Solo mala gestione delle politiche sociali?

Tanti eroi di carta cercano di appropriarsi meriti che non hanno e di azzittire il malumore dei cittadini, beffati dalla mala sanità e dalla mala gestione della salute in Valle d'Aosta, come sistematicamente traspare dalle pubbliche denunce. Sparare sulla Croce Rossa (tanto per rimanere nel tema della sanità) sarebbe facile, visto lo stato di emarginazione e declassamento della sanità di una piccolissima regione autonoma, che di soldi ne ha tanti – e ne sperpera pure tanti - ma che non riesce più a garantire un pur minimo rapporto costi-qualità nel servizio pubblico, gestito, quasi sempre, in modo puntiglioso e clientelare.

Da tantissimi anni assistiamo alla incompetente gestione di un importantissimo assessorato, sia per la sanità che per la salute, dove le politiche sociali sono ridotte alla mercé delle lobby che dominano i servizi sociali. Alcuni genitori non più conviventi con i figli (prevalentemente i padri), nell’indifferenza di chi dovrebbe intervenire, sono costretti a vivere in macchina o essere ospitati da parenti e amici e, in questa situazione da profughi, devono incontrare ed ospitare (dove?) i propri figli, che, ben presto, finiranno per rifiutarlo. Abbiamo incontrato tantissimi assessori arroganti (indipendentemente dal sesso), che non accettavano le richieste dei genitori separati e dei loro figli perché mettevano in discussione una consolidata struttura clientelare, un potentato, di cui nemmeno i consiglieri del Pd (alcuni dei quali sono dipendenti dell’Asl) hanno avuto il coraggio o, meglio, la voglia di combattere, come sarebbe stato loro dovere etico, vista la compagine politica di cui fanno parte e dove la tutela dei più deboli è fondamentale, se non vogliono rinnegare se stessi.

In realtà c’è stato un solo assessore, professionista del mondo della sanità, che è restato in carica per pochi mesi, ma che, fin dall’inizio, aveva messo mano alla gestione dei servizi sociali - ottenendo ovviamente l’ostruzionismo dei diretti interessati – consapevole che il servizio non è un corpo separato della Regione a servizio del tribunale, poiché gli operatori dei servizi sociali sono dipendenti pubblici, pagati dall’ente locale, che deve rispettare la legge che regola la pubblica amministrazione, mentre è dovere dell’ente pubblico monitorare il loro operato.

Negli incontri avuti con i genitori separati, soprattutto con i bistrattati padri, l’assessore ha evidenziato una profonda sensibilità per la psicologia dell’età evolutiva, per il rispetto della bigenitorialità e della cogenitorialità. Ha ascoltato le loro richieste e le loro osservazioni, senza deriderli e/o snobbare le loro problematiche, come, invece, è stata consuetudine fare da parte di tutti gli altri assessori. Tutti concordi nel negare che in Vallata esista (e da anni, purtroppo) l’emergenza suicidi di padri separati in difficoltà ed alcuni hanno velatamente fatto capire che insistere su ciò avrebbe esposto i separati all’oblio da parte delle istituzioni. C’è stato, poi, chi, subdolamente, ai separati che gli chiedevano aiuto, ha dettato condizioni per essere aiutati: rinnegare la nostra associazione e revocare il mandato ai legali con noi convenzionati, facendo intravvedere scenari apocalittici nell’affido dei figli. A chi è caduto nel loro ricatto sono arrivati subito contributi e benefici assistenziali, ma, ben presto, ci hanno raccontato tutto.

Non c’è bisogno di sparare sulla Croce Rossa, perché l’ente locale ha indiscutibilmente fallito sui servizi sociali, come su tutto il comparto sanità, ed ha lanciato un siluro non nei confronti dei malfunzionanti servizi sociali, ma, invece, sul genitore che rivendicava un sacrosanto diritto per sé e per i suoi figli. L’assessorato si è autoaffondato da solo e il politico che ha contribuito ad affondarlo e/o continua a farlo ancor oggi, non è affatto interessato alle problematiche dei minori e del genitore, di fatto, estromesso dalla vita dei propri figli, ma si preoccupa solo di ricrearsi continuamente la verginità perduta, trasmigrando, con tanta disinvoltura, da un partito o schieramento all’altro. Chi accoglie questi personaggi, indubbiamente, ne condivide anche la rettitudine morale e la consolidata tutela del portafoglio proprio e dei loro consanguinei.

L’atteggiamento verso le impellenti precarietà dei separati e dei loro figli da parte dell’attuale assessore alla sanità, salute e politiche sociali, signor Carlo Marzi, supportato dalla sua maggioranza e da consiglieri in caduta libera, è deplorevole, poiché nega il diritto alla memoria e alla trasparenza nei finanziamenti elargiti dal suo assessorato ai genitori prevalentemente collocatari (quasi sempre le madri) dei figli.

Negare la necessità di un pubblico registro regionale di tutti i finanziamenti (per svariati e svariati milioni) elargiti dai vari enti pubblici locali per evitare che alcuni arrivino a prendere anche circa € 20 mila all’anno e imporre che un genitore (94% dei padri separati) non debba sapere i finanziamenti percepiti dall’altro per i loro figli è un abuso istituzionale ingiustificato e, pertanto, intollerabile, che rivela solo le responsabilità, anche penali, di chi invoca la privacy, quando al contrario non c’è poiché i finanziamenti o le dorate elemosine clientelari non sono coperte dalla privacy. E poi tra padre e figli, ma anche ex-compagna o moglie, in relazione ai figli, la privacy non esiste affatto. Lo sanno tutti, comprese le autorità giudiziarie e le forze dell’ordine, eccetto chi considera il potere politico come un personale profit. I funzionari pubblici che dipendono dal servizio sociale, che propongono i più svariati contributi alle madri separate, ne possono rispondere personalmente, sia a livello civile e penale che disciplinare.

Caro assessore, in aula consiliare ha detto che, per lei, i padri separati possono accedere ai finanziamenti pubblici attraverso le vie già deliberate in passato! Risposte smentite dai fatti. Forse, il signor Marzi non conosce la situazione dei padri separati o, forse, visto il suo traballante ruolo politico, vuole continuare ad assicurarsi, per il futuro, un posto al sole, ricorrendo al vecchio sistema del clientelismo.

Proponiamo nuovamente un pubblico dibattito tra i separati e l’assessorato/assessorati e forze politiche regionali, oltre ad altre associazioni eventualmente titolate, che si occupano di minori, di separazioni e di affido dei figli. Non è tempo perso, perché la vita è sacra per tutti e tutti i minori, con ambedue i genitori, hanno diritto ad essere trattati con equità e giustizia. Un dibattito urgente, ricordiamo a tutti i gruppi politici, più delle cime bianche.

Il dibattito lo faremo, anche senza la giunta regionale e l’assessore alle politiche sociali, ed i separati non hanno alcuna intenzione di rinunciare ai loro diritti negati, al benessere proprio ed a quello dei propri figli. I genitori sono due, ma non uno solo, seppur blindato da uno schierato servizio sociale plenipotenziario e da un rilevante mondo politico, assente e negazionista.

 

Ubaldo Valentini, presidente “Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
Contatti: tl. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., www.genitoriseparati.it. - 5x1000: C.F. 94077010547

 

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