Suicidi nelle carceri italiane: una mattanza senza fine

Sovraffollamento, politiche sempre più punitive e quasi mai riabilitative, nessuna attenzione per la salute mentale. E le riforme non ci sono

 

Le statistiche dei suicidi nelle carceri riportano una situazione estremamente allarmante e rivelano una profonda crisi del sistema penitenziario italiano.

Suicidi nelle carceri Italiane: una mattanza senza fineSecondo l’ultimo rapporto di Antigone, "Senza Respiro", il 2024 si è contraddistinto come l’anno con il maggior numero di suicidi, registrando ben 91 casi. Il Garante Nazionale dei Detenuti segnala 83 casi, escludendo i decessi avvenuti non all'interno dell'istituto carcerario bensì dopo il trasporto in ospedale del detenuto.

Il contesto in cui si svolgono questi tragici eventi è reso ancor più critico da un sovraffollamento cronico: attualmente, le carceri italiane presentano un tasso medio effettivo di affollamento attorno al 133% della capienza regolamentare. Solo 36 dei 189 istituti non risultano sovraffollati (compresa la casa circondariale di Brissogne, secondo i dati aggiornati a fine maggio dal ministero della Giustizia), mentre ben 58 superano il 150% dei limiti stabiliti. Questa condizione estrema comporta spazi inadeguati per le attività e la mancanza di aree comuni funzionali, elementi che determinano un ambiente altamente stressante e insostenibile per i detenuti. Anche per quelli che devono ancora essere processati.

Le condizioni di vita - o forse sarebbe meglio dire di sopravvivenza - nelle carceri italiani fa emergere il problema della salute mentale delle persone in stato di restrizione. Le condizioni di sovraffollamento, unite a spazi chiusi e spesso privi di servizi adeguati, favoriscono lo sviluppo di gravi problemi psicologici. L'uso di sedativi, ipnotici, antidepressivi e antipsicotici è molto diffuso mentre il supporto in termini di personale specializzato è palesemente insufficiente. I detenuti finiscono per essere abbandonati a loro stessi e questo a cascata si ripercuote sul personale che opera nelle carceri, la polizia penitenziaria, anch'essa senza personale sufficiente. Questo scenario rende il momento dell’ingresso in carcere, e in particolare i primi giorni di detenzione estremamente rischiosi, come evidenziato dalle numerose tragedie che avvengono nei primi mesi.

In un confronto a livello europeo, il sistema penitenziario italiano risulta ancor più problematico: dati del Consiglio d’Europa indicano che nel 2022 il tasso di suicidi nelle carceri italiane (circa 15 casi ogni 10.000 detenuti) superava di gran lunga la media europea, stimata in 7,2 casi ogni 10.000 detenuti.

Il tragico incremento dei suicidi nelle carceri italiane non può essere considerato un evento isolato, bensì il risultato di un sistema penitenziario da tempo in crisi, caratterizzato da sovraffollamento, infrastrutture inadeguate e un sostegno psicologico insufficiente che si limita a punire anziché puntare ad una riabilitazione che andrebbe a beneficio sia del detenuto, sia della società intera. Servono interventi strutturali e riforme urgenti che possano garantire condizioni di detenzione che rispettino pienamente la dignità e il diritto alla vita. Ma, al momento, all'orizzonte c'è il nulla.

 


Marco Camilli

 

 

 

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