Tragici silenzi istituzionali sui minori: ora basta!

Il 2024 dovrà essere l’anno della svolta nella gestione dei minori con genitori non più conviventi, poiché i tragici ed inquietanti silenzi delle istituzioni non possono più continuare impunemente. La giustizia ingiusta che domina, da decenni, i tribunali, è un palese oltraggio alla persona, sia lei il minore che il genitore estromesso dalla vita dei figli, per sadici meccanismi interpretativi della legge, escogitati da chi dovrebbe dare risposte specifiche caso per caso, ma non escogitare procedure con prassi massificanti per economizzare gli impegni dei magistrati e dei servizi sociali a loro connessi. Per fortuna esistono magistrati seri e competenti che cercano di salvaguardare i diritti del minore, che sono, poi, anche i diritti del genitore emarginato.

La bigenitorialità e la co-genitorialità non sono espedienti formali, ma costituiscono la base della famiglia e sono le insostituibili condizioni da rispettare nella crescita e formazione dei minori. L’amore per i figli, a differenza di quello tra i genitori, non ha termine e non può essere sacrificato a ideologie o culture-non culture che vorrebbero il padre sempre perdente come genitore e ostaggio delle sofisticate (ma, molto spesso, anche semplicistiche) teorie di genere, che si concretizzato nelle svariate associazioni, centri antiviolenza e case protette per ospitare madre e figli vittime dei dichiarati abusi, che si spartiscono una rilevante quantità di danaro pubblico per tutelare la donna, vittima della violenza familiare. Per queste sacerdotesse esistono solo il patriarcato e gli abusi del maschio sulla femmina e la donna è sempre e comunque tollerante dell’uomo e rispettosa dei suoi diritti, anche genitoriali.

La diaria giornaliera – pagata da tutti coloro che pagano regolarmente le tasse - per ospitare madre e figlio varia da luogo a luogo e si aggira sui trecento euro al giorno, quando va bene, altrimenti può salire anche a €. 500 al giorno, per un totale mensile che va da €. 9.000 a 15 mila al mese, in cambio di un servizio scadente, incontrollato e approssimativo per dare occupazione a sfigati, boriosi quanto impreparati, cioè incompetenti. Non parliamo, poi, del mercato a nero dei lavori fatti dalle madri ospiti della dimora protetta. La vera proprietà di queste case, poi, appartiene, di fatto, a politici o lobbisti del settore, coperti dalla politica, che non compaiono mai, poiché si servono dei prestanomi. I politici, le forze dell’ordine, la Corte dei conti, l’Agenzia dell’entrate, i tribunali lo sanno, ma nessuno osa intromettersi per fare chiarezza.

La violenza delle donne sugli uomini, all’interno della famiglia, è assai diffusa, ma, purtroppo, i maschi non formulano denunce per le aggressioni subite, mentre la donna, assai spesso, fa la denuncia solo poco tempo prima della sua richiesta di affido dei figli o di separazione (scritta da legali vicini a questi centri incontrollati), che sfrutta per avere provvedimenti a lei favorevoli. Le cd. femministe negano, spesso con puerili argomentazioni, che possa esistere la violenza della donna sull’uomo e una siffatta denuncia la considerano un progetto dell’uomo patriarcale.

A queste paladine di progetti (che potrebbero sembrare anche esoterici), difensivi della donna per principio preso – non parlo delle vittime dell’inaccettabile femminicidio, sempre da condannare fermamente – basterebbe verificare cosa avviene nei tribunali e cosa scrivono i servizi sociali nelle relazioni inviate al giudice per capire che, in presenza di separazione, divorzio e affido dei figli, dove oltre il 95% degli affidi sono, di fatto, a favore della madre, riconoscendo al padre solo il ruolo di bancomat, pena la condanna penale (o civile) certa. Ma è il matriarcato o il patriarcato che effettivamente predomina nella cultura dei tribunali e dei servizi sociali?

La cosa più indegna è che, nonostante le denunce pubbliche, nessuno controlla il funzionamento della case-famiglia e come vengono utilizzati o sperperati i soldi pubblici. Anche questo andazzo deve terminare e i corresponsabili devono essere espulsi dagli apparati istituzionali preposti alla tutela dei minori.

