La giornalista Angela Leucci, il 5 aprile 2024, scriveva, sul quotidiano Il Giornale.it, un toccante e approfondito articolo su Antonio Sonatore, dal titolo: “La protesta, la benzina, il fuoco: vi racconto il dramma dei papà separati”, in occasione del 16° anniversario del Memorial Day, che il sette aprile di ogni anno, a partire dal 2006, si tiene per ricordare i padri separati estromessi dalla vita dei propri figli e quelli che si sono tolti la vita dopo la separazione. Un bello e sensato articolo che affronta la piaga dei suicidi dei padri separati, spesso ignorata o tenuta nascosta dai politici, dalle istituzioni e dagli organi di informazione.
L’associazione, tenendo presenze che, nel 2026, ricorre il trentesimo anniversario del suicidio di Antonio Sonatore, sta organizzando una serie di manifestazioni per ricordare il dramma e la solitudine di questo padre, che, il giorno di Pasqua, si è dato fuoco dinnanzi al tribunale di Aosta, per disperazione per aver – di fatto – perso la figlia, che poteva vedere solo una volta al mese (?!?), per protestare contro la giustizia ingiusta, che lo privava (sembra, comunque, con un provvedimento emesso nell’ambito della propria discrezione) del suo diritto alla paternità. Lo faremo con una pubblicazione che ricostruirà le fasi giudiziarie con cui gli era stata “tolta” la (allora) potestà genitoriale e le testimonianze di chi aveva conosciuto ed operato con questo apprezzato e amato insegnante e psicologo; lo ricorderemo con un convegno nazionale ad Aosta e, forse, anche a Roma, con esponenti di primo piano nel settore della magistratura, della psicologia dell’età evolutiva, della politica nazionale, della sociologia e della stampa; in suo onore terremo conferenze e pubblici dibattiti sulle ordinarie discriminazioni dei padri nell’affido dei figli dopo la fine della convivenza dei genitori e sulla loro estromissione dalla vita dei propri figli, anche a seguito di arroganti, superficiali, non sempre competenti e discriminatorie relazioni dei servizi sociali.
Affronteremo anche il tema della violenza verso la figura paterna da parte di organizzazioni di genere, finanziate con soldi pubblici e, spesso, suggeritrici di pretestuose e non documentate o documentabili violenze di genere da parte del genitore non collocatario, acriticamente accettate dal tribunale, senza il doveroso controllo sulla loro corrispondenza al vero.
Verrà affrontata anche la rilevante violenza sui padri, spesso anche fisica, da parte delle madri, volutamente tenuta nascosta da chi non ha interessi a far emergere i reali dati su questa specifica condotta illecita, perché contrastante con la prassi secondo cui la violenza, all’interno della coppia, sia praticata solo dagli uomini e che la donna, sempre e comunque, è vittima della c.d. malvagità maschile, anche quando tanti padri, per le denunce false e per le persecuzioni del sistema, vengono indotti al suicidio.
Durante questi interventi del 2026, formuleremo anche una nostra proposta equa e realizzabile dell’affido dei figli, che, inevitabilmente, dovrà essere quasi sempre un affido congiunto paritario e, in caso di mantenimento dei figli, il giudice dovrà prevedere che l’identica somma venga imposta anche al genitore collocatario, così come sancisce la legge italiana, mentre, oggi, l’obbligato è (quasi) sempre il padre.
Gli abusi ideologici sui figli e le false dichiarazioni del genitore collocatario dovranno essere analizzati velocemente, con severe pene nei confronti di chi, con falsità, vuole trarre vantaggi vari, ma, soprattutto, economici, dall’affido dei figli. Pene certe, drastiche e anche fortemente limitative della responsabilità genitoriale.
Il dramma e la solitudine dei padri separati dai figli è una tragica realtà, che porta molti di loro, consapevoli di non poter far valere le proprie ragioni per mancanza di soldi per pagarsi i legali, privati degli affetti dei propri figli, a togliersi la vita, spesso in modo anonimo, per non lasciare ai figli un ricordo negativo e devastante del loro gesto. Il tutto avviene nell’incomprensibile silenzio delle istituzioni.
Ogni suicidio di un padre privato dei propri figli dovrebbe indurre la magistratura ad aprire una approfondita indagine, così come sta facendo il tribunale penale di Bari, per verificare se esista il reato di istigazione al suicidio. L’art. 580 c.p., in vigore anche trenta anni fa, così recita: “Chiunque determina altrui al suicidio o rafforza l'altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l'esecuzione, è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima”.
Questo articolo non sembra mai applicato dai giudici. Il suicidio, nell’opinione pubblica, e non solo, spesso, è motivato da situazioni personali, facendo intendere l’esistenza di uno squilibrio psichico in chi compie l’estremo gesto, frutto di disperazione ed impotenza a vedersi rispettato come genitore ed accusato, spesso, anche di abominevoli colpe.
