Osapp: due suicidi in carcere in meno di una settimana

Morti un italiano di 40 anni e un egiziano di 38 detenuti nel carcere romano di Rebibbia 

 Rebibbia (foto Osapp)

In meno di una settimana, due uomini si sono tolti la vita nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. È il sindacato Osapp a raccontare quanto accaduto: martedì 4 novembre è morto un detenuto italiano di 40 anni, appena trasferito da Regina Coeli dopo lo sfollamento conseguente al crollo del tetto. Il 9 novembre, un secondo decesso: un uomo egiziano di 38 anni. «Le cause sono al vaglio della Magistratura per entrambi i casi».

«L’eco che resta è la stessa: un sistema allo stremo, dove il disagio non fa rumore finché diventa irreparabile - dice il sindacato di polizia penitenziaria -. Quel primo decesso ha il peso delle emergenze accumulate. L’uomo, quarantenne italiano, era arrivato da poco a Rebibbia N.C. dopo il trasferimento da Regina Coeli, resosi necessario per i danni strutturali. Un passaggio di mura e di numeri, senza tempo per ricucire le crepe interiori».

Osapp chiede «massima trasparenza e rapidità negli accertamenti, ma soprattutto condizioni dignitose per chi resta, personale e detenuti. A cinque giorni di distanza, un secondo uomo, egiziano di 38 anni, muore in una cella dello stesso istituto. Anche qui, la verità giudiziaria dovrà dire l’ultima parola. Ma prima ancora delle carte, c’è la domanda che ritorna: quante volte il rischio era stato intuito, segnalato, sottolineato? Rebibbia N.C. non è un’eccezione; è uno specchio. Negli stessi giorni, denunce e allarmi sull’affollamento, su allocazioni di fortuna e servizi ridotti al minimo hanno descritto un quadro "al collasso", dove gli spazi di socialità diventano camere di degenza dell’emergenza e le procedure si trasformano in tappabuchi. In quel vuoto, la salute mentale - di chi sconta la pena e di chi lavora - si assottiglia fino a rompersi. Non servono capri espiatori, servono scelte operative. Le famiglie hanno diritto alla verità, il personale alla tutela, la collettività a istituzioni che non voltino lo sguardo. Trasparenza sugli accertamenti, pubblicazione dei dati aggregati sugli eventi critici, verifiche ispettive con esiti accessibili: non è sfiducia, è garanzia».

«Di questi uomini conosciamo età e provenienza, non la storia - conclude il sindacato -. Eppure ogni storia chiede ascolto. Un carcere che previene è un carcere che ascolta prima, che interviene subito, che non lascia soli né i detenuti né chi li custodisce».

 

 

redazione
(foto Osapp)

 

 

Società editrice: Italiashop.net di Camilli Marco
registrata al Tribunale di Aosta N° 01/05 del 21 Gennaio 2005
P.IVA 01000080075