Per aumentare la confusione e per emarginare sempre più il genitore estromesso dai figli, i politici hanno inventato la figura del curatore speciale del minore, senza determinarne l’entità dei costi e a chi spetta pagarli. Non sono chiare nemmeno le finalità della nomina, che, da evento speciale, si sta trasformando in evento abituale, in nome di una generica conflittualità genitoriale, che viene addebitata pilatescamente ad ambedue i genitori, anche per il solo fatto che non sono entusiasti della fine della relazione affettiva e che non accettano, pedissequamente, le imposizioni discriminatorie, talvolta anche assurde, del servizio sociale e del giudice che tenta di robotizzare anche l’affido dei figli.

I genitori, ma diciamo pure il solo padre, con la istituzione di questa figura, vengono ulteriormente emarginati nella gestione dei figli e nella loro formazione, arrivando – come fanno alcuni tribunali – perfino a far gestire la quotidianità della vita dei figli. Spesso la nomina del curatore speciale avviene tra avvocati che non ha nemmeno specifiche conoscenze scientifiche della gestione ed educazione dei minori, ma, però, fanno parte di quell’entourage, amicale e intoccabile, che gestisce ctu e quant’altro in merito ai minori oggetto di affido. Inoltre, praticamente sempre, i giudici lo nominano al fine di fargli formulare le richieste (comprese quelle che vanno contro l’effettivo superiore interesse del minore) che i giudici si vogliono sentir fare.

La nostra associazione è stata la prima in Italia, fin dal 1998, ad affermare la priorità dei minori nei processi di affido e ad avere sostenuto la bigenitorialità e co-genitorialità nell’educazione e formazione dei minori, definendosi una associazione dei genitori separati (ambedue e non solo di uno: padre o madre) a tutela dei minori, cioè ha spostato l’attenzione delle istituzioni non sui genitori, ma sui figli. In questa ottica, da ventisei anni e a livello nazionale, stiamo evidenziando le criticità e le contraddizioni nell’affido dei minori, che sono soggetti portatori di diritti, ma non oggetti degli abusi istituzionali, che, in concreto, invece, quotidianamente li negano, compreso anche l’inalienabile diritto alla bigenitorialità.

Nell’ultimo direttivo, tenuto prima delle festività di fine anno, è stato approvato un piano di interventi per il 27° anno di attività della nostra associazione nazionale, mettendo al primo posto la tutela dei minori coinvolti dalla fine della convivenza dei propri genitori. Le attività, oltre che a Perugia ed Aosta, verranno svolte anche in altre città italiane, di cui vi informeremo nel momento della loro programmazione.

Queste le iniziative che sono state approvate e che verranno portate avanti con convegni, giornate di studio, dibattiti, conferenze, tenute da relatori con specifiche competenze scientifiche, e incontri istituzionali con le forze politiche che legiferano in questa materia, i magistrati che segnano e determinano il destino dei minori e i servizi sociali, spesso impreparati e sempre più assoggettati a logiche di politica di genere, che non permette loro di muoversi come forza terza ed autonoma nel riferire sui genitori e sui minori.