Il suicidio non è mai un atto inconsulto ma è provocato da tante concause in un padre che vorrebbe il rispetto dei diritti dei figli ad avere due genitori e i suoi diritti a fare il padre. Non è un pazzo e tantomeno un violento e un violentatore seriale. Chiedere il rispetto dei propri diritti di genitore è un dovere, prima che un diritto. Contestare l’operato della magistratura, quando scarsamente attenta alle esigenze di ciascun cittadino, e motivare le ragioni delle sue ricusazioni delle sentenze, fa parte dei diritti inalienabili di ciascuna persona. Sarà, poi, l’evolversi della protesta e il tempo a dire se le contestazioni del padre suicida siano o meno fondate. La storia, troppo spesso, conferma che anche i giudici possono sbagliare e tengono in carcere per decenni persone innocenti, a cui nessuno potrà risarcire l’immenso danno subito.
Antonio contestava il divieto di non potere vedere la figlia e lo faceva pubblicamente, nei posti pubblici di Aosta, davanti al comune e al tribunale, con cartelli che illustravano le ragioni della sua palese contestazione. Un testimone ci ha raccontato che, un giorno, disperato per l’indifferenza verso la sua richiesta di fare il padre, Sonatore andò in tribunale per sollecitare direttamente la eccezionale richiesta di poter stare e vedere la figlia. Il responsabile del tribunale, in presenza del prof. Sonatore e dell’attendibile testimone, ha alzato il telefono per chiedere l’autorizzazione alla madre della bambina, che, ovviamente, fu negata. Naturalmente, stiamo provando a verificare se ciò sia provato anche in altri modi. Ancora una volta, sono prevalse logiche incomprensibili, che non hanno minimamente dato peso al dramma di questo padre, educatore di bambini per vocazione e per professione, emarginato dalla piccola figlia, che lo rifiutava, comprensibilmente influenzabile dalle persone che frequentava, e da ciò che le veniva raccontato sul padre, forse anche in modo ingiusto, stando alle testimonianze dell’epoca, che saranno vagliate per quanto riguarda la loro attendibilità e, poi, eventualmente, verranno riportate nella pubblicazione.
Stiamo raccogliendo testimonianze e documentazioni, anche fotografiche, bipartisan, su tutta questa dolorosa vicenda e chiediamo a tutti coloro che hanno un ricordo di quei brutti giorni valdostani o documenti sull’attività del prof. Sonatore, soprattutto a livello sociale e scolastico, oppure che ricordano la sua protesta contro la giustizia ingiusta, “l’ingiustizia di una giustizia che costringeva un padre a vivere separato dalla figlia”, o possiede foto dei dazebao e/o cartelli che portava per le vie cittadine durante la sua protesta, intensificata dopo i dinieghi non sempre comprensibili. Sappiamo che esiste molto materiale fotografico e riprese del suo affollato e sentito funerale, con la commovente partecipazione degli allievi e dei loro genitori, della macchina andata a fuoco dopo che si era dato fuoco e che, per molto tempo, non è stata rimossa e sulla macchia lasciata sul marciapiede, dove i cittadini ponevano fiori gialli di ginestra per testimoniare la loro vicinanza a quest’uomo, apprezzato da tutti, eccetto alcune persone (molto poche, in realtà), che si preoccupavano di denigrarlo per salvaguardare la onorabilità di altri.
Sappiamo che molte persone hanno ancora il diario in cui riportavano i fatti di quei giorni, a loro chiediamo di contattarci per ricostruire l’esistenza di Antonio Sonatore, vittima, forse, di un potere che non ha mai fatto chiarezza su questo amato e rispettato professionista e padre.
Molti ragazzini di allora, suoi alunni, oggi adulti, ricordano Antonio Sonatore, la sua disponibilità, l’amore con cui insegnava e coinvolgeva alla creatività i piccoli bambini e i colleghi di scuola. A loro e ai loro genitori, ai colleghi e colleghe della scuola, ai suoi amici e a tutti coloro che condividevano la sua attività e le sue proteste per rivendicare il diritto alla paternità, chiediamo di contattarci, anche in forma anonima, al 347.6504095 o su
Grazie di cuore per aiutarci a ridare dignità ad un padre, che oggi avrebbe avuto un diverso rispetto come padre, che contestava la giustizia e che le cronache giudiziarie ci insegnano che, talvolta, la giustizia può sbagliare.
Voler vedere chiaro su fatti complessi e non sempre liberi da ingerenze di potere, con un padre suicida, è un diritto civile, poiché la verità assoluta, come i fatti ci insegnano, non esiste. Nessuno, fino a prova contraria, afferma che la giustizia sia ingiusta, non sempre, ma talvolta, purtroppo, accade che si condannino persone innocenti o coloro che difendono i propri diritti, anche se con modalità non sempre condivisibili.
La chiarezza aiuta la verità e ridà dignità a chi, sopraffatto dal potere istituzionale, non sempre ha giustizia. Nessun preconcetto verso qualcuno, ma solo esigenza di vedere chiaro su fatti che non sempre sono comprensibili, soprattutto quando si parla di genitorialità, dove il superiore interesse dei minori potrebbe essere diverso da quello imposto dalle istituzioni preposte alla tutela dei minori stessi. Ciascun genitore ha diritto al rispetto dei propri diritti genitoriali, anche quando non sono rispettati da parte del potere.
Ubaldo Valentini, pres. Associazione Genitori Separati per la Tutela dei Minori (aps),
tl. 347.6504095,