Intervista al capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio Valle, Alberto Zucchi
Alberto Zucchi, capogruppo in Consiglio Valle di Fratelli d'Italia. È stata una campagna elettorale abbastanza combattuta e il post elezioni lo è stato ancora di più...
«È stata combattuta e lunga, al di là di come andranno i ricorsi, anche per le funzioni che rivestivo prima del voto (coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, ndr) che mi hanno imposto di seguire tutti gli adempimenti per una lista che non aveva rappresentanti in Consiglio Valle. Siamo dovuti quindi partire 45 giorni prima delle altre e in un contesto in cui non si sapeva come si sarebbe votato, se con una o tre preferenze. È stata una battaglia, ho sempre dichiarato che forse l'aspettativa di fare qualcosa di più c'era, non la nego, ma credo che alla fine passare da 0 a 4 sia un risultato storico per la destra moderata conservativa di questa regione, che ha peculiarità diverse dal resto d'Italia. In Calabria, dove non ci sono partiti autonomisti, il partito ha ottenuto le stesse nostre percentuali e lo stesso numero di consiglieri quindi possiamo ben definire che comunque è stato un risultato positivo.
Il centrodestra si è spaccato con Forza Italia in maggioranza. Cosa è accaduto?
«Che il PD non faccia più parte della maggioranza lo ritengo un fatto positivo. Sulla decisione di Forza Italia ribadisco che mi è rincresciuto perché ritengo che l'unità del centrodestra e dei consiglieri eletti, ben undici, avrebbe potuto contrastare la linea della continuità che poi si è avverata con il governo Testolin. È un peccato che il centrodestra si sia frantumato per una scelta che posso definire totalmente inopportuna, utilitaristica. Anche perché puntella una maggioranza di continuità, visto che tutti gli assessori sono stati confermati eccetto quelli non più eletti. Questo ha reso tutto difficile, anche se ritengo che la partita sia solo all'inizio e che in questa legislatura ne vedremo ancora delle belle».
Ci sono argomenti su cui punterete?
«Mi sto occupando in questo momento della predisposizione delle prime iniziative in coerenza con il programma elettorale di Fratelli d'Italia e del centrodestra e che evidenzierò nella prima riunione utile: la necessità di una nuova legge elettorale da fare a inizio legislatura per evitare questo pastrocchio, che è figlio di una legge inadeguata, e la questione legata ai problemi della sanità: liste di attesa e Livelli Essenziali di Assistenza sul territorio che ci vedono ultimi in classifica e impongono immediate contromisure».
Torniamo alle elezioni. Uno dei dati emersi è la scarsa affluenza alle urne. Questo distacco dell'elettorato nei confronti della politica può essere figlia di promesse elettorali disattese?
«Credo proprio di sì. La coerenza imporrebbe che, quando ci si presenta in una coalizione, si agisca di conseguenza. Invece vediamo partiti in coalizione che vanno a rafforzare gli avversari. Questi atteggiamenti scoraggiano gli elettori che poi finiscono per vedere tutti i politici come inaffidabili. Occorrerebbe lavorare sulla coerenza in modo che chi afferma certe cose, dopo le produca in aula. Quando si presentano programmi insieme, si vince e si perde insieme e si fa ciò che è stato promesso agli elettori. Quello che è accaduto non è un punto a favore di una riconciliazione con gli astensionisti, anzi avvalora la loro tesi. E lo posso capire».
Sul limite dei mandati della Giunta regionale, qual è il suo pensiero?
«L'ho detto anche in aula in occasione dell'insediamento: non capisco questa pervicacia con la quale il presidente Testolin e il vice presidente Bertschy vogliono andare avanti a tutti i costi e con tutti i rischi. Ci sono ricorsi pendenti, la legge è chiara e i pareri espressi lasciano il tempo che trovano. Sarà credo un giudice a dover chiarire l'interpretazione di una legge fatta a maggioranza assoluta dall'UV per contrastare l'allora imperante presenza Augusto Rollandin. All'epoca non si voleva ci fosse la perpetuazione di un incarico a vita, ma adesso siamo messi ancora peggio. Se si guarda all'interpretazione politica, bisogna rendersi conto che non ci si può attaccare alla questione dei due anni, sei mesi e un giorno. Se poi ci si rifà ad una questione puramente tecnica, credo che la norma parli abbastanza chiaro e impedisca al presidente Testolin e al vice presidente Bertschy di voler ostinatamente percorre una strada che, oltretutto, non esiste in una logica di opportunità. Non è solo una questione di legge. Mi ricorda Il Signore degli Anelli, dove l'anello è il simbolo del potere a cui questi signori non riescono a rinunciare. Ci sarà un momento in cui lo dovranno fare per forza, a meno di non varare una legge che permetta, in un contesto senza interruzioni, per perpetuare la loro carica in un regime feudale. Non credo che ciò possa avvenire, per nessuno, e serve un correttivo per evitare che il potere rimanga per troppo tempo nelle mani delle stesse persone».
Marco Camilli