  1. Centralità dei minori nei procedimenti di affido, a seguito della fine della convivenza dei loro genitori, con la pretesa istituzionale, troppo spesso, di sfruttare le modalità di affido secondo logiche dannose per i minori e non rispettose della legge.
  2. Affido condiviso paritario, come già fanno tanti tribunali attenti al rispetto della legge 54/2006, inerente l’affido condiviso dei minori, dove il mantenimento dei figli è diretto, con l’abolizione dell’assegno di mantenimento, che, comunque, dovrà essere obbligatorio, a differenza di quanto avviene da decenni, per ambedue i genitori. La casa coniugale o familiare resterà nella disposizione del genitore o dei genitori proprietario/i, visto che con il collocamento condiviso o paritario, non c’è l’assegnazione dell’abitazione (al limite, se si passa da un collocamento prevalente ad uno paritario, c’è la revoca dell’assegnazione).
  3. Determinazione delle competenze e del compenso del curatore speciale, la cui istituzione va dettagliatamente regolamentata, tenendo presente che il compenso, equivalente a quello di un normale legale, va dettagliatamente determinato, prima della nomina, soprattutto se non esistono evidenti requisiti contemplati dalla legge che l’ha istituito, dovranno essere tenute presenti le risorse economiche di ambedue i genitori, ma non può essere punitiva di un padre che attualmente paga, di fatto, tutto ed è costretto a ricorrere alla Caritas per sopravvivere. Ci dovrà essere una ferrea regolamentazione delle ragioni a sostegno della sua nomina, l’elenco degli avvocati disponibili dovrà essere aperto e pubblico e vi potrà far parte solo chi ha specifiche competenze nel diritto di famiglia e minorile. La nomina del curatore non vuol dire disporre un’altra figura professionale che finisce per sopprimere le inalienabili competenze del genitore. I figli sono figli dei due genitori, ma non dei servizi sociali, del tribunale, del curatore speciale, che, stando ai fatti, finisce per essere colui che appoggia, acriticamente, le conclusioni del servizio sociale e che non si oppone agli evidenti provvedimenti discriminatori del tribunale.
  4. Riflessione sulla gestione dei servizi sociali incaricati dal tribunale a riferire sui genitori e sui minori oggetto dell’affido, che, sistematicamente, si sottraggono al confronto documentato con ambedue i genitori. E’ da decenni che i servizi sociali vengono contestati dai genitori per la loro impreparazione e presunzione professionale, la loro arroganza e abuso di ruolo, poiché a loro compete solo relazionare, ma non disporre le modalità di affido dei minori, competenza esclusiva del giudice, che non può limitarsi a condividere conclusioni fatte da persone scientificamente impreparate in maniera approfondita, come ripetutamente ci ricorda la Cedu.
    Gli enti locali, da cui dipendono i servizi sociali, verranno chiamati alle loro responsabilità civili, penali, amministrative e disciplinari, in base alla legge che regola la pubblica amministrazione.
  5. Incontri e dibattiti online periodici su tematiche specifiche, inerenti la tutela dei minori e del genitore estromesso dalla bigenitorialità e dalla cogenitorialità, condotti da esperti che risponderanno alle domande del pubblico in ascolto tramite il collegamento con il sito www.genitoriseparati.it. La tematica trattata sarà annunciata con anticipo e chiunque può rivolgere, anche anticipatamente, domande al relatore tramite email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Lo scopo di questi interventi è quello di coinvolgere una platea più vasta su queste tematiche, così come richiestoci da numerosi separati e lettori delle nostre rubriche.
  6. Ripristino dei gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto, in collegamento online, per permettere un confronto ai separati e ai non più conviventi sulle problematiche che continuamente vivono o subiscono.
  7. Campagna di sensibilizzazione dei genitori non più conviventi sui propri diritti genitoriali e sui diritti dei loro figli a frequentare in modo paritetico ambedue i genitori, senza la indebita intromissione di chi loro genitore non è.
  8. Azioni giudiziarie nei confronti dei responsabili degli abusi istituzionali sui minori e sul genitore estromesso dalla loro vita, portate avanti sia singolarmente che tramite azione collettiva, di cui l’associazione si farà promotrice.
  9.  Determinazione di uno spazio serale quotidiano di ascolto telefonico di chi ha necessità di informazione sui diritti dei propri figli e suoi.
  10. Azione di sensibilizzazione dei politici a formulare leggi e provvedimenti, per i minori e per i genitori non più conviventi, che rispondano alla tutela dei cittadini minori, ma non alle loro puerili strategie elettoralistiche.

L’Associazione resta a disposizione di tutti, comprese le istituzioni, a cui spetta la tutela dei minori quando termina la convivenza dei genitori, per predisporre iniziative per combattere il timore – talvolta indotto esplicitamente dalle istituzioni stesse – del genitore abusato nei suoi diritti e in quelli dei propri figli e per pianificare interventi condivisi tra tutti i genitori non più conviventi e dei cittadini che si preoccupano del futuro dei bambini di oggi, futuri gestori della nostra società.

 

Ubaldo Valentini, presidente dell’Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps)
Contatti: tel. 347.6504095, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., genitoriseparati.it

 

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