Un bilancio della consiliatura, soddisfazioni e previsioni per un'eventuale ricandidatura
Gianni Nuti, sindaco di Aosta, la consiliatura sta per giungere al termine. Quali sono le cose che è contento di aver realizzato in questi cinque anni?
«Per fortuna sono molte nonostante le grandi difficoltà incontrate fin dall'inizio della consiliatura, per motivi contingenti. Lo sapevo già dal momento in cui ho accettato la candidatura, quando eravamo in periodo Covid, tra il primo e la seconda ondata.
«Dividiamo gli aspetti legati all'impronta che abbiamo lasciato sul territorio dal punto di vista urbanistico. Non posso che pensare alle due periferie. Al quartiere Cogne con le modifiche al Piano urbanistico, la demolizione dei grattacieli che è in corso, la riqualificazione della zona mercatale, il rifacimento di alcune vie: una forma di restituzione al quartiere di un profilo di personalità che aveva quando era stato costruito, negli anni '20 del secolo scorso, e che poi è andato perdendosi. Questa è una riqualificazione epocale.
«Sulla parte Est, nel quartiere Dora, credo non ci sia mai stato, dai tempi della sua edificazione, un intervento così massiccio, anche di viabilità per aver tolto il traffico pesante dal cuore del quartiere facendolo diventare residenziale a tutti gli effetti. Il bonus 110% ha aiutato anche a dare un volto nuovo al quartiere stesso così come i nostri interventi sulla mensa, sul nido al posto di quell'orrore della ex biblioteca piena di amianto, su quello scempio che c'era nel 2020 di autorimesse/baracche all'inizio del quartiere. Oggi si sta costruendo un'autorimessa interrata così come è giusto che sia insieme a 11.000 mq di parco. Il rimpianto è di non veder terminati questi lavori, ma conosco bene l'iter dell'amministrazione e so che i percorsi proseguono oltre di noi. Ed è giusto che sia così.
«Nel centro città invece abbiamo realizzato interventi meno macroscopici ma molto importanti dal punto di vista della rimessa in moto di alcune zone. Rivendico il fatto che sotto i portici (del palazzo municipale, ndr) quando siamo arrivati era tutto chiuso mentre adesso c'è uno chef stellato, un Cafè du Théatre solidale che aiuta a inserire nel mondo lavorativo persone svantaggiate e il teatro Giacosa, dove abbiamo speso più di un milione di euro, che è tornato il cuore culturale della città. In più alcuni interventi di arredo urbano hanno abbellito le nostre piazze e vie con un po' di verde di cui c'è un gran bisogno nel centro della città. Queste le cose di cui vado orgoglioso dal punto di vista architettonico.
«Poi ci sono gli interventi che riguardano la vita immateriale, diciamo. Abbiamo decuplicato i nostri eventi: manifestazioni culturali, sportive e ricreative. Questo aspetto ha portato anche un incremento del flusso turistico che non ci saremmo immaginati nel 2020: parliamo del 20% in più di presenze turistiche complessivamente nella città. Questo è un grandissimo risultato che crediamo sia da ricordare, almeno nelle nostre memorie.
«Poi i cittadini capiranno che anche questo "orrore" della pista ciclabile è in realtà un'infrastruttura importante per modernizzare la città e dare una forma di mobilità dolce che era stata giustamente progettata dai nostri predecessori e che noi abbiamo avuto il coraggio e la determinazione di mettere a terra. Abbiamo anche impostato - e se ne prenderanno altri in futuro il merito - un piano parcheggi integrato con il resto dell'offerta di sosta che c'è oggi e che permetterà soprattutto alla zona Est di essere meno in sofferenza rispetto a questo momento».
Una parentesi sulle piste ciclabili: nonostante l'investimento per realizzarle, capita di notare i ciclisti che percorrono le strade quando a fianco hanno percorsi a loro dedicati. Forse, dopo aver fatto le piste ciclabili, servirebbe "fare" cultura al ciclista.
«Essendo ispirato da un atteggiamento di servizio, posso soltanto suggerire agli amministratori del domani di fare due azioni. La prima è estendere il modello "boudza-te" alla città - era già in progetto ma ci siamo frenati per una iniziativa di carattere regionale che dovrebbe decollare nell'immediato futuro - e incentivare i lavoratori in città a utilizzare la bicicletta al posto dell'auto. Dall'altra fare un'azione di promozione turistica perché il disegno della ciclabile favorisce la mobilità dolce per raggiungere i luoghi di lavoro, ma anche percorrere degli angoli di città inediti che un turista può scoprire e apprezzare. Bisogna quindi incentivare il turista, attraverso forme di sensibilizzazione e informazione, a guardare la città anche dalle due ruote».
Cosa verrà costruito al posto dei grattacieli?
«Sarà realizzato un parco, un'area verde che darà respiro a quest'angolo di quartiere che in questo momento non dispone di aree verdi. Darà la possibilità di valorizzare sia gli esercizi commerciali, specialmente quelli della ristorazione della zona limitrofa, sia di dare respiro alle case più storiche che sono state "soffocate" dall'edificazione di questi due mostri che nulla avevano a che fare con il resto del quartiere. Mi raccontano che all'epoca in cui erano stati edificati i grattacieli, il progetto era di demolire e ricostruire il quartiere interamente con forme di abitazione sviluppate in altezza anziché in orizzontale. Era il periodo dell'architettura che cercava di guadagnare spazio e terreno sviluppandosi verso il cielo. Sono contento che non si sia realizzata perché avremmo perso un bagaglio storico di inestimabile valore per l'intera città».
Parliamo del suo futuro politico. Si presenterà candidato per il Consiglio regionale o come sindaco ?
«Credo di non aver mai cambiato idea su questa cosa. Tra le varie possibilità di impegno politico che si potevano esplorare, ho sentito il ruolo di sindaco come quello più vicino al mio modo di pensare la politica stessa. Credo di averlo anche scritto: la mia dimensione ideale per fare politica è la polis, la città greca che al suo interno ha la capacità di visionare, immaginare la città di domani e allo stesso tempo di rispondere nel modo più tempestivo possibile ai bisogni dei cittadini nel "qui e ora". È il modo migliore secondo me di dare un contributo al progresso di un territorio e di una comunità. Non mi interessa vivere l'esperienza del Consiglio regionale in questa fase della mia vita quindi sono pronto a tornare al mio lavoro, che amo molto e mi riempie di soddisfazione. Io autenticamente ho fatto questo lavoro con spirito di servizio e chi lo fa con questo spirito può ritornare nei ranghi del semplice cittadino senza chiedere nulla in cambio e senza pretendere un riconoscimento solo perché si è accumulata una esperienza che è effettivamente ricca anche in termini di guadagno di competenze e di informazioni, ma che se non serve può rimanere nel cassetto e rigenerarsi nelle mie memorie facendo e leggendo altro».
Marco Camilli