregiudizio secondo cui solo la madre è in grado di crescere ed educare un figlio, mentre al padre spetta solo il ruolo di bancomat.

I tempi e i contesti storici sono cambiati, come la sociologia ci insegna. Il padre non è un optional nella vita dei figli, ma un loro fondamentale punto di riferimento, affettivo e non solo, e la sua emarginazione è alla base del disagio giovanile. I giudici non possono ignorarlo.

Sulla figura paterna nella crescita dei figli, in una società in rapido cambiamento, torneremo con altri servizi, ospitando ben volentieri contributi di coloro che vogliono arricchire il confronto e il dialogo sull'affido dei figli dopo la fine della convivenza dei propri genitori. Un confronto senza recriminazioni sul passato ma nemmeno senza sconti.

 

 

Ubaldo Valentini, presidente Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
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