Si è tolto la vita perché era depresso

I padri separati valdostani continuano a togliersi la vita, nella totale indifferenza della politica e della giustizia. Il problema, con gran parte della stampa locale poco propensa a disobbedire ai “consigli” degli assessori alla Salute, Sanità e Politiche sociali, che, in questi anni, si sono susseguiti e delle forze dell’ordine, non emerge con la sua drammaticità e l’opinione pubblica, per rendere meno amaro l’inaccettabile gesto, fa proprio il solito giustificativo: era depresso!

La depressione non è un virus da cui è difficile liberarsi una volta che ne siamo stati infettati. La depressione spiega il modo di comportarsi delle persone che la società, a vario titolo e con diversificate responsabilità, non ha difeso da “sassolini” che, nel corso del tempo e nell’indifferenza, sono divenuti macigni insopportabili. Il suicidio è l’atto finale e il segnale della resa. La depressione è sempre conseguenza di cause (biologiche, psicologiche, sociali, genetiche e fisiologiche) che potevano essere rimosse, purché lo si fosse voluto.

I fattori precipitanti gli episodi depressivi sono da ricercarsi nei conflitti familiari, malattie fisiche, cambiamenti di vita imposti spesso dall’esterno o, addirittura, da un prevaricante intervento delle istituzioni che dovrebbero garantire a tutti libertà e una giustizia giusta, nell’essere vittima di un reato, separazioni coniugali, l’allontanamento dai figli, l’acuirsi dei conflitti familiari, il repentino cambio delle condizioni di lavoro, il cambio di amicizie e dell’abituale stile di vita, il fallimento di un progetto familiare su cui si era investito molto, sia a livello psicologico-affettivo che economico.

Le cause che sono alla base dei suicidi di genitori separati ed estromessi dalla vita dei propri figli sono ben note, soprattutto in Valle d’Aosta, dove 27 anni fa, proprio davanti al tribunale che gli aveva tolto la facoltà (potestà) genitoriale, si era dato fuoco un padre, che, da anni, lottava per vedersi riconosciuto il proprio diritto-dovere di padre e che, da settimane, protestava pubblicamente con cartelli per il centro storico di Aosta. Anche quella volta, alcune testate giornalistiche nazionali scrissero che era depresso.

Depresso, va bene, ma per colpa di chi? Era depresso per la giustizia ingiusta, come portava scritto nel cartello, cioè a causa di istituzioni sociali, politiche e, soprattutto, giuridiche che non hanno ascoltato il suo grido di dolore e la sua protesta. Un suicidio che ha tante concause, che vanno dalla famiglia alle istituzioni ed alla società che, con la sua indifferenza e con il suo silenzio, ha, di fatto, condiviso la responsabilità del gesto.

Le cose, in questi trent’anni non sono cambiate né ad Aosta né in altre parti dell’Italia. I suicidi di padri separati continuano ad esserci, anche se, talvolta, con forme meno plateali (senza lasciare traccia delle vere ragioni di una morte che appare, per volontà di chi lo compie, come un incidente mortale), e sempre identiche sono le cause che inducono i padri a commettere il gesto estremo, poiché si sentono abbandonati da tutti, spesso anche da amici e parenti, e non possono sperare nell’aiuto delle istituzioni per risolvere le difficoltà quotidiane. Il loro dramma sembra non interessare nessuno, nemmeno a quei politici che parlano di pari-opportunità e trasparenza, ma, poi, indifferenti al dolore di questi genitori, finiscono per sopprimere le aspirazioni tradite da chi si vede privato anche del suo diritto di essere genitore.

I padri suicidi (anche se non è dimostrato né dimostrabile) sono tanti e il fenomeno non può continuare ad essere ignorato da chi amministra la cosa pubblica e da chi dovrebbe controllare un servizio sociale che pecca di tanto pressapochismo e, spesso, non comprende i preoccupanti segnali lanciati dai padri separati.

Il mondo delle separazioni, molto vasto e ormai generalizzato, è sempre più costituito da genitori estromessi dalla vita dei propri figli e ridotti alla miseria e che si vedono negati i propri diritti genitoriali, a causa dei provvedimenti vessativi emessi da una giustizia ingiusta e non sempre imparziale.

Lasciamo stare il giustificativo che quel genitore era depresso, perché ci sono precise responsabilità che la società non può continuare a permettere. Non è possibile che i veri responsabili di questo gesto la passino sempre liscia e che si incrementi il numero di coloro che sono resi orfani dalle istituzioni e dall’indifferenza della società.

A quei orfani, però, nessuno ridarà il genitore che non c’è più per responsabilità di tanti, compreso quello di chi sceglie il silenzio per paura o per convenienza.

 

Ubaldo Valentini, presidente “Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)”
Contatti: tl. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.genitoriseparati.it - 5x1000: C.F. 94077010547

 

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