Nulla da fare per la stele in ricordo di Antonio Sonatore - simbolo internazionale dell’estromissione di un genitore dalla vita dei propri figli – poiché il consiglio regionale (o, meglio, i gruppi che sostengono la maggioranza) ha bocciato la mozione della Lega, a firma del suo capogruppo, Andrea Manfrin, che chiedeva di porre la stele a ricordo del gesto di Antonio Sonatore, che, il 7 aprile 1996, si è dato fuoco a fianco dell’ingresso del Tribunale, che gli aveva tolto ogni diritto genitoriale. La ragione della proposta era stata ben illustrata da Manfrin all’inizio della discussione, ma il presidente Testolin, non sentendo ragioni, ha espressamente chiesto alla Lega di ritirare la mozione, perché la figlia di Sonatore aveva “deciso” che questo tipo di discussioni stiano fuori dalla politica. I gruppi che sostengono la maggioranza, compatti, hanno votato contro la mozione sostenuta dai gruppi di opposizione e dal gruppo misto ed hanno bocciato la richiesta della collocazione di una stele nel giardino (di proprietà della regione) antistante il tribunale.
L’avv. Paolo Sammaritani, consigliere della Lega, nel rispondere al sig. Testolin, ha ribadito che la nostra iniziativa non vuole entrare nei dettagli di una vicenda familiare che deve restare sullo sfondo. Ma quell'episodio è diventato, nel bene o nel male, il simbolo di un fenomeno che si stava sempre più diffondendo. La stele sarebbe un segnale di attenzione della nostra comunità.
La politica odierna del consiglio regionale ha scritto una brutta pagina per evidenziare, ancora una volta, il suo totale disinteresse verso i separati e i loro figli, sorvolando sui tanti inaccettabili suicidi, in Valle, di padri separati, che, come Antonio Sonatore, hanno problemi per esercitare la propria genitorialità. A questi politici intessa più l’affaire Cime bianche che la tutela dei cittadini, inerti dinnanzi allo strapotere dei servizi sociali, che nessuno controlla (contravvenendo “dolosamente” alla legge sulla pubblica amministrazione), ed agli alti costi della proibitiva giustizia valdostana a cui ricorrere per tutelare i propri figli e se stessi.
E cosa dire dei suicidi di padri espropriati dei propri figli, che, nel corso degli anni, hanno reso orfani tanti figli, indotti a rifiutare il genitore non collocatario? E’ necessario che la Corte dei conti indaghi, in maniera molto più approfondita e più frequente, su certe spese e sulle responsabilità degli amministratori pubblici e che la giustizia si occupi di questi dolorosi fatti. Sarebbe una prova della supremazia della legalità sui facili oblii delle istituzioni.
Conosciamo bene i fatti che hanno indotto il docente e psicologo, Antonio Sonatore - da tutti stimato, come emerge dalle testimonianze raccolte in questi anni - a togliersi la vita, poiché la giustizia ingiusta gli aveva tolto la cosa più importante per un padre: la frequentazione della figlia, affidata alla madre.
Leggendo le cronache locali e nazionali (perché esistono tanti articoli sul primo padre suicida), resta incomprensibile la presa di posizione della figlia, che, alcuni anni fa, aveva allertato la magistratura per l’azione della nostra associazione, rea di aver organizzato una fiaccolata in onore del padre, ed ora detta alla regione inquietanti diktat per impedire la collocazione di una “invisibile” stele nel giardino pubblico. Un atteggiamento che pone inquietanti domande sul reale significato delle gesta di una figlia, che, al tempo del suicido del padre, aveva pochi anni e che è vissuta sempre con una madre artefice delle denunce al padre. Stia tranquilla la signora, perché nessuno vuole riaprire dolorose piaghe del passato, anche se, talvolta, sarebbe doveroso.
Antonio Sonatore è un simbolo internazionale dei padri separati e costretti a rinunciare ai propri figli per imposizione di istituzioni o servizi pubblici, spesso impreparati a svolgere certe mansioni, come tutti i giorni si ripete nei tribunali. Antonio Sonatore è anche il simbolo di chi non si lascia ghigliottinare in nome di una legalità che tale non è.
Antonio Sonatore rappresenta un esempio del mal funzionamento della giustizia e della indifferenza di chi doveva provvedere al superiore interesse di una minore, il cui padre non poteva essere annientato per essere, poi, sostituito da altre figure. Il suo gesto non è accettabile, ma nemmeno può essere demonizzato con l’intento di scambiare il diritto con il delitto. Non accettare il gesto di darsi fuoco per protesta non vuole dire, però, che per questo deve essere dimenticato e demonizzato.
L’esempio del dolore e dell’oltraggio è indelebile e, per questo, va guardato con rispetto sia da parte delle istituzioni, sia da parte dei familiari superstiti, che dai comuni cittadini. Sonatore non va “oscurato” perché ritenuto una vergogna per i familiari e, purtroppo, anche per le istituzioni.
Il suo gesto, anche se non condividibile, e il suo dramma, comprensibile, vanno rispettati e una stele era il simbolo di una diversa attenzione alla figura di Antonio Sonatore. I separati, anche nella indifferenza di politici molto attaccati alla poltrona e di chi dovrebbe essere rispettoso del gesto compiuto da un padre separato, continueranno a lottare per non tollerare che si infanghi ulteriormente la dignità di questo simbolo internazionale.
Sarebbe interessante verificare anche se quanto dichiarato dal presidente della regione in merito a quanto riguarda la figlia di Antonio Sonatore sulla mozione sia effettivamente vero oppure costituisca una pilatesca giustificazione all’immotivato diniego.
Si ricorda a tutti che le ragioni non stanno mai da una sola parte e che fare il padre è un diritto dovere che nessuno può annullare!
Ubaldo Valentini, presidente “Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)”
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