Lo studio sull'indebolimento genetico degli stambecchi pubblicato sulla prestigiosa rivista "Proceedings B"

Lo studio sull'indebolimento genetico degli stambecchi pubblicato sulla prestigiosa rivista "Proceedings B"

Lo studio è stato condotto dai  ricercatori del Parco Nazionale Gran Paradiso e delle Università di Pavia e di Zurigo

AOSTA. Senza interventi decisi lo stambecco alpino, simbolo del Parco Nazionale Gran Paradiso, potrebbe ridiventare una specie a rischio. Uno studio condotto da ricercatori del Parco e delle Università di Pavia e di Zurigo, frutto di una raccolta dati su stambecchi marcati nel Parco dal 1999, dimostra che questi ungulati hanno una bassa variabilità genetica che li rende più fragili e maggiormente esposte alle malattie.

La ricerca si è meritata la pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Proceedings of the Royal Society B - Biological Sciences e svela come l'estinzione sfiorata agli inizi dell'800 abbia avuto delle conseguenze visibili fino ai giorni nostri. "Tutti gli individui attualmente esistenti (circa 40.000 sulle Alpi nel 2014) originano infatti da un nucleo di meno di 100 individui sopravvissuto all'estinzione e poi protetto nei territori dell'attuale Parco Nazionale Gran Paradiso", spiega l'Ente Parco. E' noto che il ripetuto accoppiamento tra consanguinei provoca l'indebolimento della specie. "Mediante una innovativa tecnica statistica che permette di comprendere i rapporti di causa-effetto fra i vari caratteri oggetto dello studio - continua l'Ente Parco -, la ricerca è riuscita a dimostrare che gli individui più "inincrociati", cioè quelli con variabilità genetica minore, hanno una massa corporea inferiore rispetto a quelli con maggior variabilità e mostrano una ridotta resistenza ai parassiti". La massa corporea è fondamentale per gli individui maschi sia per la sopravvivenza nei freddi mesi invernali sia per il successo nelle competizioni per l'accoppiamento, poiché gli esemplari meno resistenti sviluppano corna più piccole.

La ricerca è stata condotta da Alice Brambilla, assegnista di ricerca dell'ateneo di Pavia; coautore dello studio è Achaz von Hardenberg, biologo del Parco, che spiega: "Le popolazioni di animali e di piante composte da un basso numero di individui incontrano seri problemi e rischiano più facilmente di estinguersi a causa della perdita di variabilità genetica. Nel caso dello stambecco alpino - aggiunge il biologo -, il nostro studio indica la necessità di maggiori sforzi per garantire che le molte popolazioni reintrodotte negli ultimi 50 anni sulle Alpi siano maggiormente connesse fra di loro per garantire lo scambio genetico fra le stesse".

 

E.G.

 

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