La burocrazia rallenta la trasformazione dell'ex Prevostura in un centro con mensa, spazi d'ascolto e docce per i più poveri
AOSTA. Procede con i ritmi della burocrazia il progetto della "Casa della Carità" della Diocesi di Aosta. Se ne parla ormai da anni, ma i tempi tecnici per concludere tutte le pratiche non possono essere velocizzati. La volontà di realizzarla comunque rimane.
«Siamo lentissimi, ma il discorso va avanti» ha confermato con un po' di amarezza il vescovo, mons. Lovignana, rispondendo alle domande dei giornalisti in chiusura della conferenza stampa sul tema della Lettera pastorale.
«La Casa - ha ricordato il vescovo - sarà realizzata nell'ex prevostura, adiacente alla Cattedrale, che dispone di grandi spazi. L'abbiamo acquisita dall'Istituto diocesano per il sostentamento del clero e, trattandosi di un edificio storico, abbiamo anche i via libera della Regione e della sede centrale dell'Istituto. Ora aspettiamo di risolvere un dettaglio tecnico e firmeremo l'atto».
All'interno della "Casa della carità" le persone che vivono in situazioni di grave disagio troveranno un centro di ascolto, delle nuove docce e spazi per la socializzazione. Non mancherà la mensa per i poveri. «La sede attuale che è in via Abbé Gorret è molto piccola - ha aggiunto mons. Lovignana -. Le persone arrivano anche prima dell'orario di apertura e sono costrette a fare la fila in strada d'estate e in inverno. Le docce poi sono in condizioni disastrate. La nuova Casa sarà più attenta ai bisogni della persona».
L'ex prevostura deve essere ristrutturata per poter servire al nuovo scopo. In passato è stata aperta una sottoscrizione e sono state fatte collette per contribuire al finanziamento dell'opera. «Non abbiamo spinto molto su questo aspetto perché sapevamo che i tempi sarebbero stati lunghi - ha detto a questo proposito mons. Lovignana -. Finora non abbiamo raccolto molto: circa 50mila Euro. Sicuramente riprenderemo questo discorso più avanti».
Prima che la "Casa della Carità" diventi realtà la strada è lunga. «Ci stiamo già muovendo per la progettazione, ma non voglio fare previsioni - ha concluso il vescovo -. Io vorrei fosse pronta tra due anni, ma preferisco non dire nulla perché probabilmente sarei smentito».
Elena Giovinazzo