AOSTA. In Valle d'Aosta entrano in vigore oggi, 1° giugno, le norme regionali che vietano le sale gioco nelle vicinanze di scuole, edifici frequentati da minori ed altri luoghi sensibili. Si tratta di una delle disposizioni introdotte con la legge contro la ludopatia, il gioco d'azzardo patologico.
Igor Bee da anni, dietro ad un bancone, raccoglie le giocate degli aostani. «Il gioco c'è sempre stato, sin da quando ero ragazzino - racconta -. Allora c'erano meno giochi ed era vietato pubblicizzarli, oggi no. Noi siamo soggetti a tanti controlli e leggi, ma poi basta accendere il televisore su qualsiasi canale per vedere spot pubblicitari del gioco. E la dicitura "giocare consapevolmente" sembra francamente un lavarsene le mani».
Una volta la ludopatia, intesa come patologia, non esisteva, oggi invece se ne parla sovente. Eppure i giocatori compulsivi esistevano 20, 30, 40 anni fa come nel 2019. «Ho visto perdere cifre stratosferiche», conferma Bee che oggi lavora nella tabaccheria - bar di viale Conte Crotti. Quando ancora c'erano le Lire «ho avuto clienti che in due o tre anni con il Lotto hanno perso 4 o 5 miliardi. Arrivavano a giocare 40 milioni a settimana. La giocata più alta che mi ricordo era di 44 milioni».
Oggi somme così non si spendono più in una sola volta. «Le somme sono meno importanti, ma giocano tutti», dice Bee. Anche perché, sottolinea, la scelta è divenuta estremamente ampia. «Prima il mondo del gioco era diviso in tre fette: Lotto, Totocalcio e Totip. Ora la mela si sarà anche ingrandita - anche se in realtà non è così - ma si è divisa in trenta fette e poi c'è l'on line che impazza ed è senza controllo. Ci sono persone che vengono da noi a caricare 40, 50, 60, 100 euro e poi tornano a casa a spenderli tranquillamente. E poi talvolta arrivano i coniugi a chiederci di non far giocare il marito o la moglie. Ma noi cosa possiamo fare?».
Come tutti gli esercizi che tenevano apparecchi per il gioco d'azzardo, anche la responsabile della tabaccheria di Igor Bee ha dovuto frequentare un corso organizzato dal Sert dell'Azienda Usl sulla ludopatia. «Le hanno detto che doveva lei andare dal cliente, poggiare una mano sulla spalla e dire: "stai giocando troppo, è meglio se ti trattieni" e poi dare il numero del Sert. Questo ci dicevano di dover fare, come prevedono le leggi dello Stato. E nel frattempo lo stesso Stato gestisce indiscriminatamente questi giochi».
Nei locali già da qualche tempo sono spariti i videopoker sempre per effetto delle leggi sulla ludopatia. «C'era la persona che metteva due monete e se ne andava, altri invece restavano seduti per cinque ore. Adesso per il rilancio del Casinò la Regione ha deciso di togliere le macchinette, ma così il Casinò non lo salveranno mai», riflette Bee.
Torniamo alla ludopatia. «C'è chi esagera e chi si trattiene, chi si lascia andare in maniera incredibile e quelli che si levano persino da mangiare per poter giocare». Talvolta arrivano anche i ragazzini e «noi siamo molto attenti ai minorenni. Qualcuno ci prova, ma basta chiedere la carta di identità e mandarli via». Poi arrivano i genitori insieme ai figli piccoli. «Ho sentito dire: "Se mamma oggi vince, ti compra qualcosa"». Il gioco d'azzardo, agli occhi del bambino, diventa così lo strumento per ottenere ciò che si vuole. Un messaggio (dis)educativo importante, che nemmeno le più restrittive norme di contrasto alla ludopatia sono in grado di prevenire.
Marco Camilli