Bimbo alimentato artificialmente: Consiglio di Stato impone all'Usl di consegnare gli atti

Scelta sulle cure «parrebbe» influenzata da «fattori di carattere economico-organizzativo». Accolto il ricorso dei genitori

 

sede Usl Aosta

La tutela della salute dell'essere umano, e in particolare quella di un bambino, prevale sulla eventuale riservatezza dei documenti istruttori e sulla corrispondenza tra avvocato e pubblica amministrazione. Lo stabilisce il Consiglio di Stato accogliendo, con sentenza pubblicata giovedì, il ricorso di una coppia di genitori per avere accesso alla documentazione dell'Usl Valle d'Aosta sulla modalità di assistenza e cura del figlio minore affetto da grave disabilità.

Annullando la decisione del Tar di Aosta dello scorso anno, i giudici del Consiglio di Stato hanno imposto all'Usl Valle d'Aosta di consegnare alcuni documenti richiesti alla coppia che intende chiedere un risarcimento danni.

La delicata vicenda inizia nel 2019 quando l'Usl decise di cambiare metodo di alimentazione del figlio minore della coppia utilizzando la "Peg" (gastronomia endoscopica percutanea) al posto del sondino nasogastrico. I genitori si opposero e l'Usl chiese e ottenne la sospensione della potestà genitoriale. Il provvedimento venne però in seguito annullato perché la segnalazione dell'Usl sulla presunta incapacità dei genitori di prendersi cura del figlio gravemente disabile era «basata su critiche che non hanno trovato alcun riscontro». 

Si arriva così alla primavera 2021 quando il Tar ha respinto la richiesta dei genitori di accedere ai documenti utili a intentare una causa per risarcimento danni. Il Consiglio di Stato ora ha ribaltato la decisione. La decisione del Tar di Aosta, si legge nella sentenza pubblicata giovedì, «erra nel ritenere cessata la materia del contendere». 

I giudici in particolare evidenziano un delicatissimo passaggio riferito ad una comunicazione tra avvocato e Usl, risalente al 2019, dalla quale emerge un ruolo del possibile risparmio di risorse nella decisione - osteggiata dai genitori - di cambiare le modalità di alimentazione del bambino.

Scrivono i giudici: «Parrebbe che la preferenza dell'alimentazione del piccolo via "endoscopica percutanea" non sia dettata esclusivamente per il bene del paziente ma anche per fattori di carattere economico-organizzativo, utili alla struttura sanitaria della Valle d'Aosta per raggiungere economie di scala, comportando un ridotto utilizzo del personale infermieristico».

Dalle comunicazioni tra avvocato e Usl quindi «emergere il sospetto che la decisione dell'Azienda sanitaria non sia finalizzata - almeno non solo - al benessere del bambino e la conferma di questo dubbio potrebbe rinvenirsi proprio nel parere». Per questo il Consiglio di Stato ritiene che i documenti chiesti dai genitori siano da rilasciare. Perché aiuterebbero «a cogliere le reali motivazioni dell’Azienda sanitaria sottese all’insistenza di modificare il sistema di nutrizione del bambino, da nasogastrico a endoscopica percutanea. Si tratta di tutelare il bene primario - garantito al livello più alto della Carta costituzionale - della salute di un essere umano (per giunta, di un bambino) con la conseguenza che non può non essere riconosciuto il diritto dei genitori - sui quali incombe il diritto-dovere di proteggere e garantire le cure necessarie al benessere del figlio - ad avere tutta la documentazione».

 

 

Clara Rossi

 

 

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